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Ricordo di Franco Battiato

La scomparsa del grande artista siciliano lascia un grande vuoto

Questa mattina, all’alba del 18 maggio 2021, si è spento nella sua casa di Milo (Catania), all’età di 76 anni, il celebre cantautore siciliano Franco Battiato. Lo vogliamo ricordare con una recensione (tratta dal libro Il piacere dei testi, di Francesco Sirleto) ad una sua raccolta pubblicata nel 1999: Fleurs.

 

Frammenti di un discorso amoroso: i fiori, nostalgici e malinconici, di Franco Battiato

 

«T’invito al viaggio / in quel paese che ti somiglia tanto; / i soli languidi dei suoi cieli annebbiati / hanno per il mio spirito l’incanto / dei tuoi occhi quando brillano offuscati. / Laggiù tutto è ordine e bellezza, / calma e voluttà. / Il mondo s’addormenta in una calda luce di giacinto e d’oro. / Dormono pigramente i vascelli vagabondi, / arrivati da ogni confine / per soddisfare i tuoi desideri. / Al mattino ascolto i suoni del giardino, / il linguaggio dei profumi dei fiori
(M. Sgalambro – F. Battiato, Invito al viaggio)

 

Per chi ha superato da un pezzo i quarant’anni e veleggia ormai – ac­compagnato dal senso della caducità delle cose mondane e da un paesaggio interiore che ricorda molto da vicino i colori dell’autunno – verso il traguardo dei cinquanta, le musiche e i testi di questo splendido CD di Franco Battiato, dall’enigmatico titolo Fleurs (enigmatico fino al momento in cui, con l’ausilio di qualche verso letteralmente strappato all’originale, non lo si metta in relazione con le Fleurs du Mal di Charles Baudelaire), producono un effetto di “straniamento”, qualcosa come ri­trovarsi all’improvviso nei sogni, nei palpiti, nei trasalimenti e nelle «in­termittenze del cuore» di un’età compresa tra i sedici e i ventidue anni, precisamente nella fase in cui la dura realtà incombe inesorabile e l’ado­lescenza se n’è ormai fuggita, lasciandoci tra le mani un bagaglio di desideri irrealizzati. Il cantautore catanese ha raccolto, sui 12 testi che compongono il CD, ben 9 canzoni (ma sarebbe meglio dire canti, vale a dire brani poetici accompagnati dalla musica) scritte tra gli anni sessanta e i primi anni settanta, e cantate originariamente da grandi autori e interpreti. Si va infatti dalle bellissime e struggenti La canzone dell’amore perduto e Amore che vieni, amore che vai di Fabrizio De André, alle due canzoni di Endrigo Aria di neve e Te lo leggo negli occhi. Vi sono poi alcuni brani di scuola francese, come Ed io tra di voi di Aznavour, La canzone dei vecchi amanti di J. Brel (prematuramente scomparso, come del resto lo stesso De André). Vi è la presenza, quanto mai gradita, di uno dei primi successi dei Rolling Stones: Ruby Tuesday, e, oltre alle canzoni anni-sessanta-e-settanta, una vecchissima canzone di Salvatore Di Giacomo: Era de maggio. Completano la raccolta due nuovi brani dello stesso Battiato (ma l’autore dei testi è il filosofo Manlio Sgalambro): Medievale e Invito al viaggio, quest’ultimo ispirato da Baudelaire.

Fleurs di Battiato non è altro che un insieme di “frammenti di un discorso amoroso” (titolo di un famoso libro scritto dal grande critico strutturalista Roland Barthes); frammenti che ci parlano dello sbocciare improvviso di un amore e del suo lento appassire e dileguare; essi ci rammentano mani che si sfiorano e timide carezze sui capelli, e il primo bacio, quell’infinito attimo sull’orlo di un abisso che sommerge l’io e il tu e ci restituisce il noi, coincidenza degli opposti, abolizione delle differenze e delle distanze, il tempo che si trasforma in eternità, un’eternità cercata, voluta, goduta con voluttà insaziabile; e ogni parola è una promessa, ogni sospiro un annuncio di felicità. Quando le notti, i giorni, i meriggi, i crepuscoli, i tramonti, le foglie che ingialliscono e che formano una spessa e molliccia coltre lungo i viali e nei parchi, in una parola il trascorrere del tempo, non ha più alcun senso, allora siamo in presenza di quello strano fenomeno che si chiama comunemente amore e che, come tutti i fenomeni, sebbene si presenti sub specie aeternitatis, è anch’esso fragile e volubile e destinato a perire.

