La prima edicola a Colli Aniene, in viale Franceschini dal 1981

Intervista a Carmelo e Valeria Sposato
Vincenzo Luciani - 4 Giugno 2021

Prima di avviare questa intervista che possiamo, senza enfasi definire storica, dall’archivio della nostra memoria e dal nostro giornale Abitare A ripeschiamo un brano da un articolo apparso nel giugno del 1987, nel primo numero del giornale, anzi nel numero zero.

Titolo dell’articolo: «Solo il 309, solo ogni quarto d’ora, solo di giorno». Sottotitolo: «Questa è la grave e insostenibile situazione dei trasporti pubblici a Colli Aniene. Significative interviste al capolinea e a bordo dell’autobus: un coro unanime di proteste, controllore compreso». E da quell’articolo estrapoliamo questa prima intervista ad un giovane Carmelo Sposato (c’è anche la sua foto di allora), molto bene informato, grazie alla posizione strategica della sua edicola, a due passi dall’allora capolinea dell’unico bus del quartiere: il criticatissimo 309. Ecco cosa dice Carmelo.

«Circa i trasporti, ciò che ascolto è una continua lamentela. La situazione è drammatica; qui c’è un quartiere che ha più di 35 mila abitanti e deve servirsi di un solo mezzo. Se uno deve andare sulla Prenestina, che è a soli 2 chilometri e mezzo, deve prendere tre mezzi. È assurdo! Il notturno poi non esiste. Pensi a quei poveri ragazzi che vanno a scuola alle superiori: devono alzarsi alle 6. Lo so perché lo vedo fare a mio figlio ogni mattina: va a scuola sulla Nomentana e, per arrivarci, prende tre mezzi. Non capisco che cosa si aspetti per cambiare questo stato di cose. La gente è stufa. Quest’inverno. per protesta gli studenti hanno addirittura fatto dei blocchi stradali con i cassonetti dell’immondizia. Ci sono state delle petizioni: si è andati alla circoscrizione che, devo dire, ci ha ascoltati e capiti. La Circoscrizione ha infatti inoltrato una risoluzione al Comune di Roma, ma in Giunta sembrano essere tutti sordi. Adesso poi che la Giunta non esiste, siamo anche senza interlocutori. Sono convinto che, per un miglioramento della situazione dei trasporti, dovremo aspettare un fatto che poi, in definitiva ci tocca anche marginalmente; mi riferisco all’apertura della metropolitana Termini-Rebibbia che avrà una fermata sulla Tiburtina all’altezza di Via del Frantoio».

Risale ad allora la conoscenza (e l’amicizia) di Carmelo Sposato che intervistiamo con la figlia Valeria, da alcuni anni subentrata nella gestione della prima edicola di Colli Aniene, fondata nel lontano 1981.

 

Da cosa è nata l’idea dell’edicola e come si è evoluta nel corso di questi anni?

L’edicola è nata per iniziativa mia e di Ennio Signorini, presidente del Consorzio Aic che ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita e nella crescita del quartiere. È nata per ovviare al fatto che nel quartiere non esistevano i più elementari servizi e alcuna attività di informazione. Ma la nostra edicola oltre al suo ruolo ordinario ha svolto anche un ruolo sociale, prendendo parte a tante iniziative di carattere sociale e alle lotte per rendere Colli Aniene sempre più un quartiere vivibile. Per la posizione centrale della nostra edicola abbiamo svolto anche un ruolo di Cicerone del nostro quartiere nei confronti delle persone che ancora non lo conoscevano. In una prima fase ci siamo avvantaggiati per il fatto di essere l’unica edicola e poi abbiamo condiviso il ruolo informativo con altre edicole che hanno iniziato la loro attività nel quartiere.

Dar Ciriola

Dopo una prima impetuosa fase di crescita, la nostra attività ha vissuto tutte le vicissitudini del nostro paese e della nostra città, assistendo allo sviluppo e al dilagare dell’informazione televisiva e on line ed alla crisi attuale dei quotidiani e riviste, in un paese che già leggeva e che tuttora legge poco.

Attualmente (ma di questo può parlare meglio di me mia figlia Valeria) per sopperire alla crisi sia dell’editoria e ancor più a causa del Covid siamo stati costretti a reinventarci il nostro ruolo e a differenziare l’attività con pagamenti di bollette, certificati anagrafici, ed altri servizi.

Quali le ragioni del successo della ditta?

Come dicevamo prima intanto il nostro ruolo pioneristico e poi l’aver mantenuto una particolare sensibilità ai problemi e alle necessità del quartiere. Abbiamo sempre garantito e continuato a garantire in tutti questi anni un servizio informativo e mantenuto un rapporto con i cooperatori e i cittadini che è diventato in molti casi anche amicizia reciproca. Caffè e giornale, rapporti di amicizia e di fiducia. E tanta dedizione al nostro lavoro che si traduce in un servizio sempre più professionale grazie a mia figlia.

Come ricorda il quartiere al momento della fondazione dell’edicola?

Ho partecipato a tutte le fasi costitutive di questo quartiere e sono fiero di essere stato tra i protagonisti di quella dura, ma esaltante fase “pionieristica” del nascente quartiere. Mancavano tutti i servizi che a mano a mano nel corso di molti anni venivano conquistati con molte lotte da parte degli abitanti. Senza lotte in periferia non si ottiene nulla. Questo è il mio consiglio ai giovani: i problemi sono di chi ce li ha e quindi un po’ meno social e più lotte sociali.

Come sono cambiati i comportamenti dei clienti?

All’inizio i rapporti con gli abitanti somigliavano a quelli di un villaggio. Ci conoscevamo tutti e c’era tanta solidarietà ed unione. Questi elementi hanno ottenuto risultati importanti grazie alla coesione esistente. Poi a mano a mano si sono trasformati ed oggi sono diventati più freddi e distaccati. Spero che la pandemia ci aiuti a comprendere il valore della socialità e della solidarietà.

Cosa si dovrebbe fare nell’ambito commerciale e nel quartiere

Per quanto riguarda l’aspetto commerciale mi auguro che la gente riscopra sempre più il valore degli esercizi di vicinato. Per quanto riguarda il quartiere sarebbe opportuno organizzarci e far funzionare (quindi partecipare) l’associazionismo e comunque serve un’organizzazione che faccia dialogare i cittadini, migliorando i loro rapporti reciproci.


Dicci cosa ne pensi per primo.

Commenti