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Loredana Martinez a Centocelle

Intervista alla celebre attrice impegnata nella promozione culturale e nel far diventare centro la periferia 

Dopo il corso di “Illuminotecnica e Scenotecnica” con lo straordinario Marco Palmieri (16 e 17 gennaio presso il teatro Hamlet di Gina Merulla), mi stavo godendo il meritato riposo, quando sento squillare l’odiato-amato cellulare: “Sono Vincenzo Luciani (l’inflessibile direttore), ho letto “L’intervista a distanza” sul numero 99 della rivista Scena* e vorrei (leggasi voglio) anch’io pubblicare su Abitare a Roma l’intervista a Loredana Martinez, ma “Centocentrallizzando” maggiormente, facendo capire al lettore l’importanza dei centri culturali in un territorio di periferia”. Il “mio” centro culturale era La Traccia**, associazione fondata da Gerardo Mannoni, oggi purtroppo chiusa: una perdita per il quartiere, perché era un centro di riferimento per molte associazioni culturali.

Preambolo

Tutto preso dal palinsesto estivo per Anguillara Sabazia, le ricette della nonna, le sempre più sporadiche visite ai ristoranti-salumifici-caseifici-allevamenti ecc. ecc., mi sono dimenticato di questo impegno, così da provocare, ieri 6 marzo, il rimprovero del direttore: “…ma non ti avevo detto di fare l’articolo: Loredana Martinez a Centocelle?”

Così oggi, 7, “marzo” presto per continuare l’articolo là dove l’avevo lasciato più di un mese fa.

Periferia, dal greco periphéreia circonferenza, ma oggi ha un significato di degrado ambientale e culturale, ma Centocelle è ancora un quartiere degradato?

Il nome di Centocelle deriva da Centum Cellae, cittadella militare fatta costruire da Costantino I: era l’alloggio per 100 (appunto) Equites Singulares Augusti con i relativi cavalli, ovviamente i migliori, perché costituivano la guardia imperiale.

I reperti archeologici, monumentali e gli eventi di portata storica sono numerosissimi; un evento che può vantare l’aeroporto (il primo in Italia) di Centocelle è datato addirittura 15 aprile 1909: Wilbur Wright scelse proprio il “nostro” aeroporto (oggi eliporto) per esibirsi con il famoso aeroplano, il Flyer.

Più di un secolo dopo, in un articolo comparso sulla guida turistica 36 Hours del New York Times, la giornalista Ingrid K. Williams, consigliava, dopo aver visitato alcuni monumenti dell’antica Roma (in 36 ore!), di non fermarsi al centro-città, ma di andare a mangiare in periferia, a Centocelle, perché, con pochi dollari, si poteva (e si può) gustare la grande cucina romana rivisitata in chiave moderna. Insomma “a regà ce volela ‘na straniera pe’ dicce indò se magna bene ner nostro quartiere?”.

Come al solito gli Italiani in genere, i Romani in particolare, non si accorgono mai della ricchezza socio-culturale e gastronomica del proprio territorio.

L’intervista

Io rimango sempre incantato dalla voce di Loredana Martinez: una armonia perfetta, dove consonanti e vocali, mai tronche come si usa di frequente oggi, si succedono come perle di una collana, in fila, componendo una melodia tutta italiana, senza inflessioni dialettali; in realtà Lory (per gli amici) è bravissima anche quando recita in siciliano, napoletano e chissà in quanti altri dialetti italici: Ed eccoci all’intervista.

Loredana qual è stato il percorso di vita che ti ha portato a Centocelle? 

A 18 anni recitai il monologo di Filumena Marturano (la preghiera davanti alla Madonna delle Rose) in presenza del grande Eduardo De Filippo, che mi ascoltò attentamente e disse a mia madre: -Floretè, ‘sta piccirella ‘o teatro ‘o ppò ffa, ma prima falle firnì ‘e studià….- poi prese un pezzettino di carta e, con la matita utilizzata per il trucco degli occhi, mi scrisse l’indirizzo di casa sua.

E ci andasti?

Sìì, e non solo quella volta; frequentai i De Filippo molte volte e, in modo particolare, Luca, il figlio di Eduardo.

Quando hai capito che volevi fare l’attrice?

