Chiudono piscine e palestre, i romani si avvicinano al Golf
Adesso c’è chi lo chiama limbo. Eppure, più che tormentosa attesa, è un sali e scendi sul filo della curva epidemiologica, con regole rinnovate, nuovi divieti e un vivere alla giornata che avevamo messo da parte settant’anni fa. Così, se riusciamo a guardarci per un attimo col distacco del bambino che ripete una pagina del suo libro di storia, non vediamo soltanto un’onda anomala travolgere le nostre abitudini, ma il maestoso salomonico incedere di Moby Dick. Affogano i modi affrettati, persi in centri concentrici gli egoismi, con un colpo di coda il mostro ci allontana tutti di un metro almeno, genera nuovi equilibri ancora schiumosi. Tra questi possiamo inquadrare l’inconsueto aumento delle iscrizioni ai corsi di golf. E’ tempo di andare a cercare lo swing che avevamo perduto, forse sepolto sotto a tutti i nostri ‘avrei voluto e potuto’.
“Sarà per questa nuova necessità di stare all’aria aperta ma noi, come altri colleghi in altri circoli, stiamo riscontrando un consistente nuovo interesse per il golf – afferma Roberto Terrinoni, Maestro Professionista presso il Golf Club Parco de’ Medici – Ho molti nuovi allievi, per di più giovani, tra i 30 e i 40 anni”. Il Maestro Roberto, professionista PGAI e FIG, che ha visto nascere il Golf Club, si siede davanti al piccolo tavolino da caffè, la vista sul tappeto verde del campo, e continua: “Sta andando bene pur mancando tutta la parte estera: mancano i golfisti stranieri, soprattutto americani, asiatici e nord europei. Pensi che noi avevamo una agenzia viaggi svedese che ci portava sessanta, settanta persone a settimana, che significava anche 35 – 40 camere tutti i giorni. Poi c’erano i cinesi, gli americani, manca quindi una grossa fetta. Ora ci sono gli italiani… io non ci speravo proprio, pensavo ‘qua siamo rovinati’ e invece…”
L’Hotel Sheraton a fianco è legato al Club?
“Si, è la stessa proprietà”.
Il Golf Club Parco de’ Medici nasce negli anni novanta, cosa è cambiato da allora?
Il paesaggio: trent’anni fa da qui tu vedevi le macchine sul raccordo. Adesso neanche sai che siamo in mezzo a due autostrade, stando qui dentro non te ne accorgi ma prima tutte queste piante non c’erano. Questa un tempo era una sorta di discarica che poi l’Ing Gaetano Rebecchini, volle convertire in un campo da golf. Tutto iniziò nel 1985”.
Quanti sono i soci attualmente?
“Oggi siamo 480 soci, in evoluzione! Nel senso che ne abbiamo già una trentina pronti per diventare nuovi soci nel 2021”.
“Dai quarantacinque ai settant’anni ma ci sono anche tre quattro novantenni”. Si ferma, neanche a farlo apposta, per salutare il maestro, una signora snella, caschetto di capelli bianchi: “ho fatto dei tiri oggi… se ci fosse stato il mio maestro a vederli… ma sai che faccio? Io conto i passi: se sono 130-140 sono stata brava!”, se ne va con la sua sacca a passo spedito e Roberto ci fa sapere che ha novant’anni, “ha iniziato a giocare quando ne aveva 82, ed è fantastica!”
Il golf è uno sport per tutti?
“Si”.
Adatto anche ai bambini?
“Si, dai sette anni in poi. Se vuoi diventare un buon giocatore devi iniziare a quell’età lì, tra i sette e i dieci anni”.
Quali sono i requisiti essenziali per diventare un buon golfista?
“Ci vuole molta dedizione e allenamento, ci vuole molta pratica nel golf. Si deve avere abbastanza tempo a disposizione per poter fare solo questo. Non puoi fare mille cose come tanti ragazzi di oggi: la piscina, il calcetto, questo e quello.. Di solito i campioni o i giocatori molto bravi a livello nazionale e internazionale nascono da famiglie che già giocano a golf, perché i giocatori giocano, il sabato e la domenica lo passano inchiodati sul campo da golf, allora il figlio li segue e poi a sette, otto anni comincia a giocare. Si deve anche avere un carattere abbastanza forte per non farsi deviare da altro, una volta che si entra nel golf si è un po’ costretti a mantenere un certo stile di vita e, comportandosi tutti allo stesso modo, è difficile che subentri qualcosa che ti trascini fuori dalle righe. Anche io andavo in discoteca da ragazzo, però era una volta ogni tanto e comunque le quattro del mattino non le potevo fare, la mattina dovevo giocare, dovevo fare le gare. In Italia questa cosa qui non è molto sentita, noi italiani siamo un po più ‘allegri’, all’estero no, i ragazzi vanno al college, prendono anche borse di studio se sono bravi a giocare a golf, ma devono portare i risultati altrimenti non vanno avanti. Si divertono come tutti i giovani perché hanno bisogno anche loro di svagarsi ma quelle pazzie delle nottate in discoteca o a fumarsi lo spinello, questo no, perché poi non reggi, non ce la fai e in campo si vede. Devi rendere e se non stai al passo degli altri stai fuori. Ci vuole quindi dedizione e forza di volontà”.
Parliamo del turismo legato al Golf, quali sono in questo periodo le perdite dello Sheraton?
“Andiamo verso il 70-80 % di perdita. Per gli alberghi è un bagno di sangue”.
Il Presidente dell’Associazione Botteghe Storiche di Roma, in una recente intervista, ha commentato l’importanza di un certo tipo di turista, generalmente proveniente dall’America, più disposto a spendere in prodotti di qualità. Che tipo di turista è il golfista?
“Fino agli anni novanta, il turismo golfistico a Roma non c’era molto perché non esistevano alberghi abbinati al golf. Ora invece si viene a Roma per giocare a golf e per visitare la città. Il golfista è un turista di un certo livello, frequenta lo Sheraton, compra la maglietta col gadget del club, il cappellino, la pallina logata del circolo, gli piace mangiar bene…”
Come sta andando il ristorante del Club?
“Ultimamente sta riprendendo, la gente si sta muovendo un po’ di più, fermo restando il rispetto del distanziamento sociale per cui si lavora un po’ meno rispetto a prima. A pranzo oggi abbiamo occupato un settanta/ottanta coperti, prima ne facevamo centodieci ma non va male”.
Avete avuto la possibilità di organizzare gare in questo periodo?
“Si, siamo stati fermi come tutti dal 9 di marzo al 18 di maggio, per il lockdown, dopo le gare anche di circolo sono reiniziate con alcune regole disposte sia dal DPCM, sia dal CONI e dalla Federazione Italiana Golf, tutto un vademecum su come comportarsi. Le abbiamo attuate e svolgiamo le gare regolarmente”.
La prossima?
“Abbiamo una gara di ammissione per professionisti all’ Alps Tour, una gara quindi di professionisti novelli. Chi si qualifica entrerà appunto nell’Alps Tour Golf che è un circuito internazionale”.
È proprio nelle gare ancor più evidente dove i venti di poppa ci stanno portando. Se non lo avete capito già, lasciate che ve lo dica Hardy Greaves: “è divertente, è faticoso, te ne stai là su quell’erba verde verde e te ne stai solo tu e la palla. E non te la puoi prendere con nessun altro se non con te stesso: è l’unico gioco che conosco in cui ti puoi dare una penalità da solo, se sei onesto. E molte persone lo sono”. (La leggenda di Bagger Vance – Regia di Robert Redford)
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