Le antiche Scuole d’Arte e Mestieri di Roma costrette a chiudere?
"In questo momento ci sono soltanto 9 persone assunte dal Comune di Roma di cui 3 amministrativi e 6 insegnanti che stanno mano a mano andando in pensione"Hanno compiuto 150 anni le Scuole d’Arte e Mestieri di Roma, senza fare rumore. Non c’erano candeline da spegnere, nessun improbabile desiderio da esprimere prima di soffiarci su. Non c’era la musica, nessun applauso e, per la cronaca, nessun sorriso.
Dal 1871 ad oggi, le Scuole Comunali d’Arte e Mestieri hanno formato artigiani ed artisti di grande valore. Usciva ad esempio dal portone della Scuola Arti Ornamentali, agli inizi del ‘900, Mario Mafai, il fondatore, con Scipione, della ‘scuola romana’ di pittura. C’erano insegnanti come Antonino Calcagnadoro e Duilio Cambellotti; tra gli allievi Franco Marzilli, Alberto Zivieri, Federico Morgante,… ma non possiamo dilungarci sul passato, tra queste righe non troverete aneddoti su chi, in momenti storici diversi, cresciuto in questi laboratori, ci ha reso fieri di essere romani.
Qui rendiamo noto che le quattro antiche Scuole d’Arte e Mestieri sono ancora oggi un irrinunciabile punto di riferimento nel settore della formazione artigiana e artistica della nostra città. Motivo per cui, nel dicembre 2020, l’Assessore Carlo Cafarotti ha proposto una mozione d’aula per la riapertura del ruolo dei docenti che è stata votata all’unanimità.
L’idea era dunque stata approvata ma, in una intervista di Abitare a Roma, pubblicata nel settembre dello stesso anno, la prof.ssa Penelope Filacchione, si rammaricava: “hanno impiegato quattro anni per arrivare a buttare giù una messa a bando, quattro anni!”.
Abbiamo ricontattato oggi proprio Penelope Filacchione. Ci dice che dopo nove anni di insegnamento è ancora una docente a contratto Co.Co.Co. e spiega: il contratto non me lo fa la scuola ma una società esterna, che si chiama Capitale Lavoro, ed è l’ultimo anno che potrà farci contratti di questo tipo perché abbiamo raggiunto i 36 mesi con loro.
Quindi – chiediamo – senza il concorso i docenti ora a contratto non potranno più insegnare?
No. – risponde Penelope – Nelle Scuole d’Arte e Mestieri in questo momento ci sono soltanto 9 persone assunte dal Comune di Roma di cui 3 amministrativi e 6 insegnanti che stanno mano a mano andando in pensione.
A seguito della mozione d’aula del 2020 non è stato fatto più nulla per riaprire il ruolo?
A settembre 2021 è stata preparata la delibera di riapertura del ruolo che individua anche il tipo di contratto nazionale che dovrebbe essere affidato ai docenti delle Scuole d’arte e Mestieri. L’Assessore Andrea Coia ha inviato la delibera all’Assessore al Personale De Santis che doveva sottoscriverla per poi redigere il bando di concorso. La Delibera è tornata indietro senza firma e senza alcuna motivazione in merito.
Noi docenti abbiamo scritto ai due assessori ed alla sindaca chiedendo quale futuro loro immaginano per le scuole. Non abbiamo avuto risposta.
Peraltro il perno del progetto del Distretto degli Artigiani a Tor di Nona sono proprio le Scuole d’Arte e Mestieri, progetto promosso e portato avanti dal Comune di Roma.
Qual è oggi il ruolo delle Scuole d’Arte e Mestieri? I ragazzi che ricevono questo tipo di formazione trovano lavoro?
Abbiamo portato a termine recentemente una indagine sugli allievi che hanno fatto delle discipline apprese la loro principale fonte di reddito. I risultati dell’indagine riguardano all’incirca gli ultimi 10 anni di corsi e non sono da considerare esaustivi, dato che non è stato possibile raggiungere tutti gli ex allievi. Ciononostante, dal censimento risulta che i trecento ex allievi contattati hanno avviato una attività professionale.
L’avvio di una attività ha dei costi alti in termini burocratici, di affitto e adeguamento locali etc., quindi non dover affrontare una spesa eccessiva per la formazione rende le Scuole particolarmente appetibili.
Abbiamo poi allievi orafi che sono andati a Vicenza Oro ed hanno poi trovato lavoro in azienda, ragazze del corso di sartoria e moda che hanno aperto la loro bottega artigiana e stanno lavorando per entrare nel mondo dell’alta moda in Italia e all’estero.
Non ci limitiamo a produrre eccellenze. Le Scuole hanno, da sempre, una importante funzione sociale.
Abbiamo allieve che ci mandano le case famiglia per fare corsi di sartoria e moda ma anche immigrati che vengono a fare corsi di carpenteria, restauro del mobile, pelletteria, perché in questo modo si integrano ed hanno in mano una professione.
Ci sono donne che mandano qui da Lucha y Siesta e dalla Casa delle Donne, che scappano da situazioni allucinanti. Qui imparano a cucire bene e infine riescono a lavorare per mantenersi.
Nei corsi che riguardano la manipolazione di argilla abbiamo spesso allievi non vedenti, in altri corsi abbiamo ragazzi con disabilità cognitive. Il pregio delle nostre Scuole è il fatto di essere aperte trasversalmente dai 16 ai 20 anni.
Al momento sto facendo un corso di aggiornamento nella Casa delle Donne per donne vittime di violenza, ho avuto modo di parlare con una ragazza italiana che è rifugiata lì col bambino ed ha un grande talento per la fotografia. Ora si è iscritta al corso, per lei è un passo importante. E poi ci sono gli allievi anziani per cui la nostra scuola costituisce l’unica occasione di socialità.
Un tempo lo scopo principale delle Scuole era sociale, ovvero dare una migliore professionalità a quella massa enorme di operai non qualificati che erano immigrati pure loro perché venivano dall’Abruzzo, dal Molise… erano venuti a lavorare nei palazzi di Roma capitale e vivevano nelle baracche. Ad un certo punto si pensò di dargli delle competenze. C’era bisogno di artigiani qualificati per fare i finti marmi e gli stucchi dei nuovi Ministeri, questi uomini avevano necessità di imparare un lavoro per migliorare le loro condizioni di vita, allora si pensò: mettiamo insieme le due cose! Ecco, quella funzione sociale delle nostre Scuole si è ridisegnata nel corso degli anni ma non è meno importante.
Non resta che un’ultima domanda e ci piacerebbe farla ormai al sindaco che verrà:
le antiche Scuole d’Arte e Mestieri di Roma devono morire?