Post Amministrative 2

Fatti e misfatti di giugno 2016
Mario Relandini - 7 Giugno 2016

Il Pd dei ricchi?

“Il Pd – hanno dimostrato i voti delle amministrative parziali di domenica 5 – ha conquistato il primato nei “salotti buoni” delle città, ma lo ha perso nei bicamere, cucina e bagno delle periferie”.

Addio Pd, dunque, punto di riferimento dei ceti popolari e più diseredati? E, ora, interlocutore rassicurante del ceto medio-alto nelle aree più economicamente solide? Matteo Renzi dovrebbe farci un pensiero su. E, magari, un Congresso.

La mucca di Pierluigi

“Finalmente – la nuova metafora dell’ex segretario pd, Pierluigi Bersani – qualcuno si accorgerà che c’è una mucca in corridoio”.

Cioé? Cioé – secondo gli interpreti – la mucca sarebbe il “problema gigantesco” che il “leader” pd si ostinerebbe a non vedere e che la minoranza, inascoltata, rivendica di avere indicato già da mesi. Si starà a vedere, ora, se il “leader” pd continuerà a scavalcare la mucca in corridoio oppure si deciderà a trasferirla in qualche lontana stalla di qualcun altro.

Rotture

“Il Pd – si è voluto togliere un sassolino dalla scarpa l’ex sindaco, Ignazio Marino – ha ormai rotto con Roma”.

Anzi che abbia aggiunto “con Roma”.

Calcio e amministrative

“I candidati pd di Milano e Roma giunti al ballottaggio – anche se il rigore di Renzi, per vincere nelle città chiamate al voto, è andato abbondantemente fuori – hanno deciso di continuare calcisticamente”.

“Per ora – ha detto Beppe Sala a Milano – è uno a zero. Palla al centro. Adesso si ricomincia”. E, a Roma, Roberto Giachetti: “Abbiamo conquistato la finale della “Champions league” partendo dai preliminari. Ora verso la vittoria”. Bravi. Se per caso non dovessero arrivare alla poltrona di sindaco, potrebbero sempre aspirare alla panchina di una squadra di calcio.

Timbrificio Centocelle

Quasi santi

“A Roma – così, tra il rimpianto e il compiacimento, la candidata sindaco Giorgia Meloni, superata solo di un soffio, dal pd Roberto Giachetti, per il ballottaggio con la “5 stelle” Virginia Raggi – ho sfiorato il miracolo”. E sul fatto che il suo Giachetti abbia superato di un soffio Giorgia Meloni – così, fra tanta paura e tante speranze, il “premier” e segretario del Pd, Matteo Renzi – “Roberto ha compiuto mezzo miracolo, ma adesso deve fare l’altro mezzo””.

Miracolo sfiorato e mezzo miracolo. Giorgia Meloni e Roberto Giachetti quasi santi.

Se Salvini “nun ce vo stà”

“Matteo Salvini – commentando le 11.990 preferenze raccolte dalla “forzista” Maria Stella Gelmini in confronto alle 8.025 raccolte da lui a Milano – ha così malignato: “Non so quanto le siano costate. A me niente”.

Una malignità, tuttavia, senza prove. E allora, forse, come i tifosi della squadra vincente nei confronti di quella perdente: “E nun ce vonno stà”.

La contentezza di Silvio

“Renzi ha perso – si è detto contento Silvio Berlusconi – e Salvini non ha vinto”.

Ha perso e non ha vinto neppure lui, ma questo gli è parso, evidentemente, ininfluente. Affezionatosi al proverbio “Chi si contenta gode”.

Marchini e il vecchio vascello

“Non ha invece goduto della cocente sconfitta – a Roma – quell’Alfio Marchini il quale ambiva, al Campidoglio, come candidato sostenuto proprio da Silvio Berlusconi”.

“Sono profondamente convinto – ha sparato al petto con riferimento esplicito a Berlusconi – che i vecchi vascelli, oggi, non servano più e che occorra bruciarli per costruirne di nuovi”. Coincidenza inquietante: il suo ripudiato Silvio, poco dopo quella “sparata”, è stato ricoverato, all’ospedale San Raffaele di Milano, per scompenso cardiaco.

I “vaffa” gentili

“La nostra – si è compiaciuto il “5 stelle” Luigi Di Maio – è una “rivoluzione gentile””.

Compresi, anche, i numerosi “vaffa” urlati, a più riprese, da Beppe Grillo?

Il fuoco di Grillo

“Se la Raggi non vince a Roma – ha fatto sapere, comunque, Beppe Grillo – mi do fuoco in piazza”.

Perché è sicuro che Virginia Raggi vincerà a Roma e, quindi, non ci sarà un Grillo alla griglia? Oppure perché, in caso di non vittoria, andrà ridotto in cenere un Grillo dimostratosi non troppo sapiente?

I 29 di Paolo Guzzanti

“Cari – aveva scritto, sul suo “blog”, l’itinerante da destra a sinistra e da sinistra a destra, Paolo Guzzanti – con gli stessi amici con cui partecipai alle “europee”, due anni fa, abbiamo messo su una fantastica “rete liberale” per Alfio Marchini, di cui io sono capolista. Siete tutti invitati a votarmi”.

In quanti hanno accettato l’invito? In appena 29. Chissà se uno dei suoi figli comici lo prenderà per i fondelli.

Quei “flop” dei “vip”

“Ma che fine hanno fatto – si è indagato – certi politici, ex sportivi, volti dello spettacolo e parenti eccellenti presentatisi candidati nelle amministrative?”

Quasi tutti una brutta fine. Solo qualche esempio. Alessandra Mussolini (capolista di “Forza Italia” a sostegno di Alfio Marchini) 364 preferenze, Alberto Veronesi (figlio del celebre oncologo Umberto, nella lista “Beppe Sala sindaco”) 362, Irene Pivetti (ex Presidente della Camera, nella lista “Noi con 323 Salvini” a Roma) 232, Piera Levi Montalcini (nipote della nota scienziata Rita, nelle liste del Pd) 220, Beppe Covatta (il comico, capolista dei “Verdi” a Roma) 120, Alessia Filippi (campionessa azzurra di nuoto, capolista nella “civica” di Roberto Giachetti) 57, Maria Fida Moro (primogenita dello statista ucciso dalle “Brigate rosse”, nella lista “Democratici e popolari per Roma”) 44, Simona Tagli (“soubrette” tv, in lista per “Fratelli d’Italia a Milano) 31, Giuseppe Cossiga (figlio dell’ex Capo dello Stato, capolista a Roma per la “Federazione popolare per la libertà) 24, Aldo Maria Biscardi (nipote dell’ex famoso giornalista sportivo Aldo, nella lista “La Destra” di Storace nel 14° Municipio romano) addirittura 13. Anche se “no – si è indignato lui – ne ho presi 15”. A beh…


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