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Lotta senza tregua contro la Basf dei cittadini di Settecamini e Case Rosse

Venerdì 30 maggio, in corteo coordinato dai rispettivi comitati di quartiere e con Crescere Insieme e Forno Casale, hanno sfilato intorno alla fabbrica dell’oro e dei veleni

La lotta strenua dei cittadini contro il colosso Basf non ha tregua perché Case Rosse e Settecamini pretendono il diritto di vivere senza l’incubo di malattie che hanno già fatto vittime e minacciano ulteriori inasprimenti visto l’incremento delle attività di recente concesso allo stabilimento di via di Salone. Per queste ragioni, venerdì 30 maggio, in corteo coordinato dai rispettivi comitati di quartiere e con Crescere Insieme e Forno Casale, hanno sfilato intorno alla fabbrica dell’oro e dei veleni.

Con questa ulteriore manifestazione, centinaia tra adulti e bambini hanno nuovamente voluto manifestare tutto il loro malessere contro la multinazionale che grazie a leggi troppo permissive – unite all’indifferenza delle istituzioni  a cominciare da quelle locali – continua dal lontano 1956 a gestire un inceneritore di rifiuti tossici e pericolosi, venutosi a trovare data l’espansione della città,  nel bel mezzo di un agglomerato urbano.

“A Roma, nella capitale d’Italia – continuano a denunciare i cittadini – tra le case di popolosi quartieri e a meno di 300 metri  da un asilo nido, un inceneritore prosegue a spargere ininterrottamente veleni nell’atmosfera, sul suolo e nelle falde acquifere sottostanti. Per troppo tempo si è perpetuato questo oltraggio alla ragione, al diritto civile e a quello della salute.

Le vicende di queste ultime settimane fanno ben sperare: la magistratura si è finalmente attivata mettendo in luce il torbido che in questi anni le istituzioni hanno sempre fatto finta di ignorare o in alcuni casi favorito. Ora facciamo in modo che anche la politica ci ascolti perché la cortina fumogena alimentata dal silenzio e l’omertà delle persone si sta diradando. Un movimento forte di coscienze civili si è attivato per opera dei comitati di cittadini che si adoperano per far sentire ancora più forte il grave disagio di chi teme, ed a ragione, per la salute propria e dei propri cari. La giustizia farà il suo corso, ma ha tempi troppo lunghi. Quelli della politica possono essere brevi se opportunamente pressati dai cittadini. Per questo dobbiamo continuare a lottare finché non sarà concluso positivamente il tavolo per la delocalizzazione dell’inceneritore o dello stabilimento”.

La Basf, è importante continuare a tener presente, come è ampiamente documentato, costituisce un pericolo per la salute di chi abita o lavora nei suoi pressi. E’ pure da mettere sull’avviso i cittadini e le istituzioni che la sua pericolosità non può ragionevolmente limitarsi alla zona di Settecamini e Case Rosse che maggiormente avverte l’impatto, ma deve estendersi ad un’area ancora più vasta e dove le ripercussioni sono più subdole perché difficilmente collegabili alla fonte delle emissioni e che, infine, la “fabbrica dei veleni” accertata “insalubre di prima classe”, si trova a meno di 10 km dal Campidoglio e che la società BASF (ex Engelhard) continua a bruciare quotidianamente  dal 1956, tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi che leggi più permissive ed istituzioni locali meno attente attraggono da stabilimenti chimici di tutto il mondo verso la capitale d’Italia.

La Basf persevera nell’indifferenza alle grida dei cittadini preoccupati per la loro salute. Ricavare metalli preziosi dalla sua attività è molto lucroso. Quindi, di delocalizzare l’impianto non ne vuol sapere. Anche se questo minaccia pesantemente l’integrità fisica delle persone e dell’ambiente perché oltre allo stoccaggio di sostanze nocive e pericolose e alle emissioni tossiche nell’aria, da tempo rilascia nel fiume Aniene le acque reflue dei processi chimici.


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