Una poesia e un cartiglio ligneo in ricordo di Alfiero Nena
Deposti ai piedi della statua della Madonna dell'Accoglienza, il 12 dicembre 2020 in Santa Bernadette a Colli AnieneAlfiero Nena sarà sempre vivo nella nostra memoria, finché la pacata mestizia del volto della statua di Santa Maria dell’Accoglienza, dal Maestro stesso creata, continuerà a suscitare sublimi emozioni. Quelle stesse che hanno ispirato Franca Battiston nel comporre la poesia che, prima letta durante la cerimonia funebre il 26 ottobre 2020, davanti al feretro del celebre scultore, nella stessa chiesa, e trascritta poi su un cartiglio di legno, è stata nuovamente letta e poi deposta ai piedi della statua, la sera del sabato 12 dicembre 2020.
La cerimonia è stata breve ma intensa e si è svolta prima della santa Messa, tenuta dal parroco Don Paolo che ha benedetto l’opera lignea, fine lavoro di intaglio di Giuseppe Falciatori .
La statua è ai piedi dell’altare della chiesa di Santa Bernadette a Colli Aniene dal 1991, lì intronizzata dal Cardinale Camillo Ruini allora Vicario del Papa per la città di Roma.
Anche se a distanza regolamentare causa Covid19, la chiesa era piena. C’erano le due sorelle di Nena, Anna e Francesca e il fratello Giorgio insieme con altri familiari e tanti amici. Al termine della Messa, in devoto raccoglimento, la Signora Foti a voce alta ha letto le parole incise: La dolcezza del suo sguardo / dimostra l’amore immenso / di una madre con in braccio il suo bambino. / L’amarezza del suo sorriso / il dolore di doverlo perdere. / Una sua mano come per cercare di trattenerlo / l’altra la rassegnazione nel doverlo donare. / Come a voler dire: Vorrei fosse mio / ma è vostro / così vuole Iddio ./ La manina di lui / un piccolo pugno / appoggiato sul di lei cuore. / L’altra che le accarezza il collo / come a voler dire: mamma, vorrei esser tuo / ma sono di loro / così vuole il Padre mio. / Il tutto avvolto in un mantello / come a porre un sigillo / ad un amore immenso / che si ritroverà e mai più si perderà.
In chiusura del cartiglio il saluto al compianto scultore: “le sue opere, caro maestro Nena sono meravigliose preghiere. Grazie”
S. Giovanni Paolo II chiese a Nena una copia della Madonna
Tra gli astanti c’era anche Luigi Matteo cognato dello scultore che per oltre quarant’anni gli ha curato l’archivio. Ci ha confidato: “Questa piccola cerimonia, questo piccolo gesto sta a dimostrare la devozione della gente ispirata da questa madonna e la gratitudine al sommo Alfiero Nena che in una lontana sera verso la fine degli anni 80, nei locali di un anonimo negozio in Via D’Onofrio che fungevano da parrocchia, assecondò la richiesta pressante di Marisa, sua prima moglie, e di Don Carlo Lombardi primo parroco di Colli Aniene, di fare una madonna per la nuova chiesa. E gli diedero anche il tema: doveva essere “accogliente” come le giovani mamme che avevano cominciato a popolare i palazzi del nuovo quartiere. Promessa che, nonostante la frenetica attività di quegli anni, mantenne in breve tempo. Ci lavorò per tutto il 1990. Nel 1991 la statua era finita. Talmente bella che Don Carlo disse: deve vederla il papa! E il 9 ottobre dello stesso anno la statua fu portata nella Sala Nervi in Vaticano per la benedizione di S. Giovanni Paolo II che ne restò affascinato e chiese in una battuta a Nena: perché non ne fai una anche per me? Lo scultore non se lo fece ripetere e da quel modello venne fuori una stupenda replica in bronzo che fu ufficialmente acquisita dal Capitolo dei canonici nel 1996 e posta nel primario Museo Tesoro di S. Pietro in compagnia delle opere del Pollaiolo, di Donatello, di Michelangelo. Un’altra replica di questa statua si trova dal 1994 a Mauès in Amazzonia commissionata e portata colà dal Vescovo Dom Mario Pasqualotto e le preghiere di una mamma disperata davanti a quella statua hanno prodotto anche un miracolo. Ma vorrei aggiungere che mai il termine ‘accoglienza’ fu così profetico. Proprio in quegli anni cominciarono le grandi migrazioni con gli albanesi, i polacchi, nordafricani e via via i disperati delle guerre e della fame. Ne restammo tutti frastornati, cominciarono i primi dibattiti accaniti. Chi ci fece capire subito la realtà fu la gente comune del brindisino, dei siciliani, dei lampedusani che senza arzigogoli, senza troppi cavilli, con la loro accoglienza spontanea frutto di millenni di ospitalità sacra per lo straniero, ha salvato la faccia prima ai nostri politici e poi alla pigra Europa. Nena la pensava così; tanto è vero che al Centro Fidia da lui fondato ci furono addirittura cicli di conferenze su questo tema. E quando nel 2006 scolpì la porta bronzea “Giovanni Paolo II” per lo stesso museo vaticano, accanto alla figura del papa pose un bambino di colore dai capelli riccioluti a cui il pontefice addita la figura di Cristo. In questa Madonna dell’Accoglienza Nena ha fatto certamente un’opera ispirata per il culto e per la preghiera ma col tempo essa diventerà il vero monumento evangelico al migrante a ricordo dei nostri travagliati tempi”.
Federico Carabetta
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