Stranezze in città, il mercato rionale di via Orvieto

Tra le bancarelle dei coltivatori diretti, degli extracomunitari, dei bengalesi, degli indiani

La ricerca di una pianta da interno da regalare a mia figlia, mi ha dato l’occasione di trovare la “stranezza in città” di martedi 12 maggio 2024.

Assieme a mia moglie siamo andati in un palazzo di via Orvieto, mi sono affacciato da una finestra e ho avuto modo di guardare dall’alto il mercato rionale di via Orvieto, che parte da via La Spezia e arriva a via Taranto e viceversa, attraversando via Voghera e via Terni.

Un mercato e una via da visitare, un’occasione per camminare in mezzo ai banchi. 

Mercoledì mattina 13 maggio 2024, da Tor Tre Teste, ho preso la bici e ci sono andato.

L’impatto iniziale è stato di “ritornare con la memoria” al mercato e ai banchi fissi di via dei Platani e via delle Giunchiglie a Centocelle, che il 2 settembre 2006 si è trasferito nel complesso commerciale Mercato Insieme di viale della Primavera. E quel negozio di casalinghi all’angolo di via dei Platani e via delle Giunchiglie, al mattino nascosto tra i banchi aperti?

Il mercato rionale di via Orvieto, come lo era quello di piazza dei Mirti, è uno dei mercati storici di Roma, da sempre collocato in una zona ricca e centrale. Una zona che nei primi anni del secolo scorso fu denominata “fuori Porta San Giovanni” e dove l’Istituto Case Popolari, nel primo decennio del 1900, realizzò un progetto edilizio per la costruzione delle case della Cooperativa Tramvieri.  

Sette fabbricati nella futura via Terni, sei fabbricati nella futura via Orvieto, tanti altri fabbricati sulla futura via La Spezia. 

La costruzione dei palazzi portò l’arrivo delle famiglie dei tranvieri, che all’epoca avevano il cosiddetto stipendio fisso.

Decine di anni sono passati e la clientela dei banchi del mercato ha avuto il cambio generazionale e si è invecchiata, io l’ho voluta incrociare nel mio passeggio tra le  bancarelle dei coltivatori diretti, degli extracomunitari, dei bengalesi, degli indiani.

Mercato multietnico che tratta il commercio del pane e della pasta, del pesce fresco, della frutta e della verdura, della carne macellata. 

C’è il “pizzicarolo” (che vende al minuto salumi, formaggi e altri generi alimentari), il banco di casalinghi, il banco di merceria, il banco di sartoria, il banco di dolciumi.

C’è una cartoleria con oggettistica e articoli per bambini, c’è un “Vini e Olii”, c’è il banco di fiori e piante, c’è la “pastallovara” (che vende al minuto pasta fresca all’uovo o senza uovo).

Il mercato rionale ha la sua unicità e ha anche la sua piccola comunità, che risponde sempre all’appello del mattino.

Una piccola comunità fedele nel comprare questo a quel banco o quello all’altro banco. Si diceva una volta: la spesa se si fa, si deve fare bene, evitando gli sprechi

Nel settembre del 2014 nelle sale cinematografiche è stato proiettato anche un film sul mercato rionale di via Orvieto, dal titolo “Arance e Martello”, diretto e interpretato da Diego Bianchi, meglio noto come Zoro.

Qui di seguito una piccola trama:

La scintilla è stata una frase sentita: se chiude il mercato qua succede la rivoluzione

Estate del 2011, un mercato rionale è a rischio chiusura e l’unica soluzione è chiedere il supporto degli iscritti del locale circolo PD. 

Circolo separato dal mercato e dal quartiere da un muro di cemento eretto per i lavori di costruzione della metropolitana C. 

Il film parte da due spunti. Il primo è quello del mercato, che è anche molto attuale, il destino di questi mercati rionali, quelli più vecchi e all’aperto che vengono chiusi o riqualificati, che per diverse ragioni hanno un destino spesso in bilico. Il secondo  è l’iniziativa politica che è avvenuta davvero, la raccolta di dieci milioni di firme per far dimettere Berlusconi.

Dal profano al sacro, di fianco al mercato rionale, sul marciapiedi della carreggiata in discesa di via Orvieto,  al civico n. 4, c’è anche una “madonnella”, la “Madonna con bambino e angeli” .

Forse, un omaggio alla Madonna col Bambino e angeli, affresco databile al 1425 e conservata al Duomo di Orvieto.


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