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Zona rossa e vaccini: i numeri attuali del Covid

Intervista al Prof. Alessio Farcomeni, docente di Statistica dell'Università Tor Vergata

Eccoci, sprofondati in quell’irreparabile momento in cui i bambini, con le mani a coprire le orecchie, urlano cose tipo ‘lalalalala’: il viso contratto, gli occhi socchiusi nell’ostinata volontà di non sentire. Per questo oggi, davanti al Covid, mettiamo via le parole, guardiamo solo i numeri. Lo facciamo, ancora una volta, con il Prof. Alessio Farcomeni, docente di Statistica dell’Università Tor Vergata e membro del team di ricerca StatGroup-19 per il monitoraggio dell’epidemia. (Qui la precedente intervista)

Qual è la percentuale di anziani già vaccinati per il Covid nella nostra Regione? E’ vero che il Lazio registra un numero di persone vaccinate più alto rispetto alla Lombardia e ad altre regioni

Nel Lazio è stato completato il ciclo vaccinale (di due dosi) di quasi 90.000 persone sopra gli 80 anni, ovvero circa un quarto della popolazione residente. Vi sono delle piccole differenze tra regioni, e in effetti la Lombardia e altre regioni sono leggermente indietro rispetto al Lazio, ma non in maniera particolarmente rilevante. Le uniche regioni con un divario evidente rispetto alle altre al momento sono Trentino Alto Adige, Sardegna, Calabria.

E’ diminuito il numero dei decessi a seguito della somministrazione dei vaccini?

Sì, si iniziano a vedere i primi effetti della vaccinazione, anche se ancora le differenze sono piccole per via della scarsa copertura attuale. Su scala nazionale la letalità (decessi su casi diagnosticati) è stata costante al 3.5% da Novembre, mentre da quasi un mese e mezzo si vede una decrescita chiara. Questo a fronte di un momento in cui per varie ragioni (tra cui la diffusione di varianti più pericolose) ci si aspetterebbe una sua crescita. Una copertura vaccinale superiore a 70% per gli over 50 garantirà un crollo dei decessi di più del 90%.

La sospensione della somministrazione di Astrazeneca in che misura inciderà sul trend di diminuzione dei decessi per Covid?

La somministrazione è stata sospesa per pochi giorni, e le mancate somministrazioni verranno recuperate nel giro di un paio di settimane. In questo senso, non mi aspetto che la sospensione possa avere un effetto apprezzabile sul trend. Il vero rischio è che l’immeritata fama di AstraZeneca come “vaccino di serie B” porti a una esitazione vaccinale (ovvero ritardi o rifiuti all’adesione alla campagna). Questo lo vedremo nelle prossime settimane, e potrebbe avere un effetto molto grave. La stima attuale è che le disavventure mediatiche del vaccino AstraZeneca portino ad un decremento del 5% sulla copertura finale, quindi non una buona notizia ma nemmeno una condanna al fallimento della campagna di vaccinazione volontaria. Per altro questa percentuale di nuovi esitanti potrebbe decrescere molto nel prossimo futuro. E’ importante notare che la vera partita della copertura vaccinale non si gioca tanto sull’ondata in corso, ma sulla prevenzione di future ondate.

La zona rossa disposta con l’ultimo DPCM compenserà questa battuta d’arresto?

E’ di ormai un anno fa l’evidenza scientifica sui “lockdown a singhiozzo” secondo la quale avremmo potuto dover passare fino a un giorno su quattro in lockdown. Quello che dobbiamo chiederci è: abbiamo minimizzato il numero di giorni di chiusura? Io credo proprio di no. Credo siano importanti tre aspetti. Il primo è quello di evitare il più possibile la necessità di istituire zone rosse, che sono costose in termini socio-economici. Per fare ciò è necessario incrementare ancora l’uso dei test di screening, il numero di persone dedicate al tracciamento, e le risorse ad esse dedicate. Al momento solo un terzo delle diagnosi proviene da tracciamento diretto, ed è per questo che l’epidemia periodicamente va fuori controllo. D’altro canto, qualora si presenti questa necessità, la zona rossa deve essere tempestiva e di durata sufficiente a scongiurare nuove chiusure in futuro. In questo senso i criteri su Rt (e ora sull’incidenza a 250 per 100.000) sono stati fallimentari. Abbiamo spesso chiuso troppo tardi, portando alla necessità di chiusure più lunghe; e riaperto troppo presto, portando alla necessità di nuove chiusure nel breve periodo. In molte regioni italiane abbiamo visto frequenti cambi di colore durante lo scorso autunno e inverno.
Il Lazio è stata tra le regioni più stabili, proprio grazie a campagne di screening (anche nelle scuole), alla buona organizzazione del sistema dei tamponi drive-in, eccetera.

In secondo luogo, penso sia importante coinvolgere di più le persone, spiegando meglio quali sono gli obiettivi di ciascuna misura, e quali sono i vantaggi che si possono ottenere nel raggiungere questi obiettivi. Credo sarebbe interessante valutare la compliance alle ultime disposizioni: il rischio è che le persone non collaborino a sufficienza con le misure restrittive, se non vengono coinvolte e supportate a sufficienza. E’ la fatica pandemica, un fenomeno ben noto.
Infine, anche allo scopo di coinvolgere di più la popolazione, i criteri del monitoraggio devono essere resi più trasparenti, chiari, tempestivi. Bisogna superare il criterio dell’Rt, che ha un ritardo di circa dieci giorni, si basa su assunzioni poco robuste, è difficile da stimare in maniera precisa. Si potrebbe sostituire con un criterio basato su una combinazione di indicatori, come ad esempio l’incidenza (nuovi casi per centomila abitanti) e la positività (tamponi positivi su casi testati). Questi per altro sono gli indicatori ufficiali dell’OMS.
Detto tutto questo: la zona rossa è stata istituita quasi al picco di contagi. Certamente, persino se ci fosse stata scarsa collaborazione da parte dei cittadini, aiuterà nella fase di discesa.

Quali previsioni possiamo fare?

Al momento siamo in una fase di picco per quel che riguarda i contagi. Nelle prossime settimane l’incidenza comincerà a scendere. Purtroppo vedremo ancora un po’ incrementare la pressione sul sistema sanitario prima di una fase di miglioramento, mi aspetto almeno un mese molto faticoso negli ospedali. Per il resto, possiamo essere fiduciosi. Anche con l’aiuto della stagionalità, possiamo sperare l’incidenza scenda molto nei prossimi mesi e che entro la fine dell’estate l’80% della popolazione avrà completato il ciclo vaccinale. Possiamo sperare che la combinazione di questi due fattori ci permetta, in un certo senso, di lasciarci l’emergenza alle spalle il prossimo autunno; ovvero di poter sostituire misure invasive con altre misure che lo sono molto meno, e di non vedere più questi terribili numeri in termini di decessi e ospedalizzazioni.

Ricordo la app di StatGroup-19, il mio gruppo di ricerca su COVID-19 (insieme a Fabio Divino, Giovanna Jona Lasinio, Antonello Maruotti, Gianfranco Lovison), con la quale è possibile ottenere statistiche e previsioni in tempo reale: https://statgroup19.shinyapps.io/Covid19App/


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