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Martone, Mortillaro e chi zappa la terra

Perché gli studenti delle superiori occupano le loro scuole?

Dal Dizionario Treccani, definizione di cronista (sunto) 1. Autore di una cronaca storico-letteraria 2. Redattore della cronaca di un giornale: cteatralecgiudiziarioc.sportivocmondano.

La cronaca, la notizia, quindi, te la devi andare a cercare.

Un paio di giorni fa mia moglie mi domandava: perché gli studenti delle superiori occupano le loro scuole? Le ho risposto: sono cinquant’anni che gli studenti di quella fascia di età, portano avanti assemblee, autogestioni, manifestazioni interne o esterne, scioperi, occupazioni, anno dopo anno, oggetto: problematiche attinenti la scuola. Cambia, a secondo dei casi, il colore politico ma l’oggetto rimane sempre la scuola.

Dove voleva andare a parare mia moglie? Aveva sentito al TG Regionale del mattino che l’istituto tecnico industriale Giovanni XXIII di Via di Tor Sapienza era stato occupato. Nello specifico da parte del Blocco Studentesco (costola del movimeno di destra). Da lì l’ansia della nonna.

A Roma, da settembre ad oggi già 40 occupazioni di plessi scolastici. Aumenteranno e poi diminuiranno, si azzereranno e poi tutti a correre per recuperare le lezioni perse. Nessuna critica, solo stretta analisi da parte di chi è partito dal 1968 con i suoi 15 anni e ancora oggi ha il piacere di “capire” i problemi studenteschi. Ma ad un quindicenne di oggi (nato nel 2006 ) come puoi spiegare …le foto e le contestazioni “ingiallite” dagli anni passati?

Il cronista, io, ci ha pensato e ripensato e ad un certo punto: Eureka!, la lampadina si è accesa!

Nel 2012, il quindicenne di oggi, aveva 6 anni, frequentava la prima elementare, la curva del tempo si riduce e forse può “analizzare meglio”,oggi,  l’articolo del 25 gennaio 2012 di Simone Migliorato (mio figlio) sull’argomento scuola.  Ricordo che Simone ha collaborato tanti anni fa con Abitare A Roma diretto da Vincenzo Luciani e nel 2012 Simone era già a Milano. Sono sicuro che il mio Direttore sarà felice di ospitarlo e Simone ha già accettato il mio invito ad essere ospitato. Ecco il testo e buona lettura.

 

Martone, Mortillaro e chi zappa la terra

Simone Migliorato 25 gennaio 2012

Il professor Mortillaro nel film “La scuola” diceva “..i più nella mia classe sono nati per zappare, per cui  se io li mandassi a vangare in cortile sarebbero più contenti loro e sarei più contento io”. Ho sempre considerato fantastico quel film, sopratutto perché era stato girato nella mia scuola superiore (l’Istituto Tecnico per il Turismo “Livia Bottardi” a La Rustica, che non è un paese ma un quartiere di Roma) e perché il testo da cui è tratto è un libro scritto proprio da un ex professore della mia scuola (Domenico Starnone).

Istituto Tecnico per il Turismo “Livia Bottardi”

Potrebbe sembrare che Mortillaro, fantastico professore barbuto e terrone, si avvicini molto nelle sue esternazioni al povero Michel Martone che ha parlato degli “sfigati che si laureano a 28 anni”. Non troppo però perché Mortillaro è comunque un personaggio letterario e poi cinematografico e in lui c’è tutta la tenerezza di un disperato professore di periferia, costretto ogni giorno a combattere con ragazzi in preda al testosterone e ragazze innamorate di un coatto con il decapottabile. In Martone c’è invece la povera spocchia e la distanza di chi è classe dirigente e che con i problemi reali ha sempre un rapporto di distanza.

