

Realizzato Venerdì 16 maggio 2025 dall’artista ceca Ilona Polanski tra via Valerio Publicola e via Lemonia
Venerdì 16 maggio 2025, alle 10:00, l’artista ceca Ilona Polanski ha realizzato un murale dedicato alla memoria di Roberto Sardelli (Pontecorvo, 1935 – Pontecorvo, 18 febbraio 2019) e della Scuola 725 presso il Plesso Scolastico Aldo Fabrizi (IC Gigi Proietti), all’angolo tra via Valerio Publicola e via Lemonia, di fronte al Parco degli Acquedotti.
Ilona Polanski (1986) è un’illustratrice ceca le cui opere sono caratterizzate dall’uso di personaggi paffuti, bassotti allungati e dall’uso di colori chiari. Ha studiato SUPŠ – Game Object Design e si è laureata presso la Facoltà di design e arti di Ladislav Sutnar di Plzeň nel campo dell’illustrazione e della grafica.
Nel 2012 ha fondato il duo di illustratori Tomski&Polanski con il collega LukášTomek. Ilona Polanski è attiva anche nell’associazione Czech Illustrators, che mappa la scena dell’illustrazione cecoslovacca.
L’iniziativa, che prende vita sotto l’egida di M.U.Ro (Museo di Urban Art di Roma) e dell’Ambasciata della Repubblica ceca – Centro Ceco di Roma, affida ad Ilona Polanski la realizzazione di un murale dedicato all’istituzione educativa alternativa Scuola 725, fondata nel 1968 da Roberto Sardelli. Il curatore del murale è David Diavù Vecchiato (1970), tra i più attivi artisti italiani nell’ambito della Street art.
L’opera ricorderà Roberto Sardelli, che ha dedicato il suo impegno di maestro, sacerdote e scrittoreal riscatto civile dei baraccati di Roma, dopo essersi avvicinato all’opera e all’esempio di Don Lorenzo Milani. Nel 2015 Don Sardelli donò i suoi libri e l’archivio alla Biblioteca Raffaello per la vicinanza della biblioteca con l’Acquedotto Felice e perché nello stesso quartiere vivono ancora molti dei protagonisti dell’esperienza della scuola 725.
La scuola prende il nome dal numero civico della baracca che Don Roberto affittò per offrire ai bambini, figli dei baraccati dell’Acquedotto Felice, un’opportunità educativa e di crescita.
Per ricordare la figura di Don Sardelli e la Scuola 725 mi piace citare la bella poesia in romanesco di Enrico Meloni, cui venne assegnato il primo premio al concorso nazionale di poesia in dialetto “Vie della memoria – Vittorio Monaco” (Sulmona) nel 2019:
A Don Roberto Sardelli (1935-2019),
il prete dei baraccati
Acquidotto Felice, travajaccio
dell’urtimo pe ssempre papa Sisto
(che Sisto sesto è ’n papa-parodia),
fra li colleghi romanacci antiqui
fanello de nemmanco cinque secoli.
C’è un parco c’oggi arbeggia
de sposalizi e ffieste
e ffiori arcobaleno e smartmusiscian
e li trenini derchissandovai.
Un ponentin de lujo oggi s’adaggia
a la bellezza tua: vattelappesca
ner più mmejo skailain de Novajorche.
Mezzo secolo addietro
ogni arcata na cella murata
cabbina-maggione ’ndo abbitaveno
senza vater né uoter
ner parco che fu ggià dell’acquidotti.
La connottura de quer papa Sisto
era spizzio a li profughi der Sudde
vienuti a Roma a rribbartà er distino
come doppo li stracommunitari
der pranetario esodo
in barrozze der mare.
Co la sfiga
nera ne li ricordi e nella pelle
e na stella de guddelacke in core.
Li bbaraccati a vvicolo Felice
abbracciati a ’n zogno che fiottava
urtime spiagge e svorte
de dignità e sott’occupazzione
sò rifiutati co le carte apposto
precruso er lavoro quanno sgameno
er domicijo e la nomea der borgo.
Da vergognasse a scola
puro si la capoccia te raggiona
e ssei tra quelli mejo ciarvelloni,
l’antri a ammuffì ne le differenziali.
Li ppiù, ggiornate a ccarreggià la carcia.
Manovali de pane e ffrittata.
Senza marchette e mmutua
tastaveno speranze ar davenì
e mmalatie de la marginazione
flesciaveno la mente
e mmalatie de stenti e ummidità
ccastigaveno aggià de regazzini.
Sò ll’anni der “Diario d’un maestro”
dar libbro vero “Un anno a Pietralata”
sò ll’anni quelli
der prete de bborgata don Sardelli
che scerze d’annà a vvive a le bbaracche
e all’urtimi imparava a “Non tacere”,
de quella nonviolenta umanità
che nun ze piega, der quer dopposcola,
de la coscienza de santi diritti
che la Costituzzione vò pe tutti.
E dar celo de piommo se smicciava
una cuccagna edile, un chissacché
scoppio de n’arba senza nodi
in petto a n’a risorta libbertà.
(https://www.centrostudibelli.it/wp-content/uploads/2021/12/996-2019-3.pdf)
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