

Le città italiane non dormono tranquille. Nella notte tra il 9 e il 10 gennaio, un nuovo blitz silenzioso ha colpito Roma, Milano, Firenze, Bologna e altre città.
Armati di tronchesi e colla, gli attivisti del collettivo “Robin Hood” sono tornati a sabotare i keybox, quei lucchetti smart utilizzati dai gestori di case vacanze per lasciare le chiavi agli ospiti.
Il messaggio è chiaro: stop al turismo selvaggio che svuota le città e fa impennare gli affitti.
E il simbolo di questa protesta sono proprio quei lucchetti che, agli occhi degli attivisti, rappresentano il degrado di un sistema che privilegia i turisti a discapito dei residenti.
Non è la prima volta che i Robin Hood degli affitti entrano in azione. Le prime proteste erano iniziate a Roma, ma ora il fenomeno si sta espandendo in tutta Italia.
Gli attivisti, incappucciati, agiscono di notte. Con una tronchese tagliano i lucchetti o li riempiono di colla, rendendoli inutilizzabili.
Ma non si limitano al sabotaggio. Sul “luogo del delitto” lasciano sempre dei volantini, per spiegare le motivazioni del gesto:
“I lucchetti che sabotiamo sono il simbolo di un business del turismo degenerato. Case che prima erano a disposizione dei residenti sono ora affittate a turisti per pochi giorni, lasciando i cittadini senza un tetto. Questo è inaccettabile”.
Non è solo una battaglia contro i lucchetti. È una guerra contro un sistema che gli attivisti ritengono responsabile di aver trasformato i centri storici italiani in vetrine per turisti, con conseguenze disastrose per chi in quelle città ci vive.
In una intervista a La Presse, il collettivo ha lanciato un messaggio diretto al governo:
“L’emergenza casa è ormai nazionale. Gli effetti negativi del turismo breve non sono che una conseguenza di un sistema che non garantisce il diritto all’abitare. Saboteremo il vostro turismo finché non ci saranno risposte concrete”.
La destinataria principale della protesta è la ministra del Turismo, Daniela Santanché, che gli attivisti accusano di non aver fatto abbastanza per arginare il fenomeno degli affitti brevi, che in molte città ha portato all’impennata degli affitti.
La denuncia è forte: “Case trasformate in hotel, residenti sfrattati, città che perdono la loro identità”. Per i Robin Hood, tutto questo ha un colpevole: il turismo selvaggio.
La protesta dei Robin Hood non è passata inosservata. Il Viminale è intervenuto con una circolare che obbliga i gestori di case vacanze a effettuare check-in di persona e non tramite keybox.
Una stretta voluta per motivi di sicurezza, ma che rappresenta anche una risposta indiretta alle proteste degli attivisti.
A Roma, il Comune ha già iniziato a rimuovere i keybox installati abusivamente su pali della luce, ringhiere e portoni. Decine di lucchetti sono stati smontati, e i proprietari delle case vacanze hanno ricevuto multe per l’occupazione di suolo pubblico.
Il blitz contro i keybox non sarà l’ultimo. I Robin Hood promettono nuove azioni, decisi a sabotare il turismo breve finché non ci saranno politiche abitative che garantiscano il diritto alla casa per tutti.
Per ora, il collettivo agisce nell’ombra. Ma il loro messaggio è forte e chiaro:
“Non ci fermeremo finché le città non torneranno ai cittadini”.
Le prossime mosse? Gli attivisti non le annunciano, ma una cosa è certa: la battaglia è appena iniziata.
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