Intervista a Lilith Di Rosa

Il suo romanzo Russian roulette, edito da Bompiani è da pochi giorni in libreria
di Maria Pia Santangeli - 27 Maggio 2015

Abbiamo intervistato Llith Di Rosa, rocchigiano in parte, che è stato finalista lo scorso anno alla trasmissione televisiva Mastepiece con un suo romanzo Russian roulette, edito da Bompiani e da pochi giorni in libreria. Il libro sarà presentato mercoledì 27 maggio alle ore 18, alla libreria IBS, in via Nazionale 254/255 (fermata metro Repubblica), a cura di Giancarlo De Cataldo e Stefano Bussa.

Lilith Di Rosa

Lilith Di Rosa

Facendo un piccolo passo indietro, puoi raccontarci un po’ il “dietro le quinte” di Masterpiece. Che cosa noi spettatori non abbiamo visto? Quanto la rivalità fra voi concorrenti era autentica, sincera e quanto era invece voluta, richiesta dallo spettacolo?

Non credo che un programma televisivo abbia avuto, e avrà mai più (purtroppo), una tipologia così particolare di partecipanti. Chi scrive spesso non ha una pacifica convivenza con la propria componente emotiva, dietro le quinte questa caratteristica capitava che esplodesse. Ognuno di noi ha dovuto fare i conti con le proprie fragilità, anche con le proprie forze, a volte inaspettate. Le personalità più affini si sono avvicinate, quelle meno stabili, come la mia, hanno finito per avere dei crolli vertiginosi che in TV non si sono visti. Magari nell’ultima puntata a cui ho partecipato, quelli con un occhio più fine, o semplicemente quelli che mi conoscono, hanno percepito il mio stato di caos. Per la rivalità, la parte di spettacolo che ci era richiesta, il tempo ha cancellato questi particolari, lasciandomi come la sensazione di essere un reduce che ormai ha dimenticato i colori delle divise altrui, avvertendo solo un affetto cameratesco verso chi, con me, ha condiviso un’esperienza irripetibile.

download (1)Parliamo del tuo romanzo Russian roulette. Prova a darcene un’idea e dirci  quanto in questo romanzo viene dalla tua esperienza personale? C’ è un personaggio nel quale ti identifichi?

Un libro di formazione o, se volete, di de-formazione, terminato qualche anno fa. Un libro che scruta nell’animo del protagonista che si trova ad affrontare il fatidico momento del passaggio da giovane a uomo, senza la volontà di crescere e senza averne la capacità. Affrontando le proprie insicurezze, affrontando relazioni sentimentali, affrontando discorsi complicati come l’amicizia e il mondo del lavoro. Tutto questo in una città straordinaria come Amsterdam. Il protagonista prende le basi dal mio vissuto, nei momenti dove si spinge l’acceleratore, invece, ci sono molte componenti di fantasia.

Prima di lasciare “andare per il mondo” un tuo scritto, lo  fai leggere a qualcuno, chiedi pareri, consigli o segui solo il tuo giudizio, il tuo istinto?

Non ho una regola fissa, in linea di massima non faccio leggere le mie cose praticamente a nessuno, poi ci sono tante varianti, alcune ragazze che mi hanno accompagnato durante Russian roulette hanno letto spezzoni del libro.

Dar Ciriola

Come è nata la tua passione per la scrittura?

La passione per la scrittura è nata di pari passo con quella per il cinema e per la musica. Nascono da un bisogno naturale di scoprire mondi altrui, nascono dal bisogno quasi fisiologico di esprimere le proprie emozioni, la propria visione delle cose, soprattutto dalle domande prive di risposte che si hanno nella vita, dall’infinità di dubbi che mi ha sempre accompagnato.

Hai dei romanzi del cuore? Quale romanzo o saggio dell’ottocento porteresti nella solita isola deserta e quale dei moderni?

Ne ho tantissimi di romanzi nel cuore, che cambiano come importanza durante i vari stadi della vita, ora mi viene in mente Una vita, il primo romanzo di Italo Svevo uscito nel 1892, poi Il primo dio di Emanuel Carnevali, mi pare uscito postumo. Carnevali è un autore che non mi stancherò mai di nominare, almeno per fare in parte giustizia ad uno scrittore che in vita non ebbe mai pace e che non sarà mai riconosciuto per il genio che è stato.

Il secondo romanzo è terminato? Vuoi darcene un’anticipazione o facciamo silenzio per scaramanzia?

Ho scritto diversi racconti e inizierò presto il nuovo romanzo, però, per scaramanzia preferisco non parlarne.


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