

Villa Gordiani, 5 marzo 2021. Ancora uno stupro, ancora tanto da fare
Alla vigilia della giornata dell’8 marzo assistiamo ad un nuovo episodio di violenza su una ragazza nella parte est di Roma. La vittima è una ragazza di 22 anni, che ieri mattina – 5 marzo, mentre faceva jogging nel Parco di Villa Gordiani nel quartiere Prenestino, è stata sorpresa alle spalle da un uomo e poi è stata violentata dallo stesso. La ragazza dopo aver chiesto aiuto è stata trasportata in stato di shock all’ospedale Sandro Pertini per gli accertamenti del caso.
Purtroppo, non è un episodio nuovo ma è un copione che si ripete infinite volte. Ancora una volta ci troviamo davanti ad un fallimento della prevenzione e della risposta efficace alla violenza, e tutto punta i riflettori sul grande problema dello stupro radicato nella nostra società.
In Italia oltre il 30% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito qualche forma di violenza fisica o sessuale, e proprio della cultura dello stupro e del consenso ne avevamo parlato lo scorso novembre qui Senza consenso, è violenza (abitarearoma.it) .
Non tutti lo sanno ma dallo scorso dicembre 2020 siamo senza Piano Nazionale Antiviolenza. La violenza contro le bambine, le ragazze, le donne è una violazione non solo fisica o morale ma una vera e propria violazione dei diritti umani che quando non porta alla morte, segna la vittima psicologicamente e fisicamente.
Durante quest’ultimo anno, con l’emergenza Covid, le chiamate ai centri antiviolenza sono aumentate di oltre il 71% e in Italia ogni 3 giorni si consuma un femminicidio. Una donna deve essere libera di essere chi è, di mettere quella gonna considerata troppo corta, quei tacchi troppo alti, di correre nel parco della sua zona senza paura, di tornare a casa la sera senza accelerare il passo nella via buia del suo quartiere. Il Piano Nazionale Antiviolenza è necessario, deve essere riapprovato perché previene e protegge la violenza di genere. E se voi continuerete ad abusare di noi, noi dovremmo continuare a chiedere “protezione”. Ci dite che non siamo sole, ma non è così. E quando toccano una, toccano tutte.
Fedez e Francesca Michielin cantano in questo Sanremo 2021 “Chiamami per nome”, una canzone d’amore, certo, ma le prime parole dicono “Oggi ho una maglia che non mi dona / corro nel parco della mia zona / ma vorrei dirti non ho paura” e in quel “vorrei” c’è tutta la paura del mondo di ogni ragazza che lì fuori corre nel parco con le cuffiette alle orecchie. Ed è ancora una volta un problema culturale.
E per cambiare una cultura bisogna lavorare ogni giorno, tutti i giorni.
Le “giornate per” non bastano, non sono più sufficienti perché noi siamo stanche.
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