Ovviamente c’è un problema grave in Italia: una massa di laureati senza sbocchi lavorativi. Giovani che hanno preso lauree inutili per il mondo del lavoro. Alcuni lo hanno fatto per passione, molti per perdere tempo, molti altri per quel concetto antico che la laurea “nobilita” l’essere umano. Io ho preso una laurea in Lettere e mi sto specializzando in Italianistica e fin dal primo giorno sapevo che la mia laurea non mi sarebbe servita a niente vista la crisi dell’insegnamento in Italia. Ho deciso comunque di continuare, nonostante tutto e sono felice così. Condivido il discorso di Martone: oggi vivo a Milano, lavoro part time in una buona azienda anche se da precario e sono convinto che la mia entrata nel mondo lavorativo a 25 anni valga di più del mio titolo di studio e della tesi che scriverò sulla poesia romanesca in Belli.

Martone però, come Padoa Schioppa (pace all’anima sua) e tutti i “borghesi illuminati” di questo paese, quando parlano, dovrebbero però dire tutta la verità. Dovrebbero dire: “ragazzi, le vostre lauree non valgono niente. Niente lacrime, così è: rimboccatevi le maniche e inventate percorsi nuovi. Studiate si, ma lavorate anche. Andate all’estero ad imparare bene una lingua che nelle vostre scuole le insegnano male. Girate il mondo. Insomma fate qualcosa di nuovo”. Non dicono la verità è questo che mi fa arrabbiare. E non per livore, ma proprio per il gusto della verità. Perché è giusto che i giovani siano consapevoli così da poter prendere delle scelte sensate. Sapere che la Bocconi, la LLUIS, la IULM, contano molto più di un’altra laurea in una statale: questo devono saperlo. Sapere che nascere figlio di un magistrato conta di più che essere figlio di un impiegato: questo devono saperlo. Così va il mondo. E’ giusto che gli studenti sappiano che non ci sono più le borse di studio, che fare ricerca è impossibile, che per fare l’insegnante non è il momento, il giornalista peggio, l’archeologo non ne parliamo. E se gli viene detto “fate gli istituti tecnici che è bello fare l’artigiano” gli si deve anche dire che gli istituti tecnici cadono in malora, che lo stato spende poco più di un euro a studente, che è difficile imparare senza che ad un insegnante sia garantita la continuità del rapporto con gli alunni, che la scuola berlusconiana ha allargato ancora di più il divario tra la scuola dei bravi (i licei, gli istituti privati) e la scuola di chi zappa (i tecnici).

Io ho stima della mia generazione perché non è stupida ed è consapevole delle cose. I giovani di cui mi circondo (tutta bella gente) non hanno perso tempo solo per laurearsi ma hanno anche lavorato, o se hanno deciso di laurearsi o di cercare la miseria del dottorato di ricerca, o del teatro, lo hanno fatto (e lo fanno) con il sorriso di chi insegue un maledetto sogno. Quindi non so con chi Martone stia parlando, povero lui, e credo che la sua cultura potrebbe impegnarla molto meglio invece di dire cose così scontate.

Tornando a “La scuola” e alla mia di scuola forse tutti quanti noi dovevamo zappare. I miei professori erano degli stupidi ex sindacalisti cresciuti nella contestazione che credevano che tutti noi potevamo farcela. Non solo io che non avevo problemi a casa e giocavo a fare il fascistello, ma anche chi veniva da Tor Bella Monaca e Torre Angela. Cristo, non c’è buonismo in tutto questo. Erano realisti: sapevano che non avevano tanto tempo per insegnarci bene le materie (io ho delle lacune terribili: ho letto Dante e Petrarca a 24 anni, conosco solo lo spagnolo, ho una mente impreparata per la linguistica, la storia, la grammatica, la matematica) perché alcuni di noi dovevano capire innanzitutto come si doveva stare al mondo. Ecco, io oggi so stare al mondo e anche i miei compagni: qualcuno danza, qualcuno è in Australia, c’è chi canta, chi fa il pane, chi vive da solo, chi si è sposato e ha figli, chi fa esami all’università (magari solo uno all’anno) lavorando e vincendo attacchi di panico. Questa è la grande conquista della mia scuola, quella post ’68, che da decenni insultiamo e vessiamo. Sarò utopico ma non penso che salveremo il “sistema paese” e le giovani generazioni con la distruzione del welfare state, con l’eliminazione della solidarietà, con il rifiuto dell’inclusione e con il mito rampante della “borghesia illuminata”.

