Franco Mulas, uno sguardo lucido dell’arte sul 1968

Mostra di pittura (Opere dal 1968 al 1973) alla Galleria Andrè, in via Giulia, fino al 7 aprile 2018
Redazione - 29 Marzo 2018

Alla Galleria Andrè, in via Giulia 175 – Roma è stata inaugurata la mostra Franco Mulas ’68 – a cura di Lorenzo Canova con i testi in catalogo di Enzo D’Arcangelo e Tommaso Di Francesco, con il supporto dell’Archivio delle arti elettroniche – Laboratorio per l’arte contemporanea – Università degli Studi del Molise. La mostra è visibile fino al 7 aprile 2018 – Orari: martedi-venerdi 10.30-12.30 / 16.00-19.30 – 24marzo e 7 aprile: 16.30-19.30 – 30 marzo chiuso – tel 06 6861875 – 344 1306387.

Nell’ambito delle celebrazioni del Sessantotto, si distingue questa ricerca pittorica di un artista che ha vissuto in prima persona quel periodo, soffrendone le contraddizioni ma anche esaltandone le conquiste sociali attraverso immagini significative. Non si può riassumere un periodo così intenso e partecipato anche a livello mondiale, ma si possono dare alcuni frammenti delle interessanti annotazioni in catalogo, per suscitare il desiderio di confrontarsi con il linguaggio delle immagini che il nostro autore ha prodotto con grande equilibrio morale. Interessante l’uso della maschera del Gilles, ovvero la maschera larvale o la maschera neutra, usata in teatro come maschera di base che precede l’azione, ma anche qui con riferimento alla maschera dolorosa di Pierrot, dove la lacrima è sostituita dalle gocce di sangue.

Dal testo Dialogo sul potere delle immagini di Lorenzo Canova:

– In cinque decenni, Franco Mulas ha tracciato un arco lungo e ricco di capitoli iniziato con una figurazione di grande rigore che ha saputo raccogliere sollecitazioni internazionali e lo stimolo decisivo della Pop Art americana, con espliciti omaggi a James Rosenquist, che però non si declinano nella linea di una banale imitazione di modelli d’oltreoceano, ma che si collocano in modo autonomo e del tutto personale in un più ampio contesto italiano ed europeo, dove anche il pittore raccoglie anche le suggestioni di Francis Bacon sul dinamismo e la destrutturazione della figura in opere dove la critica di quegli anni ha colto la dimensione di critica all’Iperrealismo avvicinando piuttosto Mulas ad artisti come Vespignani, Guerreschi o Cremonini o anche Ipousteguy, senza dimenticare gli echi più distanti della pittura di Hopper. –

Tommaso Di Francesco aggiungeSi è parlato per Franco Mulas di confluenze di elementi di Rosenquist, di Blow Up di Antonioni, di Godard, di pensiero di Rudi Dutshke, di “benessere alienante”. Meglio ancora aggiungeremmo, di Basaglia, di Laing, di Marcuse, di Benjamin. C’è nei dipinti, “L’immaginazione non ha preso il potere”, “Le pietre d’Europa”, “Dialogo sul potere”, “Nous sommes tous indesiderables”, “Ritorno all’ordine”, “Gilles alla Bastiglia”, “La cause du peuple” tutta la frenesia dei corpi, la forza carnale della loro solitudine. Insieme all’algido del tempo che si ripropone eguale, al freddo delle maschere bianche dei volti delle persone-moltitudini, alla carne sbranata e ricomposta degli uomini e dei cani stradali, alla litania compulsiva delle file in attesa negli ingorghi autostradali. C’è l’inizio dell’antropologia contemporanea del malessere profondo, ineludibile, narrata con il colore lucido che vuole rimanere e non offuscarsi.-

Franco Mulas nasce a Roma nel 1938. Studia pittura all’Accademia di Francia a Roma, città in cui tuttora vive e lavora. La prima mostra personale, con una presentazione di Renzo Vespignani, si tiene alla Galleria “Sagittario” di Bari nel 1967. Espressione significativa della formazione dell’artista risulta la prima serie di quadri: “Week-end” (Omaggio a Rosenquist) del 1967-1968. Fra il 1968 e il 1969 dipinge una serie di dipinti ad olio su tavola, ispirati al maggio francese e alla contestazione urbana. Sempre prendendo come soggetti i problemi della violenza e l’oppressione dei mass media, Mulas elabora due nuove serie di dipinti: nel 1971 e 1972 le “Pitture nere”, nel 1974 e 1975 gli “Itinerari”. Nel 1980 espone alla Galleria Il Ferro di Cavallo di Roma “Autoritratto Identikit”, quattro autoritratti frontali costruiti con la tecnica dell’identikit. Nello stesso anno 1980 la XXXIX Biennale di Venezia presenta la sequenza “L’Albero rosso” di Mondrian, inserendo l’artista, impegnato in una nuova definizione del rapporto natura-storia, nella sezione Architettura “GRAU. Della fine degli anni Novanta è l’impegno al nuovo ciclo pittorico “Schegge”, esposto a Teramo alla Galleria “Forlenza” nel 2005, ed insieme ai cicli “Finzioni” e “Big-Burg”, all’ “EXMA” di Cagliari. Nel 1989 vince il Premio “Presidente della Repubblica” per la pittura. Nel settembre 2000 è nominato Accademico Dell’Accademia Nazionale di San Luca. Nel 2011 viene invitato alla 54° Biennale di Venezia. Nel 2013 al Museo Bilotti di Roma espone il ciclo “Spaesaggi”. Nel luglio del 2017 presenta presso il Palazzo dei Capitani del Popolo di Ascoli Piceno la mostra “DEFRAG”. Opere 1967-2017, realizzando anche lo Stendardo della Quintana del 2017.

 

FOTO DI VALTER SAMBUCINI

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1 FRANCO MULAS

2 BIANCA CIMIOTTA LAMI PRESIDENTE FIAP E L’AUTORE

3 LE PIETRE D’EUROPA 1969

4 NOUS SOMMES TOUS INDESIRABLES 1969

5 RITORNO ALL’ORDINE 1969


Commenti

  Commenti: 2

  1. Fabrizio Leonardi


    L’ho considerato un vero artista da quando ho visto le sue prime opere tanti anni fa. I suoi quadri provocano in me forti sensazioni rispecchiano alcuni sentimenti che sono dentro di me ma che non riesco a esprimere.

  2. Adriana Argentini


    Grazie, un bellissimo regalo per noi che abbiamo apprezzato tantissimo la sua arte e che abbiamo goduto della sua amicizia

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