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Mafia Capitale, cresce il numero dei personaggi coinvolti nella maxi inchiesta

I beni sequestrati ammontano a 200 milioni di euro

Massimo Carminati è stato arrestato dopo anni di impunità, l’anima nera della malavita capitolina è la chiave di volta di una delle più sconvolgenti inchieste della storia romana “Mafia Capitale”. Conosciuto come il pirata, il cecato, il Re di Roma, ha 56 anni, è un uomo algido e distaccato, vanta un passato come membro dei terroristi del Nar, ma è maggiormente noto come esponente della banda della Magliana, holding criminale che ha dominato letteralmente Roma in collusione con servizi segreti e poteri politici tra gli anni 70 e 80.

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Massimo Carminati

Sembrava impossibile fermare un uomo che da sempre è sfuggito a qualunque indagine, tra cui ricordiamo le assoluzioni per depistaggio per la strage della Stazione di Bologna e per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Nel 2000 fu inoltre al centro di un furto clamoroso e scandaloso: svaligiò un caveu della banca con l’aiuto di altri della banda della Magliana all’interno della Città Giudiziaria di Roma, riuscendo ad agire indisturbato proprio nel fortino della Legge. Il fine era quello di ottenere documenti segreti e ricattatori. Le sue numerose azioni criminose furono sempre facilitate dalla connivenza con forze dell’ordine ed esponenti della politica cittadina e nazionale, la sua zona di influenza nella Capitale era quella di Corso Francia, dove si era conquistato la posizione di uno dei boss più in vista e cardine degli affari criminali che contendeva addirittura all’ndrangheta e alla camorra tanto era temuto.

I banditi della Roma dipinta nella fiction televisiva di “Romanzo Criminale” si svegliano dunque dopo un lungo sonno, o forse come è più lecito immaginare, non si sono mai allontanati del tutto dalle strade che conosciamo. Per sopravvivere al mutamento è necessario che tutto rimanga com’è, per questo la malavita si è riciclata nel tempo assumendo ruoli più contemporanei e adatti alle esigenze odierne abbracciando ideologie scarne dove non conta più, come all’epoca, l’appartenenza politica, ma solo la logica del profitto e del guadagno. Nessuna distinzione, solo mercenari di se stessi.

L’inchiesta, condotta dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, nelle ultime ore ha coinvolto oltre 100 indagati e ha portato all’arresto di 37 persone con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, articolo 416 bis del Codice Penale. Sono partite le perquisizioni in Regione Lazio e Campidoglio e i beni sequestrati ammontano a 200 milioni di euro. Tra i personaggi coinvolti figura l’ex Sindaco Gianni Alemanno, la cui abitazione è stata visitata ieri all’alba dai Carabinieri, ma non è l’unico soggetto di spicco finito nel mirino e, nella cerchia, nonostante i maggiori esponenti risultino appartenenti al sottobosco di estrema destra e filo-destra, si contano anche protagonisti al di fuori dell’ex giunta capitolina. Il sistema criminale tratteggiato dagli inquirenti, infatti, include anche Eugenio Patanè, consigliere regionale del Pd, Mirko Coratti, attuale presidente dell’assemblea capitolina, Daniele Ozzimo, assessore comunale alla Casa ma anche Luca Odevaine, ex vice capo segreteria del sindaco Veltroni.

Uno dei volti chiave nell’ambiente è “Tanca”: Franco Panzironi, ex amministratore delegato dell’Ama, che nel 2012 era stato già rinviato a giudizio per oltre 841 assunzioni irregolari avvenute presso l’azienda per lo smaltimento dei rifiuti nel comune di Roma tra il 2008 e il 2009. Panzironi è tra gli arrestati a cui è stato contestato il 416 bis. Il suo ruolo nella “Cupola” sarebbe stato quello fare da tramite con l’Ama e con tutti gli appalti assegnati dall’azienda romana dei rifiuti.

“La Cupola ” è stata definita dagli inquirenti come una vera e propria “Organizzazione criminale di stampo mafioso operante nel territorio della città di Roma, la quale si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne derivano per commettere delitti e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici“.

