Lo “Studio D”
In via di Donna Olimpia vi è un’opera architettonica, il cui nome è “Studio D”, costruita “su misura” della committenza e chiamata così, presumo, per indicare sia l’ambiente destinato ad uno studio, sia l’iniziale del cliente, che è a tutt’oggi un noto personaggio nel mondo dello spettacolo, da sempre vissuto a Monteverde. Dopo gli esordi, negli anni ’60, in trasmissioni radiofoniche e poi in alcune trasmissioni televisive, come figurante, la celebre persona entra a far parte del cast di alcuni programmi, negli anni ’70, fino a condurne alcuni personalmente dagli anni’80, e collabora, a partire dagli anni ’90, anche per testate giornalistiche di notevole spessore in qualità di critico musicale e opinionista. Ha consolidato così la sua fama e, grazie alla sua strabiliante conoscenza in campo musicale, recentemente, ha curato alcune voci, relative ai generi musicali, per l’Enciclopedia Treccani.
Lo “Studio D” è stato realizzato nel 2009, da Valeria Emanuele, nata a Roma nel 1968, laureata nel 1996 con tesi sull’allestimento e la museografia, e iscritta all’albo degli architetti nel 1998. Ha collaborato, in ambito della didattica, per la Facoltà di Architettura dell’Università di Roma, e si occupa di progettazione e direzione dei lavori, sia nell’ambito residenziale sia commerciale, svolgendo la sua attività in campo di arredamento di interni, dal 2006, nel suo studio aperto a Roma. L’opera, qui presa in esame, è sostanzialmente, infatti, l’espressione di un arredamento di interni, destinato alla duplice funzione di luogo di conservazione o consultazione della vasta collezione del committente, ma anche di fruizione degli stessi spazi per la conduzione di una vita quotidiana. L’ambiente architettonico è inserito, infatti, in un appartamento privato, sviluppato su due piani, e ne occupa il piano inferiore, e così, l’architetto ha adattato il nuovo ambiente alla sua funzione di ingresso alla casa ed anche di luogo di studio, inserendo, da una parte un gioco di pannelli scorrevoli, qualora si volesse far prevaricare la funzione di passaggio, e dall’altra, una ben visibile scala a chiocciola, per delimitare i due livelli dell’appartamento. Predomina, inoltre, la scelta di colori primari caldi che si alternano in un sapiente equilibrio bicromo, sia nello sfondo parietale sia negli elementi che arredano l’ambiente.
La struttura è visitabile per la sua peculiarità architettonico-artistica grazie all’iniziativa dell’evento annuale OpenHouseRoma, che dal 2012, consente di visitare gratuitamente e su prenotazione, in un solo week end, il patrimonio moderno e contemporaneo di una città in continua trasformazione. Quest’anno la opportunità si è esaurita nel secondo week end del mese di maggio ed ha interessato anche l’opera in esame.
Vi consiglio dunque, alla prossima occasione, di visitare questo luogo, poiché vi si qualifica sia la musica sia l’arte, nel momento in cui la musica è espressa dalla assortita raccolta ivi presente, che considera anche la fiorente produzione eterogenea dell’odierna musica; e l’arte, invece, che è espressa architettonicamente dall’opera realizzata secondo l’attuale convinzione che tra funzione e forma del prodotto artistico possa esistere anche la totale indipendenza.
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