Fontana di Trevi a numero chiuso: assoturismo contro il biglietto per visitarla

Secondo il Campidoglio, questa misura migliorerebbe la qualità dell'esperienza turistica, ma per Brocchi è una mossa azzardata

La proposta di far pagare l’accesso alla Fontana di Trevi è destinata a far discutere. Per Daniele Brocchi, direttore di Assoturismo Confesercenti Roma, si tratterebbe di un’iniziativa volta “solo a fare cassa”, senza alcuna reale attenzione per la tutela del monumento.

L’idea, lanciata dall’assessore al Turismo Alessandro Onorato e sostenuta anche dal sindaco Roberto Gualtieri, nasce con l’obiettivo di ridurre il sovraffollamento attorno a uno dei simboli più iconici di Roma, ma non convince tutti.

Ad oggi, il piano non è ancora definito nei dettagli, ma le indiscrezioni parlano di un ingresso obbligatorio controllato da hostess e steward, con prenotazione anticipata e un biglietto di 2 euro per 30 minuti di visita.

Secondo il Campidoglio, questa misura migliorerebbe la qualità dell’esperienza turistica, ma per Brocchi è una mossa azzardata, anzi “diabolica”.

Una Fontana concepita per la città, non per il turismo di massa

Storico dell’arte oltre che dirigente dell’associazione, Brocchi sottolinea come la Fontana di Trevi, progettata da Nicola Salvi, sia stata creata in un’epoca molto diversa da quella attuale, priva delle dinamiche del turismo di massa che oggi caratterizzano il centro storico.

Le piazze e le strade di Roma, spesso ridimensionate nel corso dei secoli per esigenze abitative, non sono state pensate per accogliere flussi così elevati di visitatori.

Far pagare l’accesso e contingentare gli ingressi, avverte Brocchi, rischia di snaturare la funzione stessa del monumento: “La Fontana di Trevi non è solo un’opera da ammirare, ma un bene culturale immerso nella vita quotidiana della città. Pensare di isolarla o limitarne la fruizione è impensabile”.

Problemi di mobilità e criticità per i residenti

Un altro aspetto sollevato da Brocchi riguarda l’impatto di un progetto del genere sulla vita quotidiana dei romani, in particolare dei residenti e delle attività commerciali che circondano la piazza.

Già oggi la gestione dell’area è problematica, tra venditori ambulanti, traffico caotico e la difficoltà di mantenere l’interdizione ai veicoli. Introdurre ulteriori restrizioni potrebbe peggiorare la situazione e allontanare i residenti.

Secondo Brocchi, far pagare 2 euro per una visita di mezz’ora è “ridicolo”, considerando che Roma ha sempre vantato una cultura accessibile e gratuita per tutti. “Mettere un prezzo su un bene come la Fontana di Trevi è un segnale negativo, un obolo che verrà utilizzato solo per tappare i buchi di bilancio”.

L’overtourism: un fenomeno inevitabile?

Tra le motivazioni che hanno spinto il Campidoglio a valutare queste misure c’è l’eccesso di turismo, il cosiddetto overtourism. Tuttavia, Brocchi non risparmia critiche nemmeno su questo fronte: “Odio la parola overtourism, come odio termini come storytelling o briefing.

Il turismo di massa è un fenomeno naturale, che ha alti e bassi e non può essere fermato. Anzi, più si tenta di bloccarlo, più si rischia di aggravare il problema”.

Per Brocchi, la soluzione non sta nel limitare gli accessi, ma nel migliorare i servizi e applicare normative più efficaci. “Gli amministratori dovrebbero viaggiare di più e osservare come si gestiscono i flussi turistici in altre città del mondo”.

Soluzioni alternative: percorsi controllati

Sebbene Brocchi sia contrario all’introduzione di un biglietto a pagamento, non nega che il problema del sovraffollamento esista. Per lui, una soluzione più pratica potrebbe essere quella di creare percorsi controllati, come avviene negli aeroporti.

Si potrebbero indirizzare i turisti attraverso un sistema di accesso da via San Vincenzo, con uscita su via delle Muratte o piazza dei Cruciferi. Un passaggio snello e rapido davanti alla Fontana, almeno durante i mesi di alta stagione”.


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