

Materiali di scarto riversati nel Tevere, proprio sotto le impalcature del Ponte di Ferro.
La denuncia, che ha suscitato un’ondata di indignazione, arriva dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Stefano Erbaggi, e dal presidente del movimento ambientalista Ecoitaliasolidale, Piergiorgio Benvenuti.
Secondo quanto segnalato, detriti e rifiuti prodotti dal cantiere di manutenzione del ponte sarebbero stati gettati direttamente nelle acque del Tevere.
“La riapertura del ponte di Ferro – spiegano Erbaggi e Benvenuti – slitta nuovamente a causa dei ritardi nei lavori di recupero, avviati dopo l’incendio dell’ottobre 2021.
Dopo diversi rinvii, il completamento dell’intervento è previsto per fine febbraio, ma ciò continua a causare significativi disagi al traffico nelle zone di Marconi, Ostiense, San Paolo e Magliana.
A ciò si aggiunge l’inquinamento del Tevere: nel letto del fiume, infatti, come documenta un video, le persone impegnate nella realizzazione dell’intervento, gettano quotidianamente alcuni materiali.
Chiaramente, per l’Amministrazione comunale è tutto normale. Emergono anche preoccupazioni relative alla qualità e alle modalità degli interventi”.
Altra nota dolente è quella del progressivo slittamento della fine dei lavori sul ponte: “Gli interventi in corso fanno parte dei lavori previsti per il Giubileo del 2025.
La riapertura, inizialmente prevista per settembre 2024, è stata posticipata prima a dicembre 2024, poi a gennaio 2025 e infine a febbraio – continua la nota -. Chiediamo che siano avviati immediati accertamenti per verificare lo stato dell’inquinamento nel tratto del Tevere interessato dai lavori.
Tali verifiche, però, non devono comportare ulteriori ritardi nella conclusione dei lavori, ma è fondamentale fare piena luce sulle modalità con cui vengono eseguiti gli interventi.
Non è tollerabile continuare a inquinare il fiume Tevere. Ribadiamo la necessità di interventi urgenti per la piena riqualificazione e la difesa della biodiversità di questo tratto di fiume urbano”.
Il Ponte dell’Industria, meglio conosciuto come Ponte di Ferro, è uno dei simboli storici e architettonici della città di Roma.
Situato nel quartiere Ostiense, collega via del Porto Fluviale con via Antonio Pacinotti e rappresenta una testimonianza significativa della rivoluzione industriale nella capitale.
Il ponte venne costruito tra il 1862 e il 1863, durante il governo pontificio di Papa Pio IX, in un periodo di forte spinta verso la modernizzazione delle infrastrutture.
Inizialmente, il ponte non era stato progettato per i veicoli: fu costruito per consentire il passaggio della linea ferroviaria che collegava Roma al porto di Civitavecchia, essenziale per lo sviluppo commerciale della città.
La struttura fu interamente realizzata in ferro e ghisa, seguendo una tecnologia innovativa per l’epoca, che lo rese uno dei primi esempi di ponte metallico a Roma.
Per questa ragione venne subito soprannominato “Ponte di Ferro” dai cittadini, un nome che rimane ancora oggi.
I materiali utilizzati furono importati dall’Inghilterra, dove le tecniche ingegneristiche per la lavorazione del ferro erano particolarmente avanzate.
Con l’espansione della città e il declino del trasporto ferroviario su quella tratta, alla fine dell’Ottocento il ponte perse la sua funzione originaria.
Nel 1911 venne adattato per essere utilizzato da pedoni e veicoli, mantenendo però la sua struttura originaria in ferro.
Questo cambiamento segnò l’inizio della sua integrazione nella viabilità urbana.
Negli anni successivi, il Ponte di Ferro divenne un collegamento cruciale per i quartieri Ostiense, Testaccio e Marconi, zone che stavano vivendo un rapido sviluppo industriale.
Il Ponte di Ferro ha avuto anche un ruolo simbolico durante la Seconda Guerra Mondiale. Durante l’occupazione nazista di Roma, divenne un passaggio strategico utilizzato dai partigiani e dalle truppe alleate per i loro movimenti nella città. La sua posizione lo rese un punto focale di operazioni militari e resistenza.
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