Da sempre. Non ho mai pensato ad altro; debuttai con il “Centro Universitario di Palermo dei 172” e avendo solo 16 anni, non potevo ancora iscrivermi all’università. A diciannove anni vinsi il concorso per accedere all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico (all’epoca i posti per le allieve attrici erano solo 6).

Germi, Fellini, Lina Wertmuller, Brusati, Steno, Carlo Vanzina, Ronconi, Missiroli, Flavio Bucci, De Simone, Comencini, Borowczyk, Nikita Mikhalkov, Monicelli ecc.: riesco ad annotare solo alcuni dei registi che l’hanno diretta. Senza accorgermene comincio a fantasticare sui film e sul teatro di una volta, così, quando riconnetto il cervello, la calda voce della dottoressa in pedagogia, attrice, regista, scrittrice, insegnante di arte scenica per 39 anni in tre prestigiosi conservatori italiani, diploma superiore di giornalismo, sta ricordando:

…quando andai a fare il provino per il film “Caro Michele”, calzavo le zeppe (le scarpe estive di gran moda in quegli anni) e il regista Mario Monicelli mi chiese di toglierle, domandandomi quanto fossi alta, io prontamente risposi: – Dipende, a livello del mare? – Monicelli sorrise e disse: – Va bene così, questa battuta vale il provino.

…Germi sembrava un burbero, in realtà era uno straordinario intellettuale, si poteva conversare con lui di qualsiasi argomento…Il film inizialmente si sarebbe dovuto intitolare “Finché divorzio non vi separi”, ma la produzione preferì il titolo “ Alfredo Alfredo”.

Cara Loredana, ritorniamo alla domanda iniziale: che rapporti hai, come artista, con la periferia, chi ti ha fatto conoscere Centocelle?

È stata una collega insegnante, come me, del conservatorio Santa Cecilia che mi ha presentato i componenti dell’associazione culturale di Centocelle, “Polvere di Stelle”, e immediatamente c’è stata quella empatia con il quartiere, che dura tutt’ora. Fra i componenti dell’associazione c’era il professor Antonio Perelli, insegnante e vice preside dell’Istituto Superiore Francesco d’Assisi (nonché creatore-responsabile per 25 anni del teatro del suddetto liceo). Come non amare la vitalità di questo quartiere, la cordialità di Antonio e di tutti quelli che mi hanno accolto con un affetto ben superiore ad una semplice amicizia. Era bellissimo lavorare in armonia per tantissimi progetti culturali e teatrali in via Tor De’ Schiavi 222. Tra le tante iniziative, pensammo anche come avvicinare le persone di qualsiasi età al teatro e così fondammo “L’Officina delle Arti di Centocelle” ed un buontempone ci scrisse sotto: si riparano consonanti e congiuntivi. Questa era l’aria che si respirava, si lavorava in allegria e si finiva con le cenette preparate dal cuoco Gerry, annaffiate sempre da vini straordinari; si faceva tardi, tanto che, il solito spiritosone diceva: questa oramai è l’Associazione dei Tardoni, cioè di quelli che fanno sempre tardi la sera. Così soddisfatti nello spirito e nel corpo si usciva a tarda notte, in Piazza delle Gardenie, ancora brulicante di giovani allegri e niente affatto molesti. Con il professor Perelli stavamo lavorando ad un progetto teatrale scritto a quattro mani sui femminicidi, ma un male incurabile il 4 luglio 2019, ce lo ha tolto dagli occhi, ma non dal cuore.

La mancanza fisica di Antonio Perelli è stata per tutti quanti una perdita incolmabile, ma non scorderemo mai i suoi insegnamenti, la passione per la grande cultura, per il teatro, la simpatia con la quale avvicinava e si faceva avvicinare. La ricchezza di un quartiere la fanno le persone che portano avanti, con pochi mezzi, ma con tanta volontà, la nostra cultura, la nostra storia che non è seconda a nessun’altra di qualsiasi altro Paese al mondo.

Grazie Loredana, che stai continuando quel percorso culturale che avevi iniziato con Antonio, ti aspettiamo, dopo la pandemia, ai nostri cenacoli per arricchirci della tua raffinata cultura, arte e calda umanità.

 

*Rivista ufficiale della UILT (Unione Italiana Libero Teatro)

**Associazione culturale fondata da Gerardo Mannoni in via Tor de’ Schiavi  222


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