Categorie: Cinema e Tv
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In arrivo la legge regionale che trasforma i cinema in maxi negozi e centri commerciali

Prossima al voto nel Consiglio regionale una proposta della Giunta Rocca che ribalta la legge vigente

Una sentenza del TAR boccia il ricorso della proprietà del Cinema Metropolitan e conferma la legittimità della legge del Lazio del 2020 per la tutela e il rilancio delle sale cinematografiche. Ma sta già arrivando al voto del Consiglio regionale una Proposta della Giunta Rocca che ribalta la legge vigente e dà il via libera alle trasformazioni di cinema e centri culturali in spazi commerciali.

A pochi metri da Piazza del Popolo, uno dei luoghi più iconici e famosi della Capitale, all’inizio di via del Corso si trova  la sequenza di porte chiuse dell’ex cinema Metropolitan, su cui campeggiano  da qualche anno scritte bianche in campo nero: “Dopo 12 anni di burocrazia la Regione Lazio non approva l’Accordo di Programma rinunciando a 7 milioni di euro di investimenti per la città, 60 posti di lavoro, tre cinema riaperti, un negozio di elevato standard qualitativo”.

Cinema Metropolitan nel 2012 (foto AMBM)

Il motivo è che anni fa la proprietà dello storico cinema, chiuso dal 2010, aveva presentato un progetto per  “la riconversione funzionale “e per realizzare uno “spazio commerciale unitario non alimentare” di 1800 mq, con 51,30 mq di uffici e una residua sala cinematografica di 318 mq al piano interrato.  Per realizzarlo era necessaria  una “variante urbanistica mediante la procedura di accordo di programma” (ADP), visto che  il Piano Regolatore di Roma  non consentiva – e ancora non consente – il cambio di destinazione da sala cinematografica a struttura commerciale per circa il 90% della superficie esistente, in quanto nella componente della “Città Storica” (in questo caso anche Centro Storico – zona UNESCO) la  superficie massima di vendita non può essere superiore ai 250 mq.

A un passo dall’approvazione, nel giugno 2022, di un nuovo progetto avanzato dopo un cambio di proprietà, l’operazione era però stata fermata dalla Giunta Regionale Zingaretti perché in contrasto con una legge regionale nel frattempo approvata e tuttora vigente, che prevede che “All’interno degli edifici destinati a teatri, sale cinematografiche e centri culturali polifunzionali, ivi inclusi gli edifici riattivati o rifunzionalizzati … è consentito l’esercizio di attività commerciali, artigianali e di servizi, fino ad un massimo del 30 per cento della superficie complessiva, purché tali attività siano svolte unitamente all’attività prevalente…”.

Di qui  i cartelli affissi sulle porte dell’ex cinema e anche un ricorso al TAR del Lazio, che si è espresso poche settimane fa, bocciando le tesi della società ricorrente e confermando la correttezza e la ragionevolezza della legge regionale dedicata al sostegno del cinema e dell’audiovisivo nel Lazio” che “ha dettato una disciplina volta a riconoscere, sostenere, valorizzare e promuovere le attività cinematografiche, audiovisive e multimediali, quali forme di libera manifestazione del pensiero e di espressione artistica in grado di contribuire alla valorizzazione e allo sviluppo culturale, economico e sociale del territorio regionale”.

Sempre secondo il TAR la legge regionale “lungi dal precludere in via perentoria ed assoluta qualsiasi riconversione commerciale delle sale cinematografiche in disuso si limita soltanto a fissare dei limiti quantitativi a tale riconversione, realizzando quindi un equo contemperamento tra libertà di iniziativa economica e tutela di valori socio-culturali”.

Ma tale saggia sentenza è destinata purtroppo ad essere azzerata  da una nuova Legge regionale già approvata dalla Giunta Rocca nell’agosto scorso che presto approderà al voto del Consiglio e che riguarda decine di sale cinematografiche, in disuso e non solo, del Lazio.

La Proposta di legge dell’Assessore all’urbanistica Ciacciarelli Semplificazioni e misure incentivanti il governo del territorio”(PL 171) interviene su molte leggi che trattano il Governo del territorio, comprese le norme regionali che riguardano i teatri, le sale cinematografiche, i centri culturali polifunzionali, modificando regole introdotte dalla precedente maggioranza, snaturandole e cancellandole, in questo caso addirittura capovolgendole.

Così per i cinema chiusi da almeno 10 anni, o dopo 15 anni di chiusura continuativa se  chiusi  successivamente all’entrata in vigore della legge, si consentiranno  in modalità diretta interventi di  ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione senza incremento della superficie lorda (SUL) esistente “per l’introduzione di cambi di destinazione d’uso finalizzati alla completa – completa! –riconversione funzionale, verso le destinazioni consentite dalle norme dello strumento urbanistico comunale”, lasciando solo come mera ipotesi il caso in cui “venga mantenuto  alla destinazione originaria – cioè a cinema e/o centro culturale – almeno il 30 per cento della superficie lorda esistente“. che permette di ottenere un (ulteriore?) incremento di superficie. Nessuna esclusione per  le zone degli “insediamenti urbani storici dal PTPR” (Piano territoriale Paesaggistico Regionale),  seppure  “limitatamente agli interventi di ristrutturazione edilizia”.

La Proposta Ciacciarelli introduce novità anche per i cinema e i teatri ancora in attività, questa volta “per la ristrutturazione e l’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale”  o “per  realizzare nuove sale per l’esercizio cinematografico e per i teatri e nuovi centri culturali polifunzionali”,  consentendo “in tutte le zone di piano regolatore generale, gli interventi diretti” e la “rifunzionalizzazione”, che insieme alla realizzazione di “un complesso di sale cinematografiche, teatri, cineteche, biblioteche, musei, sale per concerti, sale per conferenze, spettacoli e mostre d’arte”permette “di destinare fino al 50 per cento della superficie di progetto ad attività commerciali, quali bar, ristoranti, tavole calde, sale da thè, librerie, palestre ed attività ad esse assimilabili“, attività che per la legge oggi vigente devono rientrare  nel 35% della superficie. Anzi, “previa sottoscrizione di accordo di programma”, si può arrivare a  “una superficie superiore al 50 per cento.

In pratica tutti i cinema dismessi da 10 anni potranno diventare maxi negozi  o centri commerciali, quelli ancora in esercizio potranno trasformare il 50% e oltre della propria superficie in spazi di somministrazione, attività commerciali, palestre e quant’altro. Si pensi al Metropolitan per la prima categoria e,   per la seconda – come pura ipotesi – al Cinema Adriano di Piazza Cavour.

Un grave danno per il nostro patrimonio culturale in tutta la città e un passo ulteriore verso la trasformazione del centro storico in un supermercato per turisti. Pezzi di memoria storica, patrimonio culturale collettivo – di Roma ma anche delle altre cittadine del Lazio –  saranno cancellati per sempre,  non più luoghi di vita e di cultura, ma ulteriori anonimi templi del profitto.


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