Abbiamo più volte risentito, in questi giorni che segnano il passaggio “epocale” tra due millenni, questi versi firmati da De André e reinterpretati con finissima sensibilità da Battiato: “Ricordi, sbocciavano le viole, con le nostre parole, non ci lasceremo mai, mai e poi mai …l’amore che strappa i capelli è perduto ormai, non resta che qualche svogliata carezza e un po’ di tenerezza” (la musica è opera di un contemporaneo di J. S. Bach, un certo Telemann, stimato autore di epoca barocca), e ancora: «Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e a volerne altri cento, un giorno qualunque, li ricorderai, amore che fuggi, da me tornerai».

La medesima emozione l’abbiamo avvertita nell’ascoltare questi intimistici e amari passaggi della Canzone dei vecchi amanti di Brel: «… so che hai avuto degli amanti, bisogna pur passare il tempo, bisogna pur che il corpo esulti; ma c’è voluto del talento, per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti», e così, di seguito, la stessa cosa vale per tutti gli altri brani. Battiato, come interprete, si rivela altrettanto grande che come autore: riesce a riempire di nuovi contenuti, di nuovi sentimenti, parole che provengono da lontano, parole un tempo mille volte pronunciate, o sussurrate, ma, forse, mai afferrate pienamente nella loro verità.

Una breve nota sulle musiche e sugli arrangiamenti: si adeguano perfettamente ai contenuti, nostalgici e crepuscolari, delle canzoni, tanto che, se anche non comprendessimo il significato letterale dei versi, basterebbero queste melodie a suscitare il groviglio emozionale dei “vissuti”.

Infine, mi sembra il caso di soffermarsi sul brano originale che chiude la raccolta: Invito al viaggio. Esso ci trasporta in un paese incantato, in un’isola che possiede i colori offuscati dei nostri sogni, quei sogni depositati nell’inconscio collettivo della specie umana perché considerati i più sciagurati ostacoli sulla via dello sviluppo materiale e dell’affermazione dei valori acquisitivi; è un mondo che non esiste, perché in esso tutto è ordine e bellezza, calma e voluttà. L’esatto contrario del mondo reale.

Franco Battiato, Fleurs (1999).

 

Avvertenza:

La recensione sopra riportata (che mostra tutti i segni e gli inevitabili cedimenti prodotti dallo scorrere del tempo) prende in esame una sola raccolta del compianto cantautore catanese. Non ci è sembrato opportuno estendere il presente Ricordo ad altre raccolte, sia precedenti che successive. Ne sarebbe infatti uscito fuori un “pastone” che non avrebbe fatto altro che riprodurre parti e briciole dei molti interventi, susseguitisi a partire dal primo mattino, di esperti e/o di semplici appassionati e estimatori della musica e della poesia di Battiato. Delle moltissime altre composizioni dell’artista ci piace però ricordare – a causa del loro profondo significato filosofico/filantropico (soprattutto in quest’epoca di pandemia) – le parole che scandiscono i versi di una delle sue più elevate (dal punto di vista poetico) e struggenti canzoni, La cura:

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via,
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,
Dalle ossessioni delle tue manie,
Supererò le correnti gravitazionali,
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare.

 

E guarirai da tutte le malattie,
Perché sei un essere speciale,
Ed io, avrò cura di te.

 

Vagavo per i campi del Tennessee
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza,
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza,
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,
La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.

 

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto,
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono,
Supererò le correnti gravitazionali,
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare.

 

Ti salverò da ogni malinconia,
Perché sei un essere speciale,
Ed io avrò cura di te,
Io sì, che avrò cura di te.

 


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