

Grazie alla giornata fortemente soleggiata si è potuta ammirare l’imponente struttura oramai millenaria della Torre di Casa Calda domenica 8 giugno 2014 in via dei Ruderi di Casa Calda 71.
L’incontro preannunciato, iniziato al mattino si svolge sin da subito con la descrizione storica della celebre Torre grazie alle archeologhe dott. Di Cagno e dott. Stefania Favorito. Scopriamo così che essa risale addirittura a più di mille anni fa. Pensata come avamposto, come casale romano, nel corso dei secoli è stata sfruttata per innumerevoli scopi ed oggi fa parte di un’area archeologica adibita a parco pubblico.
L’imponente costruzione risalirebbe addirittura al XIII secolo e comprendeva oltre al casale limitrofo una media tenuta che partendo a sud (al confine con la tenuta antica di Torrespaccata, ora Cinecittà est), oltre l’odierna via Casilina, comprendeva grossomodo tutta l’area attualmente occupata dal quartiere di Torre Maura fino a giungere alla sua estremità più settentrionale delimitata dai resti dell’Acquedotto Alessandrino. Il casale Torre di Casa Calda si compone di un complesso architettonico posto direttamente sui resti di una villa romana di cui restano ampie tracce (sia pavimentali che murarie). Il luogo è per altro noto anche per rinvenimenti sporadici di materiale protostorico.
Al casale antico si affianca una torre oggi mozza in tufelli risalente alla metà del XIII secolo, ai quali nel primissimo rinascimento venne anteposta la costruzione di un palazzetto ancora in uso alla fine del XVII secolo. Di quest’ultimo è evidente la facciata rimasta che, successivamente restaurata e rinforzata con due grossi speroni murari, è da molti scambiata per i resti della torre medioevale che invece è retrostante. Alla fine del 1200 il casale di Casa Calda fa la sua prima comparsa nei documenti d’archivio, comparendo citata fra i beni contigui delle due torri e Camminata (o Caminata), tutti fondi indivisi ed appartenenti alla chiesa di S. Sebastiano ad Catacumbas sulla via Appia. Nel 1385 ricompare traccia per una vendita a cinque anni di una parte dei frutti della tenuta, fatta dal locatario del tempo, tal Francesco Grancellona o Quanzellona ad Andrea di Cecco Della Valle.
Il “Tenimentum Case Calle” riappare citato fra le tenute confinanti in un documento del novembre 1428, pertinente all’acquisto da parte di Cecco Rodi di Genazzano di due pediche (piccoli appezzamenti) appartenenti al convento di S. Maria in Silice di Valmontone. Parte di Casa Calla viene permutata nel 1512 ed ancora nel 1516 dal monastero di S. Sebastiano con alcune terre del Casale di Torre Nova appartenente a Bartolomeo della Valle.
Nel 1521 la tenuta viene ceduta in enfiteusi dal Monastero di S. Sebastiano a Virgilio di Mantaco, i cui tre figli lo posseggono pro indiviso. Nell’elenco dei Casali lungo la via Labicana stilato nel 1567 figurano infatti sia Pietro Paolo, che Camillo e Rotilio de Mantaco, ognuno con una pezza di circa 100 Rubbie di terreno. Al 1547 risale la prima raffigurazione cartografica oggi nota del Casale Torre riportata da Eufrosino della Volpaia nella sua pianta della campagna di Roma al tempo di Paolo III. Agli inizi del XVII secolo, il casale di Casa Calla è descritto quale proprietà “del Signor Alessandro de Mantaco” e posto “fuora di Porta Maggiore”, comprendente una tenuta estesa per circa 180 rubbie, di cui 8 lasciate a prato per i pascoli.
Un atto del 26 novembre 1607 ci attesta della cessione fatta agli Aldobrandini (proprietari della vasta ed attigua tenuta che va sotto il nome di Torrenova) del “…Casale di Casa Calda fuor di Porta Maggiore, venduto dal Sig. Alessandro di Mantaco, (il quale) confina con il Casale di Torre Nuova de’ SS.r. Aldobrandini, dall’altro (con) il Casale chiamato Quarticiuolo di S. Maria Maggiore, dall’altra (con) il Casale del Sig. Tiberio Astalli, gravato di un censo o canone di ducati 190 di carlini antiqui a d. 75 l’uno all’Abbadia di S. Sebastiano…”.
Nel 1660 Casa Calda, già parte di Torrenova, passa in proprietà dei Pamphili e successivamente da questi ai principi Borghese. Del medesimo anno è una bella pianta acquerellata delle tenute accorpate di Torre Nova, Tor Vergata e Casa Calda poste fuori di Porta Maggiore, inserita nel Catasto Alessandrino e comprendente tutte le tenute e casali dell’agro sui cui proprietari gravava l’onero di contribuire alla spesa per il rifacimento delle strade .
Sotto la torre, nel 1856 (in corrispondenza dei cunicoli, grotte e della tomba ipogea ricoperti nel marzo del 1990 per ricostruire parte della collina sbancata in antico) avvenne la scoperta fortuita dell’iscrizione funeraria di Lucio Aurelio Nicomede, tutore del futuro Imperatore Lucio Vero, immediatamente trasportata a Frascati nella proprietà Borghese di Villa Taverna (oggi Villa Parisi), dove ancora si conserva.
