

Gabii, secondo la tradizione romana fu fondata dai Latini di Alba Longa, mentre per una tradizione minore sarebbe stata fondata da due fratelli Siculi: Galatus e Bins, da cui il nome Gabii.
L’antica città, al XII miglio della Praenestina, si trovava a metà strada tra la nascente Roma (siamo nei primissimi periodi della monarchia, agli albori della storia romana) e la potente Praeneste (Palestrina).
La leggenda di Romolo e Remo affonda le sue radici anche nell’importanza attribuita a questa città. Qui, infatti, secondo lo storico Plutarco, furono inviati i gemelli, per essere educati come si conveniva a due nobili. Gabii, quindi, Roma prima di Roma, era un centro di potere e di conoscenza.
Un nodo di scambio commerciale e politico che permetteva il collegamento tra l’Etruria a Nord e la Campania a Sud, con un itinerario alternativo, e in alcuni tratti parallelo, all’Appia.
Dell’antica città, oggi restano visibili, esposti o già scavati, pochi frammenti monumentali. Tra tutti il più imponente e meglio conservato è il tempio di Giunone Gabina, il più antico santuario del Lazio pervenutoci.
Iscrizioni e frammenti architettonici provenienti dal santuario si possono oggi vedere a ornamento di piazze e case di Zagarolo.
A Gabii è collegata la necropoli protostorica di Osteria dell’Osa. Qui furono ritrovate 600 tombe (IX e VII sec. a.C.) e le più antiche iscrizioni in lingua latina (VIII sec. a.C.) e greca (VII sec. a.C.).
Nel 382 a.C. Gabii si schierò con Roma nella guerra contro Preaneste, ottenendo in cambio la cittadinanza romana.
Successivamente, però, sbagliando le politiche delle alleanze, si schierò a favore dei nemici di Roma e ripetutamente venne sconfitta e umiliata politicamente.
Nel I secolo a.C. Augusto, seguendo la sua politica di restaurazione dei culti tradizionali, volle riparare il tempio di Giunone e lo decorò con lastre “Campana”, ma ormai la decadenza di Gabii era irreversibile.
A poco servirono, qualche secolo più tardi, gli abbellimenti e le statue di marmo di Adriano.
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