Riqualificazioni, adozioni, volontariato e bellezza… Un’oasi al Tuscolano
Nel quartiere più densamente popolato d’EuropaAll’incrocio di via Emilio Lepido con viale Marco Fulvio Nobiliore, intorno alla pista ciclabile, un’oasi verde curata con determinazione da Francesco Burraffato. Da quando è andato in pensione molti anni fa, ha adottato prima le aiuole in via Servilio Prisco, poi ha riqualificato una parte del viale pedonale di Don Bosco Cinecittà, azione già segnalata nel marzo del 2017 da Roma Today. Alcuni anni prima io stessa avevo notato un timido tentativo di piantumazione, ma non pensavo potesse resistere, poiché all’epoca il sig Burraffato si portava l’acqua da casa con un carrello ed una tanica.
Ebbene adesso una grossa parte di quella terra secca e meta di eiezioni di cani di padroni maleducati, è diventata un giardino verde in mezzo agli alberi! Tra l’altro il Comune gli ha poi concesso l’istallazione di una fontana, così Franco non è stato più costretto a fare il pendolare del rifornimento idrico per le sue amate piantine. Adesso le persone passando lo salutano e lo ringraziano mentre sulle panchine si fermano volentieri giovani mamme con i bambini ed anziani a parlare, spezzando il traffico caotico ed il parcheggio selvaggio che li circonda, con la visione rilassante di un fresco giardino fiorito.
Franco non ama parlare di sé, ma della sua “missione” e l’area risulta molto pulita poiché viene da lui anche spazzata, le cartacce raccolte ed il tutto inserito in un apposito secchione, inoltre ha allestito una piccola edicola con gli articoli e la menzione speciale ricevuta alla prima edizione di Roma Best Practices, premio nato per valorizzare e mettere in rete le migliori idee, i migliori progetti e le migliori soluzioni per Roma – https://www.romatoday.it/eventi/cultura/best-practices-award-chi-ha-vinto.html
Roma ha un cuore verde, nonostante la troppo disinvolta antropizzazione subita nel tempo. Vi sopravvivono infatti antichi “sacri” frammenti (assediati dalla speculazione edilizia) situati in porzioni di territorio ancora verde. E’ proprio grazie a questo contenuto prezioso che, le grandi ville storiche ed i loro parchi, rappresentano ancora uno splendido polmone che non tutte le città hanno … Però questi settori costituiscono anche i corridoi verdi abbandonati che fungono da collegamento tra la campagna ed il centro, veri canali per scorrerie di animali selvatici, divenuti poi stanziali ed opportunisti, che fanno i loro nidi e tane anche nelle archeologie e si alimentano di rifiuti, non disdegnando offerte di cibo dalle mani degli stessi cittadini (per non parlare di quello che è successo durante il lockdown e delle attuali minacce del virus della peste suina portata dai cinghiali).
In particolare la creazione del quartiere Tuscolano (che ancora oggi detiene il triste primato di essere il quartiere a più alta densità abitativa d’Europa) ha permesso l’abbandono/degrado di antiche emergenze archeologiche (ville romane dei Settebassi, Tor di Mezzavia, le Vignacce, i nuclei abitati romani di piazza Don Bosco, via Luscino, via Lemonia, Piscine di Torrespaccata e Monte del Grano).
Con la Natura però bisogna sempre venire a patti (non dimenticando il monito di Bacone) essendo inevitabilmente la matrice di ogni forma culturale nonché del vero piacere fisico, dell’equilibrio mentale e fonte di ispirazione di arte e religione, ricordando che la parola cultura deriva dal latino colere, “coltivare”, poi esteso a quei comportamenti che imponevano una “cura verso gli dei”, da cui il termine “culto”.
C’è bisogno di ricordare che il termine Antropocene, coniato negli anni ottanta dal biologo Eugene F. Stoermer ed adottata nel 2000 dal Premio Nobel per la chimica Paul Crutzen, indica l’epoca geologica attuale, nella quale il genere umano ha già causato pesanti modifiche territoriali, strutturali e climatiche? Inoltre nuovi padroni si sono impossessati dell’economia globale attraverso la grande finanza, che viaggia in uno spazio sopranazionale, informatico, addirittura virtuale, contribuendo a rendere la nostra epoca caratterizzata da termini, usati da sociologi, psicologi, filosofi e politologi per descriverla, che indicano regressione e paura del futuro.
Infine le nuove generazioni (ma non solo) possono soffrire di una diffusa patologia per la cronica mancanza di contatto positivo con la realtà, sia fisica, rinunciando ad uscire da casa, sia sociale, sedotti da rapporti virtuali con immagini e comportandosi di conseguenza con le persone vere, trattate con violenza e prevaricazione, essendo stati sottoposti ad un inaridimento di quel controllo emotivo, (anche familiare) di empatia e responsabilità. Da tempo fortunatamente, Roma come Milano e poi anche altre città d’Italia, hanno reagito al degrado, alla mancanza di verde, di fiori, di bellezza e di contatto attivo e responsabile con la terra come matrice (insieme all’acqua e l’aria) della vita sul nostro Pianeta, ma anche del nostro equilibrio psicofisico.
A Roma dal 2015 è sorto Retake – https://retake.org/roma/ e chi non ha in mente la storica campagna Puliamo il mondo, Clean Up the World, creata già nel 1993 quando i fondatori di Clean Up Australia, Ian Kiernan e Kim McKay, proposero all’UNEP di trasformare Clean Up Australia in quella iniziativa di volontariato globale che mobilita ogni anno circa 35 milioni di volontari in 120 paesi – Legambiente è l’edizione italiana di “Clean Up the World”– https://www.youtube.com/watch?v=Gtpk9BuZxwI
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