Stranezze di (fuori) città, il fico casalingo
Nel vicolo di Santi Cosma e Damiano in provincia di LatinaC’è chi si meraviglia dello spopolamento dei piccoli borghi italiani.
Qualche pomeriggio del mese di agosto l’ho passato intrufolandomi tra i vicoli dei piccoli borghi arroccati sulle colline del sud pontino.
In quelle stradine ho trovato tanto disordine ambientale, tanta incuria, tanta poca cura nella pulizia delle strade e nel taglio dell’erba che nasce spontanea.
Paesani “zozzoni” che abbandonano i rifiuti ingombranti in strada, paesani “decorosi” nella cura dei loro spazi davanti alle loro case.
Ciò che più mi ha colpito è l’abbandono dei fabbricati e dei piccoli terreni.
Decine e decine di cartelli “VENDESI”, nessuno che è intenzionato ad acquistare.
Proprietà vissute giornalmente fino a qualche decennio fa, poi vissute solo nei mesi estivi, ora proprietà abbandonate e decadenti.
In un vicolo di Santi Cosma e Damiano, provincia di Latina, ho trovato la “stranezza di città” nel fico casalingo, l’ho fotografato.
Agosto, mese balneare. Mattine e pomeriggi al mare e serate in collina.
Nel ritorno a casa, io e mia moglie ci siamo fermati al supermercato per la consueta spesa giornaliera e all’uscita discutevamo di cose futili.
Saliamo in macchina e andiamo verso casa.
Il cielo è luminoso, il tramonto arriverà da li a poco. L’aria in collina, a circa 300 metri di altitudine è fresca, con il mare visibile nella pianura sottostante.
Due chilometri circa di strada in salita per passare da 0 (zero) a 280 metri sul livello del mare.
Una salita secca e qualche curva. Da entrambi i lati della strada le alte colline del sud pontino.
Entriamo nel borgo di Ventosa, frazione di Santi Cosma e Damiano, decidiamo di andare a visitare un vicolo mattonato in pietre vive di marmo di Coreno Ausonio. Una piccola via a scaloni.
Improvvisamente qualche cosa di strano colpisce i nostri occhi, a metà vicolo e verso destra c’è il fico casalingo, la “stranezza di città”.
Davanti a noi una casa diroccata, senza il tetto e senza imposte alle finestre, tanti rami di albero di fico che si alzano pieni di foglie e di fichi verso il cielo. Una massa di fichi maturati in terra.
Mia moglie chiede di fermarci, vuole osservare bene e fotografare l’albero di fico “casalingo”, nato e cresciuto tra le mura diroccate della sua casa.
Un albero di fico vero, un albero di fico vivo, che nella crescita ha divelto tutti i solai del fabbricato e che con i suoi rami cerca una via all’esterno.
Ambedue vorremmo porre delle domande all’albero di fico e il vento fresco delle montagne del frusinate, con l’immaginazione, ci porta le sue risposte:
“Cari signori, la casa diroccata è il mio rifugio, c’è dentro il calore familiare, il mio antico nucleo familiare originario tanto amato.
Questa casa diroccata è lo specchio della mia anima.
La casa diroccata è il mio spazio personale, è il posto dove mi sento protetto e confortato, dove stare al riparo da ciò che accade all’esterno.
Potete aiutarmi al fine di rimanere per sempre dentro queste mura cadenti?”
Albero di fico casalingo di Santi Cosma e Damiano, certamente rimarrai dentro la casa diroccata.
L’Amministrazione Comunale non ti toccherà, visto che non crei danno al suolo comunale. Gli eredi, proprietari per successione, disconoscono le mura fatiscenti e tanto meno te, ospite sconosciuto.
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