Per questo un altro dato sconcertante e fondamentale è, come dichiarano i pm, il fatto che la Cupola “Può contare su rapporti che riguardano non solo la politica o le istituzioni in senso stretto, ma anche le realtà che agiscono nell’economia e che dalle istituzioni dipendono”. Un’altra pista si è aperta sulla “nuova piovra” che ha inghiottita la città: quella delle aziende di stato, precisamente a una delle società pubbliche più importanti in Italia: Finmeccanica, che da tre anni è al centro delle indagine di quattro procure per presunte tangenti internazionali.

Al centro dell’attenzione c’è la conoscenza stretta tra l’ex direttore commerciale Paolo Pozzerese e Carminati, che pare frequentasse la sede dell’azienda, come è stato dichiarato “Un dialogo che si sviluppa all’insegna della reciproca, profonda e non recente conoscenza tra i due, che consente un’interlocuzione su questioni personali – dai guai giudiziari alle vicende affettive politiche, istituzionali, economiche, criminali”. Per questo i pm sottolineano “Una conoscenza approfondita di Carminati delle dinamiche di potere e di quelle corruttive interne a Finmeccanica”. In un’altra intercettazione si sente Carminati riferire con una certa preoccupazione del ritrovamento di una microspia nel suo studio “Gli hanno trovato una perlina così ….inc… bersaglia’ a Pierpaolo…” e continua comunicando a Pozzerese dinamiche che coinvolgono le sue controllate e Finmeccanica.

La risposta dell’ex direttore commerciale è esplicita: richiede una protezione a Carminati come si evince dall’ordinanza “La conversazione spazia fino a toccare i vertici governativi e istituzionali, la loro posizione rispetto alle vicende interne di Finmeccanica, senza che questo generi la benché minima perplessità o esitazione da parte di Pozzessere, quasi fosse la cosa più normale del mondo che un apicale di una delle più importanti controllate pubbliche del paese interloquisca su tali vicende con un pregiudicato da gravissimi reati. Infine, a dimostrazione che non si è in presenza di un amarcord tra vecchi commilitoni, Pozzessere, in relazione alle sue attuali vicende, volge una specifica richiesta di protezione a Carminati”.

A questa intercettazione si lega quanto registrato in una conversazione tra il boss e il vero baricentro del sistema, che secondo i pm coincide Salvatore Buzzi, numero uno della cooperativa “29 giugno”, appartenente all’universo Legacoop. Ha dichiarato, riferendosi a Carminati in relazione a Finmeccanica, “Ma lo sai che mi dice Massimo? lo sai perchè Massimo è intoccabile? perchè era lui che portava i soldi per Finmeccanica! bustoni di soldi! a tutti li ha portati Massimo! non mi dice i nomi perchè non me li dice… tutti! Finmeccanica! ecco perchè ogni tanto adesso… 4 milioni dentro le buste! 4 milioni! alla fine mi ha detto Massimo <è sicuro che l’ho portati a tutti!> tutti!”.

Per comprendere appieno la rete intricata di omertà e sudditanza all’interno del sistema vale la pena citare un’ulteriore intercettazione datata 11 gennaio 2013 di Massimo Carminati che, nell’ottica di rafforzare il prestigio dell’organizzazione agli occhi di Cristiano Guarnera, altro indagato, utilizza una metafora, per descrivere la società nella quale “E’ la teoria del mondo di mezzo compà. …. ci stanno . . . come si dice . . . i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo … e allora …. e allora vuol dire che ci sta un mondo .. un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano”.

La Terra di Mezzo non è una metafora infelice o un concetto inafferrabile, ma veste di un realismo spietato e sfida ogni pedanteria intellettuale che ne cerchi un’interpretazione astratta. E’ quel luogo che non è più mondo e neanche sottosuolo, più simile a uno specchio in cui tutti, ma proprio tutti si riconoscono immuni e intoccabili. Volti puliti e azzimati camminano indisturbati con quella leggerezza propria degli intoccabili e indossando completi eleganti si aggirano nei palazzi del potere muovendo le fila degli stessi ingranaggi di sempre, mentre la manovalanza di pregiudicati e delinquenti opera silente al buio delle strade cittadine.

Carminati non sbaglia il colpo, neanche ora che è alla fine, perché la risposta è in medias res, al centro, nello spazio bianco, dove dita invisibili sistemano colletti bianchi e cravatte o forniscono armi a poveracci con gli occhi ciechi di futuro.


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