Nel 1869 i Borghese permutarono la parte della tenuta più settentrionale, confinante con quella del Quarticciolo del Capitolo Liberiano, con Torbellamonaca, appartenente appunto al medesimo Capitolo, di S. Maria Maggiore. Da questa data, sia la torre ormai in rovina, che il residuo territorio dell’antica e ben più vasta tenuta furono unite a quella del Quarticciolo. Alla fine del XIX secolo grazie alle nuove leggi che sancivano il bonificamento obbligatorio si iniziarono i primi progetti di miglioramento del territorio, con il successivo restauro della torre ad uso abitativo e la costituzione di nuovi e moderni casali con tutte le strutture annesse (porcilaia, forno, fienile, vaccheria.)
Per giungere ai giorni nostri, fino a circa un anno e mezzo fa l’area era frequentata da tossicodipendenti con traffici di droga e di prostitute, in un degrado totale di abbandono e cumuli di rifiuti. Fino a quando intervenne la cooperativa sociale “Assalto al Cielo”, organizzatrice dell’evento.
“Prima del nostro intervento – sono state le parole di Maurizio Falessi responsabile della cooperativa – l’area era frequentata da spacciatori di droga e da prostitute. Grazie alla collaborazione con “la Via del Fare” abbiamo organizzato la “pulizia di primavera” per togliere detriti, rifiuti e quant’altro Ci siamo dovuti servire di venti camion da venti tonnellate l ‘uno. Abbiamo ottenuto, grazie all’ordinanza dell’allora presidente del Settimo municipio Roberto Mastrantonio, l’assegnazione di guardiania e custodia dei luoghi, con la possibilità di utilizzare il luogo per formazione culturale e artistica, definendolo punto di qualità”.
Diverse tematiche gestionali sono state affrontate nello spazio dedicato al dibattito, alcune risolte altre ancora da affrontare.
La dott.ssa Stefania Favorito ha palesato alcune sue perplessità: “Come fa un territorio ad essere bello se le cose belle del territorio le continuiamo a sprecare, se si continua a costruire un “Drugstore”, un video poker. Il territorio così muore; bisogna invece portarci anche qualcosa per poterlo valorizzare, ad esempio le cooperative. Anche da un punto di vista occupazionale, un giovane dove va a lavorare? In un video poker forse? Questa realtà forse potrebbe andare bene in America. Qui dobbiamo valorizzare le nostre risorse.”
Sempre la stessa dott.ssa Stefania Favorito ha informato sulla mancanza di protezione da parte della sovrintendenza che si occupa solo di mettere il “sigillo e che il resto del lavoro deve essere svolto da cittadini e dalle associazioni.
E’ stato anche affrontato senza risposta il problema dei cosiddetti “palazzinari” quelli che comprano a due soldi terreni del demanio per costruire grattacieli a prezzi esorbitanti tutto intorno alla Torre di Casa Calda.
Tra le proposte espresse dai partecipanti una su tutti ha attirato l’attenzione. quella del fondatore dell’associazione “SOS nuove periferie” Nico Redi che prevede l’installazione di “Totem audiovisivi” nel territorio specifico e l’utilizzo di un bus con fermate o tappe nei siti di maggior rilievo dei comuni periferici, partendo proprio da “Porta Maggiore” e muovendo lungo le consolari Casilina e Prenestina. E’ stata anche invocata la presenza di “Sentinelle” atte a impedire che siti archeologici o ambientali vengano occupati e ridotti a realtà fatiscenti. Con questo sistema secondo Redi si cancellerebbe il pregiudizio che si è creato nel tempo per gli abitanti di municipi come il VI o il VII, ove ogni residente potrebbe gridare con orgoglio di abitare a “Torre Maura” oppure a Tor Bella Monaca, senza vergognarsi.
Per tutta risposta la dott.ssa Stefania Favorito ha informato i presenti che lei stessa sta collaborando ad un progetto chiamato “ecomuseo” con tutta la sua storia connessa, aggiungendo che “sono previste una serie di conferenze dell’assessore all’urbanistica Giovanni Caudo che sta tracciando sul territorio delle pianificazioni urbanistiche, andando di municipio in municipio per conoscere le potenzialità del territorio, anche perché non si possono mandare più i turisti solo al Colosseo. La zona del Colosseo è diventata invivibile, troppo ammassata di persone, cerchiamo di far fluire i turisti anche nelle altre zone di Roma, c’è anche altro da vedere.”
Finito il dibattito, tra i saluti un nuovo incoraggiamento della dott.ssa Favorito a partecipare tutti per migliorare il proprio municipio. “Ognuno di noi deve fare qualcosa basta veramente un minimo, non grandi cose, l’unica soluzione sta nella creazione di una rete comune di compartecipazione”.
Tra gli applausi ognuno si è poi recato nel punto di ristoro per gustare piatti caratteristici e ascoltare musica medioevale.
—-
Molte notizie storiche riportate nell’articolo sono tratte dall’articolo di studio del 29 aprile 2012, intitolato “IL CASALE E LA TORRE DI CASA CALDA. Brevi note storiche intorno ad una antica Tenuta della Campagna romana”di Stefano Vannozzi.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.