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I vertici di Eur Spa tornano nel mirino della Magistratura

Aperta una nuova inchiesta che ha toccato anche alcuni esponenti dell’imprenditoria romana

I vertici di Eur Spa tornano nel mirino della Magistratura che, nei giorni scorsi, ha reso noto di aver aperto una nuova inchiesta che ha toccato anche alcuni esponenti dell’imprenditoria romana.

Nel registro degli indagati sono finiti Mauro Miccio, che fu amministratore delegato dell’ente durante la giunta Veltroni, Paolo Cuccia, presidente dal 2004 al 2009, nonché Riccardo Mancini, anche lui ex ad e attualmente indagato nell’ambito di Mafia Capitale, Gianluca Lo Presti, direttore generale dell’ente fino a pochi mesi fa, e Pierluigi Borghini, che di Eur Spa fu presidente e si candidò al Campidoglio.

Oltre a loro anche alcuni esponenti di spicco dell’imprenditoria romana sono finiti nell’occhio della Magistratura. Si tratta di Luigi Abete, Ugo Cedrangolo e Filippo Chiusano, tutti orbitanti intorno a Cinecittà Entertainment e al Luneur. Le indagini sono coordinate dal pm Paolo Ielo.

Eur-Spa-targaProprio la faccenda del Luneur sarebbe al centro dell’inchiesta. Nel 2007 Mauro Miccio decise di non rinnovare la concessione per il parco giochi, preferendo indire una nuova gara vinta dalla Cinecittà Entertainment di Luigi Abete. A partire da quel momento Saverio Pedrazzini, presidente dell’associazione giostrai, avvia una lotta contro un affidamento da lui ritenuto illegittimo. Le modalità con cui il bando fu stato affidato sono passate anche per il vaglio dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici e dell’Anac. 

L’inchiesta è stata aperta nel corso dell’ultima estate, ma i dettagli sono stati resi pubblici solo ora.

Ci eravamo già occupati di Eur Spa in un’inchiesta che metteva in luce la facilità con cui i vertici dell’ente, per il 90% in mano al MEF e per il restante 10% al Campidoglio, sembravano aver dialogato tanto con le giunte di destra che con quelle di sinistra. I nomi degli indagati – seppur innocenti fino a sentenza definitiva – sembrano darci ragione. Si tratta di nomi e cognomi afferenti a tre diverse amministrazioni capitoline e legati a doppio filo col destino di un quartiere paradossale e contraddittorio.


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