Categorie: Costume e Società
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Le esternazioni

Quando accade qualcosa di clamoroso, vedo che ci sentiamo tutti tutti coinvolti e i nostri discorsi, dovunque, comunque, riguardano il fatto eclatante di turno.
Vince l’Italia con l’Austria o con la grandissima squadra belga? Ogni persona, anche quelle che non capiscono il fuorigioco o la rimessa laterale, sono lì a festeggiare, a urlare il proprio entusiasmo, a fare baldoria con i vicini, i colleghi, i coinquilini.
Papa Francesco entra ‘improvvisamente’ al Gemelli per un intervento chirurgico? Anche gli atei, gli agnostici, i musulmani, gli indù sono rattristati e ci tengono ad augurare la pronta guarigione a Bergoglio, insieme, con partecipazione indistinta e generale, “in bocca al lupo”!…
Muore, purtroppo, Raffaella Carrà? Il cordoglio è unanime, la gente piange, dovunque, la tristezza è il cemento della nostra società, anche di quelli che non l’hanno mai vista (ci sono, sapete, ci sono!) la TV del sabato e non hanno mai conosciuto il tuca-tuca…
Mi piace questo ritrovarsi tutti insieme intorno ad un fatto esaltato e spiattellato da tutti i mass media, è bello, è significativo…
Ma….
Ma quest’unanimità, costruita dal sistema delle notizie facili e, diciamo, da tutti comprensibili, non è un po’ sospetta, sintetica, artificiale, segno di piattume?
Posso parlare del valore profondo della costruzione di team capaci di fare cose eccezionali, come ha fatto un unico gestore di risorse umane come Mancini? E aggiungere che è una cosa da travasare in campo politico, cosa più fondamentale della vittoria sulla Spagna?
Posso dire che i messaggi di comunione e di Fede universale inviati da Bartolomeo, dall’Imam del Cairo, da Costruttori di pace e di Progresso agnostici, al Gemelli a Francesco, evidenziano valori più significativi e più pregni di valori della stessa salute, pur preziosissima, di questo grande Servo nella Vigna del Signore?
Posso sottolineare che le proposte di Raffaella nello spettacolo leggero italiano e mondiale, appena poco dopo l’approvazione di leggi sul diritto familiare e in un periodo di esasperazione politica, anche violenta e cruenta, hanno aiutato tutti a capire, a stemperare, a collocare i problemi concreti nella giusta dimensione, con lo stile pacato, col ritmo “naturale” e di tutti i giorni, con il buon senso e le capacità di una professionista che non si è mai montata la testa?
Non ci interessano le unanimità, ci insospettiscono, e vorremmo che i giornalisti e i politologi si sforzassero molto più professionalmente di portare i loro utenti a crescere, a sfaccettare le loro opinioni personali e a imparare a confrontarsi su “diverse” posizioni, anche quando sembrerebbe molto più comodo e ben accetto agli opinion makers cretini dire tutti le stesse banalità.

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