Dal 1 giugno al 22 luglio il Complesso Monumentale del Vittoriano ospita “Radici. La memoria del passato e le nuove generazioni. Nuovi materiali e tecnologie per la costruzione dell’identità storica…
Il complesso edilizio “La Gomma” a Monteverde
In occasione del centenario della nascita dell’architetto lucano Attilio Lapadula (Pisticci, 1917 – Roma, 1981) si ricorda un complesso di cinque edifici realizzato nel 1960 insieme all’ingegnere romano, Vinicio Brancaleoni, classe 1922, nel quartiere di Monteverde.
Si tratta di un complesso intensivo costituito da cinque edifici di cui quattro disposti a pettine perpendicolarmente ad uno, e ciascuno di essi, è suddiviso per “scale” che ospitano da un minimo di 32 ad un massimo di 36 famiglie, in appartamenti di varia metratura con piccoli balconi, oppure al pianterreno con un grazioso giardino.
Il complesso è dotato anche dell’immenso sotterraneo garage, la cui copertura era di un materiale gommoso, ora rimosso, lungo un camminamento che si sviluppava nell’edificio dorsale, meritando così, al complesso, il soprannome di “La Gomma”, da parte degli abitanti della zona.
Attilio Lapadula fu il noto architetto che realizzò non solo il Palazzo della Civiltà Italiana (1937), oggi conosciuto come il “Colosseo Quadrato”; ma anche la piattaforma per i tuffi “la Ruota” nello stabilimento Kursaal di Ostia (1950), frutto di una felice collaborazione con il noto ingegnere Pierluigi Nervi, autore della Sala intitolata a suo nome, in Vaticano; e costruì, inoltre, il complesso del Collegio dei Padri Scalabriniani (1969), che oggi ospita l’attuale sede del Consiglio Regionale del Lazio sulla Via Pisana.
L’ingegnere Vinicio Brancaleoni è l’attuale amministratore unico della società di progettazione, consulenza e servizi per l’ingegneria, fondata nel 1981 e trasformata dal 2002 in società di ingegneria “EDIN”, presieduta dal figlio Fabio. Nel 1960 partecipò al concorso per un monumento sul tema dello Sbarco dei Mille da realizzarsi a Marsala, collaborando insieme al gruppo di progettazione capeggiato dallo scultore Luigi Scirocchi (Roma, 1905-1989). Dal 1996 stilò vari testi tematici sul recupero di Palazzo Ruspoli di Nemi e sulla chiesa di San Salvatore in Lauro di Roma. E’ stato anche autore di poesie, di cui viene menzionata, dai siti di “Senigallia notizie”, “Voce misena” e altri, quella relativa ad un curioso orologio cinquecentesco, ad andamento antiorario, posto sulla torre del Castello medievale dei conti Brancaleoni, di Piobbico, in provincia di Pesaro e Urbino.
La collaborazione tra Lapadula e Brancaleoni si limitò al solo complesso intensivo, che si sviluppa sull’area utilizzata come scenario per il romanzo “Ragazzi di vita” di Pasolini, e conosciuta con il nome di “bagno delle traverse”.
La strutura occupa infatti il terreno delimitato dalle strade di Via di Donna Olimpia, Via Giovanni Filippo Ingrassia, Via Damaso Cerquetti, e Via Pasquale Revoltella.
Questo terreno veniva chiamato, anche dagli abitanti della zona, il “bagno delle traverse”, perché era un’area, disposta in un avvallamento, appartenuta ad una società insediata, nel 1934, la parmense Cledca, acronimo della Società Anonima “Conservazione Legno e Distillerie Catrame”, che si estendeva dal civico 68 di Via di Donna Olimpia fino all’atuale Piazza Henry Dunant. Nel suddetto avvallamento veniva svolto il lavoro di catramazione delle traverse, per realizzare i binari dei treni. La società fu dismessa nel 1950, secondo testimonianze di ex-operai raccolte da Augusto Pompeo nel 2005, e fu appunto scenario pasoliniano, come i “grattacieli” popolari di Via di Donna Olimpia e la vicina scuola elementare “Giorgio Franceschi”, nei suoi romanzi.
