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Il peso della neve di Rosa Riggio all’Aleph
Venerdì 2 dicembre all'Aleph in vicolo del Bologna, 72 a Roma in TrastevereVenerdì 2 dicembre 2016 alle 17,30 all’Aleph in vicolo del Bologna, 72 a Roma in Trastevere presentazione del libro di Rosa Riggio Il peso della neve (edizioni La Vita Felice).
Relatore: Paolo Carlucci
Letture dell’Autrice
Nulla è più presente dell’assenza del padre: nella forma del bianco che travolge a slavina. È pensum, il pensiero, che il lavoro poietico sottrae alla gravità, al rigore dell’identico: alleggerisce e rifrange. Il verso rimane in bilico sulla carta fra respiro e sgomento, fra il vapore della parola e il silenzio agghiacciante; fra la precarietà del segno e quella del sogno. Equilibrio prezioso, da rinnovare ogni volta.
Il peso della neve si legge ad arco: i singoli momenti/segmenti, fragmenti di un’unica domanda (Frage, nella lingua di Rilke) vanno a comporre come grani il rosario laico che Rosa recita per sé: visione senza condivisione. Poi viene l’ascolto, ritmo profondo e incalzante: l’ascolto di sé, della moltitudine in sé, in grazia del quale il domandare muta in rimando, prende colore, accetta il rischio della relazione, di incontrare – muovendo da sé – un sé estraneo: rivelare è perdere. E come si capovolge il tempo? Il tempo giusto sembrerebbe quello passato, se si potesse tenere insieme il non più con il mai stato. E non c’è verità di traverso che tenga: all’angolo, fra il tempo del Padre e quello dello Spirito, la figlia inventa una via di fuga: Notre-Dame è un battello.
Nella seconda parte del libro, l’io lirico si apre al dialogo, fa spazio alla condizione affettiva dell’io narrante, la visione si fa quasi preghiera, la follia dell’assenza si arrende alla vertigine di vivere, all’incompiutezza: in due/ forse. La denuncia (dove non c’è più un noi/ l’io è senza nome/ e miete distanze) si risolve al salto: non farlo è morire ed è tempo di raccontare. Non si muore/ davvero se resta una voce. (Piero G. Arcangeli)
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