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“L’amore è ‘na cicatrice”
Al Teatro Arvalia in via Quirino Majorana, 139 dal 3 al 13 marzo 2016 è stato rappresentato dalla Compagnia Teatrale “Diciannove/Venti”Al Teatro Arvalia in via Quirino Majorana, 139 dal 3 al 13 marzo 2016 è stato rappresentato dalla Compagnia Teatrale “Diciannove/Venti” lo spettacolo “L’amore è ‘na cicatrice”.
L’opera è nata da un’idea di Daniela Danesi con adattamento e regia di Emanuele Di Luca è stata interpretata da Irene Cedroni, Emanuele Di Luca, Ilaria Nestovito, Antonello Coggiatti, Alessandra Persiani, Matteo Canesin, Matteo Volpotti. Aiuto Regia Antonello Coggiatti, Light Designer Daniele Manenti, Graphic Designer Marta Saporito.
Le Poesie di Trilussa si intrecciano con alcune delle più belle e significative melodie della tradizione romana, per raccontare una storia semplice, ma vera, di amicizia, espedienti e amori, in una Roma che i costumi e la scena fingono “sparita”, ma che in realtà è sempre attuale.
Da famosi cantanti e attori – Petrolini, Rascel, Fabrizi, Manfredi, Lando Fiorini, Gabriella Ferri – solo per citarne alcuni – a Irene Cedroni, Emanuele Di Luca, Ilaria Nestovito, Antonello Coggiatti, Alessandra Persiani, Matteo Canesin, Matteo Volpotti: non certo una “diminutio”; anzi le voci e la sensibilità di ragazzi d’oggi, ravvivano i colori che il tempo forse ha illanguidito e che la consuetudine ha relegato nel luogo della nostalgia e della malinconia. Non è usuale che una Compagnia Teatrale di giovani attinga alla Tradizione e soprattutto a quella Romanesca, da sempre patrimonio di persone non più giovani: tra le Accademie che difendono la purezza del dialetto, a volte cadendo in una certa rigidità, e singoli o Associazioni che la ripropongono, non sempre con buoni risultati.
Loro no, non hanno timore di avventurarsi su questo “territorio”, percorso in lungo e largo da carovane di attori e di poeti; infatti sono non solo intonati, ma genuini e spontanei; hanno una presenza scenica che solo l’impegno costante e la frequentazione di laboratori e accademie possono dare.
Il regista Emanuele di Luca ha curato anche l’adattamento e – piacevole sorpresa – ha composto anche una poesia dal “sapore trilussiano”, che si integra perfettamente con le altre composizione del Poeta romanesco.
Matteo Volpotti è uno spiritoso e bravo cantastorie; Giulia di Tommaso è la zingara; Ilaria Nestovito, “popolana” spigliata, dalla voce piena e ricca di intonazioni; Matteo Canesin è davvero bravo nei panni dell’oste e soprattutto bravissimo nel recitare “La cicatrice” (Trilussa); Irene Cedroni incanta con la seconda voce e i controcanti; Luca Gaudiano, così come Matteo, completano il cast con pari bravura.
La storia scorre fluida, senza “salti” di tono o di genere, tra le poesie e il canto; la Compagnia, con la sua “leggerezza” e fluidità, rende gradevole e soprattutto “attuale” un genere che – a causa di molte e spesso non felici, rappresentazioni – a volte scade in una triste “celebrazione” d’un tempo che fu.
Così, melodie “classiche” del repertorio romano – come “Affacciate Nunziata”, “Me so magnato er fegato”, ”Tanto pe cantà”, “Te cianno mai mannato a quel paese”, “Serata sincera”, “Fiori trasteverini”, “La romanina”, “Com’è bello fa’ l’amore quann’è sera” – si intrecciano con L’indovina de le carte, Le scappatelle de la signora, L’incarico a la vorpe, La politica, L’incontro de li sovrani, Nummeri, Er fabbro ferraro, La cicatrice – altrettanto note poesie trilussiane – per comporre una storia semplice, ma vera: vita di giovani romani spiantati e spacconi, alla ricerca di sé stessi e dell’amore.
“Diciamo che questo spettacolo è diventato da subito nostro” -confessa Ilaria Nestovito, una giovane della Compagnia – “Sentiamo ognuno il proprio personaggio davvero dentro di noi”; viene quasi spontaneo, non ci rendiamo conto di recitare poesie perché è come se fossero frasi di conversazioni quotidiana. Quello che ci emoziona ogni volta, è uscire dai camerini a fine spettacolo e vedere le persone felici di aver passato una serata divertente e ricca di quella romanità ormai difficile da trovare da altre parti”.
Emanuele de Luca, il regista: “Ho scelto di fare questo spettacolo, spinto dalla passione per la tradizione romanesca, riprendendo un testo in cui avevo precedentemente recitato; ho deciso di fare un adattamento, mettendolo in scena in una chiave diversa, con tutti ragazzi dai 20 ai 30 anni. La loro e la mia fatica è stata ripagata!”
La magia di “L’amore è ‘na cicatrice” sta qui: il passato, la tradizione, diviene il presente, l’attuale, grazie all’energia sempre nuova, all’inventiva di voci fresche e menti aperte. Senz’altro un motivo di riflessione per chi, più avanti negli anni, rischia, con la malinconia, di “chiudere nel tempo” la propria storia, perdendo il contatto con essa e rendendo sterile ciò che può essere ancora fecondo.