Per una più facile inflessione dialettale romanesca, Pasolini la chiamò, nei suoi racconti, “Ferrobedò”, identificandola con la società genovese “Ferrobeton”, fondata nel 1908 per la lavorazione del ferro e del cemento (beton), che aveva, a quei tempi, più di una filiale; per esempio, a Palmi, dove vi lavorò il padre dell’attore Vittorio Gassmann; oppure a Padova, vicino la città di Casarsa in cui Pasolini visse, prima di stabilirsi definitivamente a Roma. Tra le sue mansioni, la Società genovese trattava il proprio materiale di produzione immergendolo in una sostanza, simile al “bagno delle traverse” della società Cledca. A questa similitudine si deve, a mio avviso, la scelta dell’inflessione dialettale, da parte dello scrittore bolognese.
In riferimento, invece, alle quattro strade che delimitano il complesso, esse sono state istituite dal Comune di Roma proprio tra il 1960 e il 1961, intestandoli a personaggi vissuti tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo. Giovanni Filippo Ingrassia (Regalbuto, 1509-Palermo, 1580) era stato un benemerito nel campo medico, Pasquale Rivoltella (Venezia, 1796-Trieste, 1869) invece, in quello industriale e Damaso Cerquetti (1876-1941) nell’educazione dei giovani, mentre la Via di Donna Olimpia esisteva già dal 1931, in memoria dell’ambiziosa Donna Olimpia Maidalchini, morta nel 1657 a San Martino al Cimino, in provincia di Viterbo.
La realizzazione, quindi, di questo complesso edilizio entra nel pieno della storia di Monteverde, sia per tutti i suoi riferimenti pasoliniani e alla storica fabbrica, sia per l’aspetto architettonico e per la sua identificazione con l’urbanizzazione conseguita al benessere generale degli anni ’60.
Gianfranco Pedrocchi
18 Maggio 2017 alle 19:52
Per quanto mi ricordo lo smantellamento della Cledca avvenne tra il 1956 e 1957. In contemporanea venne realizzato lo stabilimento di Salone. Colla chiusura del sito di via Donna Olimpia fu eliminata l’attività propriamente chimica /con riduzione del personale) ed a Salone rimase solo il trattamento delle traverse.
Makaa Jade
19 Maggio 2017 alle 09:47
Grazie per le sue ulteriori precisazioni storiche di cui mi farebbe piacere conoscere le fonti dal momento che divergono da quelle utilizzate. Mi farà sicuramente piacere qualsiasi altro suo intervento. Grazie
Gianfranco Pedrocchi
6 Ottobre 2019 alle 19:01
Mio padre Giuseppe Pedrocchi diresse lo stabilimento CLEDCA dal 1945 al 1965 (data della sua morte). Alcune volte mi portò a vedere le traverse accatastate e come venivano spostate all’interno dello stabilimento. Ricordo personalmente la frase di mio padre (ero ancora bambino) “oggi fanno saltare lea ciminiera alta” mentre andava allo stabilimento ormai smantellato. Comunque la data da me riportata non concorda con quella della foto (1959) riportata da Monteverdein. Probabilmente mi sono confuso con la data dell’avvio del nuovo stabilimento di Salone (1957) che avrebbe sostituito quello di via Donna Olimpia-
Spaccafumo
8 Luglio 2017 alle 14:38
Da qualche parte credo di aver letto di una caratteristica fiamma sempre accesa sulla “Ferrobedò” pasoliniana. Sapete voi dove?
Gianfranco Pedrocchi
6 Ottobre 2019 alle 18:42
A mio parere la fiamma sempre accesa non era della CLEDCA (Ferrobedò) ma della Purfina (la raffineria di Roma ) poco distante adiacente la stazione Trastevere