

La Garbatella occupa. Questa mattina, venerdì 24 gennaio, gli ex bagni pubblici di via Ferrati sono stati occupati da gruppi di cittadini attivisti insieme a rappresentanti dell’istituzione municipio VIII, con l’obiettivo di restituire valore ad uno stabile abbandonato da tempo. Dopo l’incendio del centro sociale La Strada e la chiusura dell’attività del Palladium, la vivacità del quartiere è stata messa a dura prova, così, per salvare un bene pubblico dalla speculazione e per restituire ad una parte della Città Eterna la sua natura sociale e culturale, la cittadinanza si è impegnata in prima persona perché si costruisca una biblioteca di quartiere.
Tra le file della mobilitazione è presente lo stesso presidente del municipio VIII Andrea Catarci, che tiene a precisare che tale occupazione è un’azione simbolica per sollecitare l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale del Comune di Roma (Ater), la Regione e Roma Capitale a un’immediata formalizzazione degli intenti indicati dal Municipio qualche mese fa.
“Già lo scorso novembre – dichiara, infatti, il presidente – il consiglio del Municipio VIII ha votato un atto unanime per la rigenerazione e la destinazione ad uso culturale dello stabile degli ex bagni pubblici di recente lasciati liberi dal mobilificio che vi svolgeva attività”, individuandolo come un’opportunità di crescita e miglioramento per il quartiere. Continua: “il Municipio, anche con la presenza di Assessori e consiglieri, sta cercando di mantenere la rotta su quest’obiettivo strategico”, ma come precisa il Consigliere dello stesso Municipio Amedeo Ciaccheri: “serve che anche il Comune di Roma, l’Ater e la Regione Lazio ci mettano la faccia e formalizzino questo impegno”.
La scelta operativa però non è stata appoggiata dal gruppo di consiglieri della Lista civica Marino, che si dissociano dichiaratamente dall’occupazione del fabbricato non prevista dall’atto di novembre. Questi vogliono sì che si giunga all’apertura di un nuovo, importante luogo culturale, ma attraverso un’assegnazione che, coinvolgendo la proprietà, preveda procedure concrete e regolari.
“Ci rendiamo disponibili ad essere il punto di riferimento per sottoscrivere formali impegni e avviare le operazioni per la riqualificazione e l’implementazione delle nuove funzioni” dice Catarci. Non si tratta quindi di un’occupazione finalizzata al disordine pubblico, ma di uno strumento temporaneo e pacifico nelle mani della cittadinanza per farsi sentire, per non essere passiva, per uscire dall’apatia e rivendicare un’identità collettiva troppo spesso dimenticata, per valorizzare e difendere un bene che è di tutti e da tutti sentito come dovere civile.
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