Stranezze di città, Madonna della Capannuccia in viale dell’Acquedotto Alessandrino, quartiere VIII Tuscolano
Non cercata… ma trovata. Il ricordo di quel 17 maggio 1948Ci sono capitato per caso davanti alla cappella della Madonna della Capannuccia di viale dell’Acquedotto Alessandrino (quartiere VIII Tuscolano, zona Torpignattara),dove, il 17 maggio 1948, alcuni bambini raccontarono di aver avuto un’apparizione mariana.
Centinaia di volte sono passato in macchina, in bicicletta, correndo o camminando in viale dell’Acquedotto Alessandrino per andare verso via Casilina.
Ho attraversato più volte anche il parco Sangalli con i miei amici runners, mai però avevo disceso l’asfalto di viale dell’Acquedotto Alessandrino per andare in direzione di via di Tor Pignattara.
L’acquedotto Alessandrino l’abbiamo citato più volte nei nostri articoli, ultimamente per piazza dell’Acquedotto Alessandrino nell’omonimo quartiere.
Un viale e una piazza in due quartieri diversi nella Roma di oggi, distanti fra loro circa cinque chilometri ma unite dalle stesse arcate storiche dell’Acquedotto.
L’Acquedotto Alessandrino (Aqua Alexandrina) merita un rinfresco di memoria. Fu edificato nel 226 d.C. dall’imperatore Alessandro Severo e le sue acque venivano captate (prelevare acqua da una fonte naturale) da falde acquifere in località Pantano Borghese nei pressi del XIV miglio dell’antica via Prenestina, a circa tre chilometri a nord del comune di Colonna (di oggi).
L’Acquedotto transitava per Torre Angela (di oggi), in viale Palmiro Togliatti (di oggi), la Marranella (di oggi), Tor Pignattara (di oggi), Porta Magggiore (di oggi) ed arrivava alle Terme di Nerone (via di S. Eustachio di oggi), un percorso lungo circa ventitre chilometri.
L’Acquedotto Alessandrino, nel 1946, era sempre lo stesso con le sue arcate, il quartiere Tuscolano invece era un luogo molto diverso da quello che conosciamo oggi.
A seguito degli sventramenti per la costruzione di via dei Fori Imperiali e via della Conciliazione, molti romani si ritrovarono senza casa. Molti di loro si stabilirono in modo precario nelle vicinanze dell’Acquedotto, dove sorgeva un agglomerato di baracche con mancanza di servizi igienici, poca acqua, senza corrente elettrica e senza riscaldamento.
Tante le difficoltà, ma esisteva un forte senso di comunità e solidarietà tra gli abitanti delle baracche.
Cosa avvenne quando i bambini, in quel 17 maggio 1948, raccontarono di aver avuto un’apparizione mariana nelle vicinanze di una baracca nei pressi dell’Acquedotto Alessandrino?
Una baracca fu trasformata molto presto in una piccola cappella. Una cappella che divenne un luogo di culto e di pellegrinaggio, soprattutto per gli abitanti del quartiere.
La cappella della Madonna della Capannuccia divenne simbolo di speranza e un rifugio spirituale, oltre che un punto di riferimento per la comunità, un luogo dove riunirsi e pregare.
E oggi, cosa è cambiato dal dopoguerra?
La cappella della Madonna della Capannuccia riveste un’importante testimonianza di un passato difficile e di una comunità che ha saputo resistere e ritrovare la speranza.
Per noi oggi è anche la “stranezza di città”, trovata…involontariamente.
Sostieni Abitarearoma è importante, clicca qui! ↙
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che provvederà alla rimozione.