La Bibbia ha quasi sempre ragione

Invito agli incontri che si svolgeranno presso il Centro Culturale Lepetit a partire dal 25 ottobre ogni venerdì alle 19.00

Diciamolo francamente: la Bibbia ha torto solo quando dà ascolto agli scienziati. E la scienza deve avere sempre torto, è la sua ragion d’essere. Suona strano, ma è quanto mai banale ciò che ho scritto.

Bibbia è una parola plurale, significa “i libri”: è una biblioteca con libri di ogni tipo, a loro volta spesso collezioni di autori, epoche e spiritualità diversi. Vi sono testi eziologici (ovvero racconti fantasiosi sull’origine di qualche nome o consuetudine), epopee (come lo sono l’Odissea o l’Eneide, per intenderci), libri storici (secondo il modo di fare storia di quell’epoca, come le cronache di un Tacito, ad esempio), molte poesie, alcuni libri di “filosofia” (secondo lo stile dell’epoca), manuali del buon vivere, romanzi storici e poi canti, fiabe, testi legislativi… Se non si comprende cosa si sta leggendo, si prendono delle cantonate tra il comico e il ridicolo: leggere come testo scientifico una poesia – peraltro splendida – in onore della bellezza del creato (il primo capitolo del Genesi) è come contestare la mancanza di basi scientifiche per la poesia Soldati di Ungaretti («si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie»); dimostrare in modo trionfale che Giobbe non è mai esistito per dire falsa tutta la Bibbia è ridicolo come dimostrare la falsità dell’eliocentrismo notando che a discuterne nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galilei sono tre personaggi inesistenti.

Dire che il libro di Tobia è un falso per le sue incongruenze storiche è come sostenere inutile leggere i Promessi sposi, perché di Renzo e Lucia non sappiamo niente dalle cronache dell’epoca. Ogni tanto qualcuno scopre che nella Bibbia ci sono delle contraddizioni, anche all’interno dello stesso libro, e grida alla scoperta come se nessuna delle persone che l’abbia letta, studiata e copiata parola per parola in questi ultimi tre millenni se ne fosse mai accorta. 

Da un testo religioso molti si aspettano l’assoluta mancanza di errori di qualsiasi tipo, un contenitore di verità e perfezione. Specifichiamo allora in cosa consista la verità, perché spesso è su questo che ci si confonde. La già citata poesia di Ungaretti intitolata Soldati è vera o falsa? Già la domanda non ha senso ma, se vogliamo fare le persone precise, possiamo dire che i soldati non sono foglie, la guerra non c’è stata solo in autunno, le foglie non hanno consapevolezza di cadere, la morte è cosa ben più complessa del cadere di una foglia; è quindi meglio leggere qualche libro storico sulle ultime guerre mondiali. Chi sostenesse però una tale tesi si dimostrerebbe stupido e ignorante.

Nessun libro di storia, nessuna cronaca, per quanto dettagliata possa essere, farà capire l’esperienza della guerra quanto quella poesia. Allora, per la nostra vita, quale testo è più “vero”, quale ci fa sentire realmente cosa provi un soldato: il manuale scolastico o la brevissima poesia di Ungaretti? Così, se vuoi conoscere la campagna napoleonica in Russia, devi leggere E.V. Tarle, se vuoi capirne il vissuto, ti consiglio Guerra e pace di Tolstoj: qual è più veritiero? Se devi fare una conferenza, il primo; se vuoi capire gli uomini e te stesso, il secondo.

E le fiabe dei fratelli Grimm sono vere o false? Gli orchi non esistono (almeno credo), ma il senso della storia raccontata è profondamente vero, reale, concreto, verificabile nella vita di ogni giorno. Le verità raccontate raggiungono profondità inaspettate che quelle scientifiche non conoscono; le verità bibliche colpiscono la nostra visione del mondo e di noi stessi, e per questo possono suscitare rifiuto, rabbia o disapprovazione.

Sono verità “calde”. Che due più due faccia quattro o cinque non cambia invece la nostra vita (se non al supermercato), ci lascia tranquilli, non aggiunge o toglie alcunché alla nostra quotidianità; per questo l’accogliamo con facilità, anche a volte senza verificare, disposti persino a cambiare opinione all’occorrenza.

La Bibbia parla di verità eterne in base alle quali decidiamo della nostra vita e vi diamo un senso: è inevitabile che queste possano essere vissute come un’aggressione alla nostra identità; su quelle non sbaglia. La Bibbia parla di Dio – che è immutabile – e dell’uomo nella relazione con il Padre celeste, gli esseri umani e tutto il creato – e il fondo del cuore dell’uomo è lo stesso in ogni epoca: sono cose che valgono sempre. Dove sbaglia invece la Bibbia?

