Centro Carni a rischio chiusura. Chi ci perde e chi ci guadagna

Per ora il Campidoglio, proprietario pro tempore della struttura, tace

Dal 1° ottobre il Centro Carni sospenderà le sue attività perché scade la concessione al Consorzio Servizi Annonari del servizio di macellazione e le altre attività.

Nonostante promesse e proclami, il Comune non ha ancora provveduto a rinnovare l’affidamento delle attività del Centro che, ricordiamo, svolge un servizio di pubblica utilità.

A perdere il lavoro saranno almeno 130 lavoratori delle cooperative che dal Duemila sono riunite nel Consorzio Servizi Annonari e che al momento non hanno ricevuto dal Comune alcuna garanzia di continuità occupazionale.

Non è chiaro chi subentrerà nel servizio, con quale contratto, con quali obblighi e impegni: il Comune infatti non ha neanche provveduto a fare un affidamento diretto ponte della durata di tre mesi che consentirebbe di preparare un bando in concessione.

Dopo  quasi un secolo e mezzo di storia, divenuta la tradizione romana più famosa nel mondo, viene così “macellato” lo spirito di Testaccio.

Il mattatoio di Testaccio dal 1888 al 1975 è vissuto nell’omonimo quartiere, da quella data, chiuso Testaccio, lo stesso spirito è vissuto nel Centro Carni di viale Togliatti / via Collatina.

Tre attori gli principali che hanno animato le attività: in primo luogo l’amministrazione con il direttore, poi gli imprenditori e, il vero motore, le maestranze riunite in cooperative e, dal 2000, nel Consorzio Servizi Annonari.

Dopo anni di cooperazione, come previsto dalle normative, con una lunghissima serie di gare anche europee, con il controllo di ANAC,  le maestranze hanno garantito la continuità del servizio pubblico senza soluzione di continuità.

Dal primo ottobre 2024 queste maestranze rischiano di essere cacciate.

Chi guadagna dalla chiusura del Centro Carni?

Il segnale, che la politica ha abbandonato il Centro Carni, è stato evidente, con l’abbandono della Polizia Locale.
Il 1° agosto 2024 nel corso della Commissione Comunale Commercio il presidente Alemanni ha ricordato che sia lui che l’assessora Lucarelli volevano il rilascio del Centro Carni, ma nulla è stato fatto e le parole senza gli atti sono inutili.

La direzione del Centro dal 2023 ha dimezzato le attività, ha aggiunto inutile burocrazia e oggettivi ostacoli alla vita delle attività economiche presenti. Gli allerta si sono succeduti senza che gli organi preposti al controllo siano intervenuti.

La deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 39/22 che doveva chiudere il fallimentare esperimento di “finanza creativa” della Giunta Alemanno (Centro Carni trasferito ad AMA per ripianarne i buchi di bilancio, N.d.r.), riportando la proprietà del Compendio immobiliare Centro Carni – ora detenuto dalla BNL che vuol farne una speculazione immobiliare – a Roma Capitale è ferma e senza trasparenza.
Citando Andreotti, l’unico attore che ha l’interesse alla desertificazione del Centro Carni è la Banca che verrà pagata, per i prestiti da questa concessi all’AMA, con il Compendio svuotato dal servizio pubblico. Fregandosene dei cittadini del V Municipio che sono decenni che lottano per evitare la speculazione immobiliare.

Chi ci perde?

Chi ci perde ovviamente sono i lavoratori cacciati, i cittadini che perdono una struttura annonaria, che il COVID a ricordato quando valga.
Si cancella il cibo a chilometro zero, si rende quasi impossibile creare un distretto del Cibo di Roma, con una filiera produttiva.
Si disperdono competenze preziose che sono sempre state utili ed apprezzate in tutti i contesti, dal contrasto della Peste Suina Africana, alle zonosi che il cambiamento climatico metterà nel futuro al centro della nostra vita. I cittadini sanno più esposti e soli.

Sindaco Gualtieri, sei il proprietario pro tempore del Centro Carni che dici?

Fabrizio Forte, presidente del Consorzio Servizi Annonari


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