Non c’è trippa per gatti in Campidoglio
Sos per il gattile di piazza Carlo Forlanini 1 e per “la Casetta dei gatti” a RomaNon c’è trippa per gatti
Il modo di dire non c’è trippa per gatti significa che, per ottenere qualcosa, si deve lottare e ci si deve dar da fare.
Il primo ad utilizzare questa formula fu Ernesto Nathan, sindaco di Roma tra il 1907 e il 1913, il quale si assunse l’onere di riordinare le finanze romane. Contrastò la speculazione edilizia e favorì l’istruzione scolastica laica. Le sue prese di posizione, pur non molto popolari, diedero i loro frutti: per questa ragione ottenne l’appellativo di “sindaco della modernità”.
All’inizio del suo mandato, il bilancio capitolino era in rosso ed Ernesto Nathan analizzò tutte le voci di spesa al fine di riuscire a migliorare la situazione. Un’uscita considerevole era rappresentata dal mantenimento dei gatti, incaricati di cacciare i topi che rosicavano i documenti presenti negli archivi e negli uffici del Campidoglio. Il sindaco dichiarò, quindi, che il comune non si poteva più permettere di sfamare i felini di Roma con la trippa, uno dei più prelibati piatti tipici italiani. E così, su un documento ufficiale, qualcuno scrisse l’espressione, poi passata alla storia, “Nun c’è trippa pe’ gatti”
Senza fare paragoni ingenerosi con l’ultimo e attuale sindaco di Roma e per usare un altro detto: Non mischiamo la lana con la seta…
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