Quell’impalatore diplomatico di nome Erdogan – Mely e Dony – Dopo Silvio, Angelino – Il Luigi che si contenta e gode

Fatti e misfatti di luglio 2016
Mario Relandini - 19 Luglio 2016

Quell’impalatore diplomatico di nome Erdogan

“Erdogan – gli hanno mandato a dire l’Unione europea e la Nato – il “golpe” non è stata sì una buona cosa, ma adesso niente pena di morte e repressioni violente contro i suoi protagonisti militari e civili. Altrimenti…”

Altrimenti che cosa? Altrimenti niente ingresso nell’Unione europea e uscita dalla Nato. Ma il Presidente turco, abile come un turco venditore di tappeti, potrebbe scegliere fra due opzioni. O infischiarsi di quanto gli è stato mandato a dire o imporre dure condizioni per accettarlo. Può permetterselo. Perché, se lo caccia la Nato, ecco pronto Putin ad accoglierlo fra le sue braccia e chissà che fine farebbero quelle cinquanta bombe all’idrogeno stivate nei “bunker” di Incirlik. E, se l’Unione europea non lo accoglie, ecco pronti i barconi con milioni di migranti verso Grecia ed Italia. E tante grazie per i tre miliardi già incassati per tenerli fermi. Attenzione, dunque, a mandare a dire, almeno, con un certo tatto. Il Presidente Recep Tayyip Erdogan non sarà più, certo, un impalatore di genti come i suoi antenati ottomani. Ma un impalatore diplomatico sì.

melaniatrump_010616douglasfriedmanMely e Dony

“Il discorso di mia moglie Melania – ha detto, durante la Convention repubblicana a Cleveland, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump – è stato incredibile”.

Ma perché anche lui si è accorto che la Mely ha incredibilmente copiato il discorso pronunciato da Michelle Obama, nel 2008, alla Convention democratica che incoronò candidato suo marito Barak? Oppure perché lui, Dony, è così incredibilmente confuso da prendere per buone argomentazioni dei suoi avversari politici? Intanto, comunque, il Governatore dell’Ohio non ha più vietato ai cittadini di Cleveland di presentarsi armati anche fino ai denti. Pur se ha vietato di sparare al Trump e di spararsi tra di loro. Complimenti e auguri a tutti.

Dopo Silvio, Angelino

“Una decisione ponderata, sofferta, ma convinta”.

Oddio, di chi? Di Renato Schifani. E quale? Quella di dimettersi da capogruppo di “Area popolare” (Nuovo Centro Destra e Udc) al Senato. Ma perché? Per non condividere il progetto di ulteriore servaggio nei confronti di Matteo Renzi. E per andare dove? Non lo sa ancora neppure lui, ma qualcuno a tendergli la mano lo troverà sicuramente. Berlusconi? Dicono che il Silvio non ne avverta la minima intenzione. Perché quelli che lui ha sempre definito traditori possono essere suoi fratelli in Cristo, ma non in politica. Si starà a vedere. Ma nell’attesa – scusi il senatore Schifani – senza alcun patema d’animo.

Il Luigi che si contenta e gode

“La riforma costituzionale – ha invece fatto sapere il senatore Luigi Marino, anche lui di “Area popolare” – non è la migliore possibile, ma la sosterremo comunque”.

Il senatore Luigi Marino uno di quelli che si contenta e gode.

Timbrificio Centocelle

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