Decimate le storiche botteghe artigiane a Tor di Nona
Intervista al maestro orafo Claudio Franchi, autore dell'anello del 'Pescatore' di Papa RatzingerCi si aspetta, in modo assai irragionevole, che in alcuni luoghi gli orologi ritaglino ore e minuti con le forbici stondate dei bambini. Si immagina che un tempo docile permetta ad alcuni quell’attenzione al dettaglio che, con scalpello e pennello, ha reso eterna la nostra città. Si pensa, con irrimediabile candore, che alcune preziose realtà del centro storico vengano preservate dalla logica incurante del consumo di beni seriali in un click. Ma dalle nuvole ogni tanto tocca scendere, oggi lo facciamo conversando con Claudio Franchi, storico dell’arte, titolare della bottega Franchi Argentieri dal 1860 e autore del libro “Non ci conoscete: Artigiani in rivolta”.
La giunta capitolina ha approvato, nel 2020, il progetto del Distretto degli Artigiani a Tor di Nona, con la messa a bando di 30 immobili comunali nella zona, come è nata questa idea e qual è la situazione attuale?
“La giunta Raggi ha in realtà ereditato il progetto di rilancio di Tor di Nona ‘Angolo delle botteghe della tradizione’, iniziato con la giunta Veltroni del 2004 – spiega Claudio – In quella occasione furono assegnati 16 locali ad altrettanti artigiani sulla base di un’idea nata dal sottoscritto per la realizzazione di un centro polifunzionale di arti e mestieri, che incontrò il favore del Sindaco, anche perché risolveva il problema dell’occupazione abusiva di una zona del centro, conosciuta nell’immaginario collettivo come il ‘bronx’ di Roma”.
A fronte della completa ristrutturazione dei locali assegnati a spese degli artigiani, era stato previsto un canone di locazione calmierato, a testimoniare il valore sociale e culturale del progetto. Ma il riconoscimento delle spese da loro sostenute, che hanno comunque portato ad una riqualificazione della zona, non c’è mai stato.
Pertanto, continua Claudio: “di quelle 16 botteghe, nel tempo non più supportate dall’Amministrazione, che ha reso vana l’idea di una ‘Montmartre’ delle arti e mestieri, ne rimangono pochissime e vivono una situazione paradossale: l’attesa del promesso rilancio del distretto delle arti e mestieri della nuova scuola romana da una parte, mentre dall’altro si è costretti a vivere un contenzioso che culmina con l’invio di messa in mora e minaccia di riscossione forzata da parte dell’Agenzia delle Entrate.”
Qual è dunque la reazione dei superstiti?
“Assolutamente scoraggiati e dispiaciuti, ma fermi nelle loro convinzioni, i superstiti artigiani della Via si sono organizzati al fine di opporsi a quello che ritengono un torto, oltre al mancato rispetto dei patti stabiliti con le assegnazioni del 2004”.
Cosa vorrebbe dire all’Amministrazione?
“I romani usavano dire Pacta sunt servanda (Si devono rispettare gli accordi), ecco cosa mi aspetto da cittadino”.
Questa non è una storia che avremmo voluto raccontare. Ci piace pensare che, là dove abitano i sampietrini, non si neghi ai romani la possibilità di entrare in una bottega, di ordinare magari un anello a sigillo, una coppia di fedi con diamanti neri, o anche solo “un bel burattino di legno; ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali” (Le Avventure di Pinocchio, C. Collodi, 1883).
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