Riceviamo e pubblichiamo
Complimenti ad Antonio Barcella per il bellissimo articolo su Pasolini.
Raccolgo il suo invito a trovare altri riferimenti che riguardano il nostro territorio, il quarto Municipio.
Cito una poesia di Pasolini, “Il pianto della scavatrice” (1956), inserita ne “Le ceneri di Gramsci”.
La scavatrice diventa il simbolo di una Roma che sta cambiando volto in nome
del progresso. Il Poeta è consapevole del fatto che il progresso non si ferma, ma questo non lo rincuora, lo assale una grande malinconia.
II
Povero come un gatto del Colosseo
vivevo in una borgata tutta calce
e polverone, lontano dalla città
e dalla campagna, stretto ogni giorno
in un autobus rantolante:
e ogni andata, ogni ritorno
era un calvario di sudore e di ansie.
………………………..…..tra strade di
fango,
muriccioli, casette bagnate di calce
e senza infissi, con tende per porte……
………………………..……………………..
le povere voci senza eco
di donnette ………………………………..
accampate, ormai con torme
di deperiti e duri ragazzini
stridenti nelle canottiere a pezzi,
nei grigi, bruciati calzoncini,………….
………………………..le piogge agitate
che rendevano torrenti di fango
le strade, gli autobus ai capolinea
affondati nel loro angolo
tra un’ultima striscia d’erba bianca
…………………………………………………
era il centro del mondo, com’era
al centro della storia il mio amore
per esso:…………………….………
VI
-è il mondo. Piange ciò che ha
fine e ricomincia. Ciò che era
area erbosa, aperto spiazzo, e si fa
cortile, bianco come cera
chiuso in un decoro ch’è rancore;
ciò che era quasi una vecchia fiera
di freschi intonachi sghembi al sole,
e si fa nuovo isolato, brulicante
in un ordine ch’è spento dolore.
Piange ciò che muta, anche
per farsi migliore………………….…….
Ogni identità è cancellata, si compie quello che in fondo, sia pure in nome del progresso è uno scempio che riguarda l’intera città. Le casette lasciano il posto a file di anonimi palazzi, tutto ciò è necessario, ma questo significa la fine della civiltà contadina, pre-industriale e la nascita di una moderna civilizzazione dove
paradossalmente la Cultura stenta a farsi largo!
Pasolini aveva capito che l’uomo difficilmente riesce a coniugare il progresso
con la tutela del patrimonio, artistico-culturale, che ha preceduto i vari cambiamenti.
La voce della scavatrice, anch’essa sofferente, nel suo dolore è accompagnata da la
VI
………………..Povera presenza
d’una dozzina d’anziani operai,
con gli stracci e le canottiere arsi
dal sudore……………………………..
Le borgate scompaiono, cambiano volto, ma quel sottoproletariato che così
bene Pasolini ha descritto nei suoi romanzi e nei suoi film, è sempre lì ancora
una volta protagonista di una storia che nei suoi corsi e ricorsi alla fine non cambia mai veramente!
Pasolini ha dato voce a chi non l’aveva, ha dato dignità a periferie che gli stessi romani non conoscevano!
Prof.ssa Loredana Mambella
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