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Prendilo, Prendilo. Prendilo!

Nuovo gioco europeo a vinciperdi

Infine chi l’ha preso? L’abbiamo preso noi. Dove? No, via, siamo seri… L’abbiamo preso a Torino e subito carcerato come era ragionevolmente auspicabile.

Tuttavia in meno di una nottata il Generale Almasri, il torturatore delle carceri libiche, il pluriomicida, addirittura con le proprie mani, di giovani migranti detenuti, è stato immediatamente rimesso in libertà e riaccompagnato a Tripoli con volo di stato e tante scuse per l’equivoco commesso, dato che a noi italiani, Stato Sovrano, il mandato di cattura della Corte Internazionale non può e non deve condizionarci affatto, o in alternativa e più volgarmente: ci fa un baffo.

Altrimenti, cosa abbiamo imparato dalla prepotenza di Putin e dall’arroganza di Trump? Tanto per citarne due. 

Ma lasciando perdere le risibili giustificazioni a spiegarne il tempestivo rilascio con accompagno, quanto accaduto non può obiettivamente mettere alla gogna soltanto il comportamento dei nostri governanti, dal momento che Almasri era in vacanza per l’Europa, viaggiando in auto da una città all’altra, fermato, controllato e ignorato anche dalla polizia stradale tedesca, dormito negli alberghi in più di una nazione, per poi finire arrestato all’uscita dello stadio di Torino, dopo essersi gustato l’incontro Juve-Milan, sostenitore della padrona di casa della quale è tifoso fin dai tempi del compianto Gheddafi che aveva inviato anche uno dei figli a far parte della rosa dei giocatori nel club della Vecchia Signora, senza il successo sperato, nonostante i buoni rapporti con l’allora avvocato Presidente. 

E che fanno i solerti poliziotti italiani? Quello che era il loro dovere: lo arrestano, ignari di guastare il gioco fino allora esistito in tutta la scacchiera europea che gridava all’unisono: prendilo, acchiappalo, carceralo! Nel rispetto di un regolamento convenuto che prevedeva il gioco della mosca cieca, in barba alle molteplici prove e testimonianze di violenza e torture consumate sui migranti che, provenienti da più parti del continente africano, si fermano in Libia sulla riva del mare non potendo proseguire oltre, ché il Mediterraneo non si attraversa a piedi.

Perciò è inevitabile che qualsiasi migrante per raggiungere la costa dell’Europa avrà bisogno di ricorrere all’Anonima Traghetti, fin troppo conosciuta per gl’ingenti profitti incamerati, sia durante la permanenza dei disgraziati nei lager libici, sia per essere infine imbarcati a dismisura e a caro prezzo, su qualche gommone o carretta del mare, che se poi non arriva sulla costa europea, meglio così. 

In conclusione, in questo raid europeo dell’energumeno Generale, tacitamente il gioco dei partecipanti si svolgeva, per troppi interessi comuni, come se un passaparola, tipo telegrafo senza filo, avesse stabilito con ipocrisia che nessuno avrebbe dovuto riconoscerlo per arrestarlo e consegnarlo alla Corte Internazionale di Giustizia ONU. 

Scegli, prendi una carta e scarta i doppioni sul tavolo, al termine del gioco paga pegno chi resta con in mano l’omo nero, che stavolta è rimasto in mano a noi, ancora impreparati in un gioco internazionale dove -mettiamola così- il più distratto è destinato a perdere. 


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