

Apri la posta elettronica e trovi quattro messaggi con cui Abitare A Roma ti inoltra altrettanti comunicati stampa. Nell’ultima comunicazione, la richiesta che temevi: “Potresti occupartene?”. Con poco entusiasmo per le tue vicende occupazionali – che poi sono le stesse di tante altre persone – procedi a leggere di che si tratta.
“Marchionne: Alemanno e Bonelli a piazza Corazzini? Ridicolo”. Procedo. “Rampini-Palumbo: cogliamo con grande sollievo che il sindaco Alemanno e il presidente Bonelli si siano svegliati sulla questione di piazza Corazzini”. Andiamo avanti. “Palumbo-Rampini-Bugli: da Bonelli trovata elettorale”. Ancora uno, posso farcela. “Marchionne: contestato Bonelli a Piazza Corazzini”. Amen.
Piazza Corazzini, dunque. Per chi non fosse al corrente dei fatti li riassumo a grandissime linee: si trova nel quartiere Talenti (prima Quarto, ora Terzo Municipio) e doveva sorgervi una struttura sanitaria privata, progetto non andato a buon fine al termine di una vicenda giudiziaria avviata col ricorso presentato da un gruppo di residenti.
La piazza era da allora rimasta in stato di abbandono, con le recinzioni del cantiere lasciate lì e le erbacce a crescere. Uno di quei tanti argomenti attorno ai quali i politici locali si accapigliano per un po’ (qualche malalingua dice che fanno finta) per poi passare ad altro; il copione è collaudato, con il tale o talaltro luogo che per una settimana diventa il centro del mondo, dopodiché torna nell’oblio senza che nulla sia cambiato, salvo riacquistare notorietà e importanza tanto improvvisa quanto nuovamente effimera.
Adesso che Cristiano Bonelli (presidente di centrodestra del Municipio) è andato di persona a dare una pulita – ma senza il sindaco Alemanno- gli altri (esponenti di centrosinistra, tra i quali Paolo Marchionne è lo sfidante designato di Bonelli alle imminenti elezioni amministrative) lo hanno criticato accusandolo di ricordarsi della piazza solo perché ci sono le elezioni dopo averla trascurata per lungo tempo.
Io avevo accuratamente evitato di incrociare l’argomento in precedenza non solo per mancanza di competenza e contatti per accedere alle carte giuste da esaminare, ma anche per totale disinteresse non reputandolo fondamentale quando invece è evidentemente considerato tale da diversi altri.
Insomma è l’ennesimo bisticcio, stavolta però non puoi esimerti dal trattarne dopo aver declinato l’invito per troppi articoli; ma per quanto ti sforzi di rileggere i comunicati di Marchionne, Rampini; Bugli, Palumbo e ripensi alla visita di Bonelli non puoi fare a meno di chiederti in che mondo vivano tutte queste persone, forse in un universo parallelo dove questi sono davvero i problemi più gravi di cui discutere e occuparsi. Una dimensione in cui la disoccupazione, le chiusure di aziende e i suicidi a loro legati non esistono, dove i servizi sono efficienti e accessibili a tutti, gli stipendi (per chi ce l’ha ancora) non sono una vergognosa elemosina.
Per carità, in astratto sarebbero anche temi interessanti e posizioni condivisibili dall’una e dall’altra parte, ma che stridono insopportabilmente se calate nella concretezza dello sfascio generale. Ti viene il dubbio che costoro non abbiano la benché minima idea di cosa voglia dire andare avanti con settecento euro al mese e un mutuo (per un monolocale in ultraperiferia) sulla groppa, che non sappiano quanto costino un litro di latte o di benzina.
Nessuno che ricordi come proprio nello stesso municipio di piazza Corazzini c’è stata una delle più grandi fabbriche italiane di televisori e radio, tutta roba che adesso si importa in massa da paesi dell’Estremo Oriente dove i diritti umani non esistono e il rispetto dell’ambiente meno ancora: erano posti di lavoro veri – non l’incarico in qualche municipalizzata magari per chiamata diretta – che sono andati bruciati mentre le uniche attività che tirano sono i compro oro e le stramaledette sale slot.
Ben che vada, in qualche comizio o tavola rotonda si parla di rilancio del commercio ma se vendi soltanto prodotti con gli occhi a mandorla è tutto inutile, non si crea un circolo virtuoso. Qualcuno ti dice “Eeeeh sono politici locali, questo è ciò di cui devono occuparsi, certe iniziative vanno prese dall’alto. E poi non parlarne male che te li fai nemici”.
A parte che per loro (e non solo) io giornalisticamente sono un autentico nessuno, non è così che deve funzionare cari miei; perché certe spinte dovrebbero partire proprio dal basso per arrivare ai piani alti, quelli delle stanze dei bottoni dove prima o poi alcuni di loro accederanno per forza.
E poi non è il singolo che andrebbe aiutato solo perché è amico di questo o quello: nel Ventunesimo secolo uno si aspetta che ci sia un livello di sviluppo tale che chiunque si trovi in sofferenza trovi l’aiuto della collettività, credi ingenuamente che nella corsa della vita se uno inciampa e cade non viene calpestato dalla folla ma aiutato a rialzarsi. In giro è uno sfacelo sociale ed economico, tu immagini che tutti loro si strappino i capelli per la rabbia, senza dormirci la notte per lo sforzo teso a una qualche ricostruzione.
Ma forse hanno ragione loro, sei tu (assieme a tutti gli altri come te) che hai una percezione distorta della realtà: va tutto bene, in Italia e a Roma il vero problema è piazza Corazzini. A posto così.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.