Io ho bisogno di stare con la “schiena dritta” e di guardare al futuro, anche se dovessi zappare la terra caro Martone. Zappare la terra che è comunque più onorevole che portare il tuo taglio di capelli


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Un commento su “Martone, Mortillaro e chi zappa la terra

  1. OCCUPAZIONE SCUOLA O STRATEGIA ALTERNATIVA ?
    Oggi, come “ ieri “, gli studenti occupano le scuole che frequentano. Protestano perché gli edifici, nei quali ogni giorno seguono le lezioni, sono fatiscenti; perché le aule sono insufficientemente riscaldate; perché i programmi scolastici sono lontanissimi dal mondo dei giovani; perché a scuola manca il momento del confronto e il lavoro di squadra. Carenze reali, alle quali, però, l’occupazione della scuola difficilmente riuscirà a trovare rimedio, dovrebbero sapere gli studenti, dal momento che gli interventi di recupero e di manutenzione degli edifici scolastici possono essere autorizzati, previo sopralluogo e assegnazione dell’appalto, solo dal sindaco del comune, sul cui territorio si trova la scuola, in necessità di ristrutturazione o di riparazioni straordinarie. Come del resto non si riuscirà a riscaldare di più gli ambienti scolastici, se, per contenere l’inquinamento atmosferico, i caloriferi sono stati tarati per emanare calore non superiore ai 20°C. Solo da una disposizione ministeriale, con conseguente nomina di una commissione investita del compito, per un congruo arco di tempo, potrà derivare l’aggiornamento dei programmi scolastici, per renderli più aderenti a questo momento storico, all’attuale connotazione della società e alle esigenze dei giovani, mentre per il ricorso ad una didattica moderna, che si avvalga delle strumentazioni tecniche e dei sussidi di ultima generazione, si richiede che in Parlamento venga approvato un maggiore stanziamento di fondi. Più fondi serviranno anche per ristrutturare il servizio scolastico, al fine di renderlo effettivamente interattivo. In ogni scuola, lezioni di 50 minuti non potranno mai offrire spazio al confronto, al lavoro di squadra, all’addestramento, all’iniziativa individuale e di équipe, alla specializzazione e alla preparazione all’esercizio di una professione. Occorre, in ogni istituto scolastico, aumentare il tempo scuola, la dotazione del personale docente e non docente, creare mense, allestire, con attrezzi sportivi plurimi, più di una palestra e organizzare tirocini esterni di indirizzo professionale, con costante presenza ed esercizio di sorveglianza di un perito, nominato dalla direzione scolastica. Potrà, quindi, la semplice occupazione della scuola mettere in moto il complesso iter che dovrebbe portare a rimediare ad ognuna delle carenze indicate e ad eliminare ciascuna delle criticità denunciate? Forse, la battaglia, per raggiungere i diversi obiettivi, va combattuta all’interno della scuola. Frequentando le lezioni, studiando, si avrà modo di mettere a fuoco le varie problematiche e di individuare quanti hanno competenza per promuoverne la rimozione. Il confronto con i coetanei e l’aver coinvolto nella battaglia gli operatori scolastici contribuiranno ad insegnare ad illustrarle con un’esposizione chiara, corretta, concisa ma esaustiva. Domande, petizioni, esposti a firma di tutti gli alunni della/e scuola/e inviati alle istituzioni responsabili per posta elettronica, in continuazione, a valanga, impediranno che le richieste possano venire ignorate. Non è improbabile che capacità organizzativa, serietà, impegno e tenacia premino gli studenti che riescono a lottare per risolvere i problemi della scuola, senza disertare le lezioni scolastiche.

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