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“I Promessi Sposi” al Bar-Forno “Quattro Mori”
Giovedì 22 settembre 2016, in via Monti di Pietralata n. 47, lettura e commento del capitolo quarto del romanzo di Alessandro ManzoniGiovedì 22 settembre 2016, alle ore 17.00, presso il Forno-Bar “Quattro Mori”, di via Monti di Pietralata n. 47, prosegue il “Salotto Letterario”, a cura della Prof.ssa Loredana Mambella, con la collaborazione di Pericle. E. Bellofatto.
Argomento di questa settimana:
“Lettura con commento del capitolo quarto de “I Promessi Sposi”, di Alessandro Manzoni.
In questo capitolo il Manzoni si sofferma quasi esclusivamente sulla figura di “Fra Cristoforo” (che si sta recando di buon mattino alla casa di Agnese e Lucia), e della sua storia. Lungo la strada, sebbene il paesaggio autunnale sia splendido, il cammino del frate è rattristato dalle tante immagini di miseria che si vedono ovunque lui giri lo sguardo. Fra Cristoforo è uomo più vicino ai 60 che ai 50 anni, ha una lunga barba bianca ed è umile ma fiero nello stesso tempo, con due occhi vivacissimi.
Vittorio Santarsiere
23 Settembre 2016 alle 15:05
La materia sviluppata costituisce il fulcro di tutta la struttura dell’opera, in considerazione del vasto ruolo e della grande humanitas, che vi riveste il P. Cristoforo. Figlio di un mercante, classe sociale ritenuta inferiore nel “600, egli aveva contratto signorili abitudini ed avversità per i comportamenti dispotici. L’aspirazione di farsi frate, ripiego per uscire da sconvolgimenti e disgrazie, in primo tempo mera fantasia, divenne soluzione a seguito di omicidio, perpetrato dal nostro, per il futile motivo del rifiuto di cedere il passo ad un arrogante, incrociato per la strada. Costui pretendeva il passo per averne diritto secondo consuetudine. Osserva il Manzoni “dove mai si va a ficcare il diritto !”. Nacque contesa con armi da taglio e punta. Lodovico, per legittima difesa, cacciò la propria spada nel ventre del suo feritore, il quale cadde, morendo, di lì a poco. Il nostro si ritrovò trafitto all’infermeria del convento dei Cappuccini e nelle mani del frate chirurgo, quando gli venne, vivo e serio, il pensiero, subito assecondato, di farsi frate. Non meravigli la violenza inaudita di cui è parola, poiché come osserva una eccellente autrice, tutta la società milanese muovevasi nel molteplice complesso di autorità civili e religiose. Varie erano le classi della popolazione, cittadini, contadini, mercanti, preti, frati, monache, signori, bravi, teppisti sullo sfondo europeo della guerra dei 30 anni e la pestilenza del 1639 (A. Bobbio Accame, Profilo storico della letteratura italiana, La Scuola, Brescia, 1963, 330). Il racconto bene vi si rispecchia.-