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Lettere in valigia

Dal Santuario della Madonna della Civita

Una vecchia e piccola valigia, non chiusa con lo spago ma con delle fibbie, con all’interno: libri, foto, cartoline, lettere in buste da lettera indirizzate a me. Pochi ricordi dei miei genitori.

Ieri mattina mi sono svegliato presto, molto presto, e ho pensato alla piccola valigia con le fibbie..

Trentaquattro anni senza pensare alla piccola valigia, ai ricordi chiusi all’interno. L’ho cercata, trovata, aperta, ho preso subito le lettere riposte in una copertina rossa, ho trovato anche la foto di mio padre, seduto su una sedia, con di fronte un tavolino, intento a scrivere su un foglio.  

Ho letto una lettera, ci ho ragionato su e ho deciso che il contenuto di qualche lettera potrebbe essere di interesse anche per qualche lettore di Abitare A. Per i luoghi, per le vicende, per gli anni a cui fanno riferimento.

Partiamo dal luogo, il Monte Fusco, con lo stupendo Santuario della Madonna della Civita, Itri (LT), vicino Gaeta e Formia, su cui Abitare A  ha pubblicato un articolo. Allego il link per chi avesse voglia di rileggerlo

https://abitarearoma.it/il-santuario-della-madonna-della-civita-itri-lt/

Lettera dal Santuario della Madonna della Civita, agosto 1980.

Attilio, avevo una decina di anni e mia madre mi portava alla festa della Madonna della Civita. 

Guardavo con timore e stupore le medagliette, la folla dei contadini seduti ovunque, o in piedi con le stampelle, pellegrini scalzi, bambini vestiti con saio da frate, mucchi di immondizia, il chiacchiericcio con il predominante dialetto del basso Lazio e tanto dialetto campano, pacchi di cuori e immagini votive depositati vicino alla statua della Madonna. 

“Per Grazie Ricevuta”, a mezzo il popolo che esprimeva un’antica religiosità popolare e contadini.che toccavano continuamente, con la mano, la statua della Madonna, pregando, piangendo, inginocchiandosi.

Giorni fa, sono tornato alla Madonna della Civita, sulla piazza davanti al Santuario, per la festa della Madonna, che ricorre il 21 luglio. Osservavo la folla che entrava e usciva dalla Chiesa, in apparenza la gente, di sempre, in festa. 

Idealmente ero con mia madre, ho fatto passo passo quello che facevo cinquanta anni prima, ma di quel mondo è rimasto poco, la società contadina non c’è più e con lei è scomparsa anche la religiosità popolare.

Anche l’immondizia è scomparsa, anche le medagliette, le stampelle e gli ex voto non ci sono più.

È scomparso persino il frate che riceveva personalmente, e anche umanamente, la candela del pellegrino.

Quante cose sono cambiate con il trascorrere degli anni. Forse è anche  la mia aspettativa che non si è concretizzata. 

Confesso che sono andato al Santuario per ritrovare “la mia infanzia”, rivivere per un istante anche l’antica religiosità, ma quell’atmosfera, purtroppo, non c’è più.


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