Categorie: Costume e Società
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Cari amici muti

Voi non siete sordi, né ciechi, né silenziosi.
Ascoltate bene anche le parole sussurrate, cogliete ogni balenio o lama di luce lontana, gradite i fuochi d’artificio e gli amplificatori assordanti.
Tutto insieme, tutto come scritto sui libri vecchi delle abitudini non digerite, dei riti sempre uguali in lingue sconosciute, non colti nei loro significati, non scanditi dai segni dei tempi che le grandi Tradizioni invece tengono in gran conto.
Cogliete ogni movimento meccanico, ma state zitti, muti.
Non esprimete giudizi, né positivi, né negativi, perché nessuno, di coloro che avevano bisogno dei vostri silenzi per gestire potere, ha mai lavorato per la vostra crescita civile e generativa, per il bene di tutti, uguali, degni, liberi di capire e di esprimere la propria opinione.

Ma ci sono occasioni in cui dite qualcosa: quando siete invisibili, quando non vi firmate, quando credete che non sarete giudicati per la vostra incolpevole vacuità. Quando state nei vostri gruppetti di interesse piccolo piccolo.
E se qualcuno vi dice: “Amo questa comunità, la mia comunità, per la quale possiamo fare molto, tutti insieme, ciascuno dando e mettendo a disposizione quello che sa e possiede. Facciamo coesione, esaminiamo insieme i punti critici, più urgenti per assicurare ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, di ambedue i sessi, un futuro sicuro e partecipato qui, a casa nostra!” Ci giriamo dall’altra parte, per vedere se passa “quello con la giacca” (ci avete fatto caso, i politicanti portano la giacca pure a ferragosto…) a cui chiedere la fatidica raccomandazione.

Ma chissu che vvo’?” (Cosa vuole costui?)
Niente, per me.
Tutto per questi giovani che sento discutere nei bar davanti a boccali di birra. Trattano tanti argomenti, ma se chiedete loro di questa Comunità, si mettono a ridere: “Non vedo l’ora de riparti’ per Roma, jécchi se more e bbasta!”

Se qualcuno crede che sto inventando, sono pronto a ripetere e dimostrare la veridicità di tutto anche in un pubblico dibattito.
Nessuno vuole comandare, ma vedere insieme se è possibile vederci chiaro su tanti argomenti di interesse comune. Ne ho scritti 12 io, ma voi ne avrete sicuramente altri, soprattutto i giovani.

Un ultrasettantenne, che non ha niente ancora da desiderare per sé e che è stato tanto fortunato, vuole parlare coi giovani e cogli amici che non sono muti.
Organizzate qualsiasi incontro dove voi dite e producete concetti ( “La favola del mio Borgo” é stato un esempio di spettacolo attivo) e non state a vedere passivamente quello che altri fanno, dietro vostro pagamento.
Avete tanto da dire e da fare.
Coraggio.
Noi anziani vi diamo una mano, molto volentieri.
Vi voglio bene.


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