

Un’emergenza silenziosa ma sempre più pressante si sta insinuando tra le strade di Roma, dove il diritto all’abitare è diventato una sfida quotidiana per migliaia di cittadini.
Secondo uno studio di Scenari Immobiliari, nei prossimi dieci anni la Capitale avrà bisogno di 95mila nuove abitazioni per far fronte alla crescente difficoltà di trovare una casa accessibile.
I numeri parlano chiaro: 20mila case per chi ha un reddito annuo sotto i 18mila euro, altre 75mila per coloro che guadagnano fino a 40mila euro.
Una richiesta imponente, rivelata durante un convegno organizzato da Ance-Roma Acer, l’associazione nazionale dei costruttori edili.
Ma la domanda che preoccupa è una sola: ci saranno soluzioni concrete o la crisi abitativa continuerà a dilagare?
Roma, con il suo fascino senza tempo e la sua storia millenaria, sta diventando una città sempre più inaccessibile per molte famiglie.
I redditi crescono lentamente, molto meno della media nazionale: dal 2010 al 2022 gli stipendi sono aumentati solo del 12,7%, mentre nel resto del Paese la crescita è stata quasi del 20%. Nel frattempo, l’inflazione è schizzata al 23%, erodendo ulteriormente il potere d’acquisto.
A fronte di queste difficoltà, il mercato immobiliare non ha fatto sconti: tra il 2010 e il 2024, i prezzi delle case nuove sono cresciuti dell’8,8%, quelli delle abitazioni già esistenti del 13,1%, mentre gli affitti sono aumentati del 5,1%. Trovare un tetto sostenibile è diventato sempre più un lusso.
Di fronte a questo scenario, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha lanciato un appello chiaro: “servono più risorse, sia nazionali che europee“. Intervenuto al convegno insieme agli assessori Zevi (Casa e Patrimonio) e Veloccia (Urbanistica), ha evidenziato come la città soffra di un deficit di 70mila abitazioni, coinvolgendo senza dimora e inquilini delle case popolari (Erp).
“La carenza di alloggi è evidente e riguarda anche l’Ater (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale)”, ha spiegato Gualtieri, sottolineando la necessità di un piano da 100 miliardi di euro a livello europeo.
A Roma, invece, il Pd ha individuato 220 milioni di euro da destinare all’acquisto di nuove case: 1.500 abitazioni da realizzare, anche se ne servirebbero almeno 6mila solo per coloro che hanno un punteggio superiore a 30 nelle graduatorie.
La soluzione? Secondo il primo cittadino, “serve una collaborazione tra pubblico e privato”, per evitare le classiche concentrazioni di edilizia popolare che rischiano di creare quartieri-ghetto.
Il modello proposto punta su un’edilizia mista, integrata con interventi di rigenerazione urbana. Ma il problema rimane: dove trovare le risorse?
A dare una prospettiva più tecnica sono gli stessi costruttori, rappresentati dal presidente di Ance Roma-Acer, Antonio Ciucci. Secondo lui, il problema non è solo fare più case, ma realizzarle in modo sostenibile, accessibile ed efficiente dal punto di vista energetico ed economico.
Una delle strategie potrebbe essere quella di densificare i piani di zona della legge 167, oltre a recuperare il patrimonio pubblico inutilizzato, non solo del Comune ma anche dell’Ater, attraverso partnership con privati.
L’assessore Zevi, invece, ha annunciato un piano strategico su quattro assi principali:
Acquisto di nuovi alloggi per ampliare l’offerta abitativa.
Recupero di edifici pubblici e privati abbandonati per trasformarli in abitazioni.
Riforma del welfare abitativo, che sarà discussa a breve in Assemblea Capitolina.
Creazione dell’Agenzia dell’abitare, un organismo dedicato alla gestione della crisi abitativa, con una delibera pronta nelle prossime settimane.
Il quadro delineato è chiaro: Roma ha bisogno di case, e ne ha bisogno subito. Se non verranno trovate soluzioni efficaci, la crisi abitativa rischia di peggiorare, lasciando migliaia di famiglie in una situazione di crescente disagio.
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