La scienza è in continua evoluzione e regolarmente riconosce come falso ciò che fino a poco tempo prima era dato per certo e definitivo. Quanto riportato nella Bibbia è ciò che gli scienziati dell’epoca sostenevano – non i sacerdoti, non i teologi, non i profeti, ma gli scienziati. È degli scienziati che non ci si sarebbe dovuto fidare. Quando Giosuè chiese al sole di fermarsi, fu perché tutti gli scienziati della sua epoca (siamo nel XIII secolo a.C.) erano concordi nel sostenere il geocentrismo. Ci vollero dieci secoli perché Aristarco di Samo sostenesse la centralità del sole, ma fu presto “confutato” da Tolomeo, che dominò fino a Copernico (cioè al XVI sec. d.C.).

Anche la descrizione copernicana era tuttavia imperfetta e quando ci si volle cimentare Galileo Galilei, fece un disastro, cercando di dimostrare la rivoluzione della terra attraverso il movimento delle maree: niente di più lontano dalla realtà. Le discussioni dell’epoca erano acerrime e il papa decise di mettere tutti a tacere finché non ci fossero prove decisive e inequivocabili a favore di una o dell’altra teoria. Galileo non obbedì, prese in giro il papa nel suo Dialogo e ne pagò le conseguenze.

Per una volta che il papa non seguì gli scienziati più in vista e non permise che si insegnasse ciò che non era stato ancora ben dimostrato (ed era infatti stato dimostrato in modo erroneo), ancora se ne fa colpa alla Chiesa. Riassumendo: quando la Bibbia segue gli scienziati della propria epoca, sbaglia e la colpa è della Bibbia (non degli scienziati); quando il papa non segue gli scienziati della propria epoca – che erano ancora divisi tra le diverse teorie – la colpa è del papa (non degli scienziati arroganti e in errore come Galilei). 

Non do colpa alla scienza, capiamoci. La scienza è attività umana e come tale soggetta a errori, incertezze, approfondimenti ed evoluzione; la possibilità dell’errore è alta e una certa approssimazione necessaria, e questo non rappresenta un problema. Il problema se lo fanno i rabbiosi nemici della Chiesa, che non hanno fede nel Dio eterno, ma ripongono un’incrollabile fiducia in ciò che, per sua natura, è in continuo cambiamento.

In ogni caso, le contraddizioni della Bibbia non dimostrano ch’essa è inaffidabile? Le sue leggi non sono assurde per una sensibilità moderna? Dio, d’altro canto, sembra non aver voluto offrirci un manuale del bravo credente, ma mostrarci piuttosto come il suo amore lo abbia spinto a rapporti d’amicizia con gli esseri umani e come quest’amicizia cambi il cuore dell’uomo e influenzi il suo comportamento, le decisioni di Dio.

Questo lo racconta attraverso i miti più antichi e il resoconto di molti avvenimenti storici, lo canta con i salmi e lo dimostra con i documenti giuridici, lo fa argomento di riflessione nei libri sapienziali e lo mostra all’opera nei profeti. Anche i libri più giuridici infatti non sono che tappe di una sempre maggiore intimità tra Dio e i suoi fedeli, sono gradini della crescita spirituale di ciascuno dei suoi amici.

D’altronde, così come Dio si è fatto uomo in Gesù, così la sua sapienza si è espressa con le parole umane della Sacra Scrittura. Nulla Dio vuole fare senza l’uomo e a tutto si adatta per farsi conoscere; la Bibbia non è esente da errori proprio per questa ragione, né alcuno ha mai creduto diversamente (salvo qualche predicatore televisivo americano, più esperto di denaro che di dottrina). Il Corano è creduto essere senza errori, pronunciato parola per parola da Dio, da parte dei musulmani e il libro di Mormon sarebbe stato addirittura copiato da un originale su tavole d’oro disceso dal cielo secondo i mormoni.

La Bibbia no, essa è stata scritta e copiata dagli uomini ed è a un tempo parola di Dio e parola degli uomini: Dio ha ispirato gli autori perché comunicassero il suo pensiero, ma questi sono rimasti liberi di scrivere come credevano meglio per comunicare ciò che Dio aveva messo nella loro mente e nei loro cuori. 

Vi sono altre cose da conoscere per riuscire a penetrare nella mentalità semitica di qualche millennio fa, ma questo lo vedremo insieme, se lo vorrete, negli incontri che si svolgeranno presso il Centro Culturale Lepetit (via R. Lepetit 86 – Roma) a partire dal 25 ottobre ogni venerdì alle 19.00. Spero di incontravi lì, per leggere, capire, discutere e gustare i testi che hanno segnato la storia del mondo e forse anche la nostra vita.


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