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Palma Bucarelli: la Domina dell’arte italiana del ’900 alla conquista degli Stati Uniti

Un prezioso e documentatissimo libro di Mariastella Margozzi sul viaggio nel 1961 della Direttrice della GNAM

Palma Bucarelli (1910-1998) è stata, nella storia italiana del ‘900, una delle più importanti e straordinarie figure che hanno calcato il mondo dell’arte. Una protagonista della vita culturale nazionale che, in qualità di storica dell’arte ma ancor di più di “domina” per circa 35 anni (1941-1975) della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, ha operato per il rinnovamento e l’arricchimento del patrimonio delle nostre istituzioni artistiche e per la diffusione dell’arte italiana nel mondo. Considerando, oltretutto, il suo esser donna (intelligente, coltissima, bella e affascinante) in un ambiente (quello costituito non solo dagli artisti, ma soprattutto da sovrintendenti, direttori, funzionari ministeriali, ministri dei beni culturali, ecc.) a fortissima prevalenza maschile, la sua presenza, la sua determinante influenza e il suo indiscusso prestigio, in generale la sua lunghissima carriera costellata di successi, nonché la stessa sua avvincente biografia, professionale e personale, costituiscono un “unicum” nella storia delle vicende artistiche del nostro Paese nel corso di un intero secolo.

A lei sono stati giustamente dedicati numerosi e documentati articoli, libri,  ricordi che mettono in evidenza il ruolo, spesso decisivo, da lei giocato nella valorizzazione a livello nazionale e internazionale di artisti, movimenti, correnti (dalle avanguardie storiche dei primi decenni alle neo-avanguardie della seconda metà del ‘900), nonché nel processo di svecchiamento e di sprovincializzazione delle istituzioni statali deputate alla tutela e alla conservazione del nostro patrimonio.

E, tuttavia, negli ultimi decenni, soprattutto dopo la sua scomparsa, il ricordo di questa donna eccezionale è venuto via via scemando nell’ambiente non degli specialisti, ma delle persone di media cultura e degli abituali frequentatori di musei e di mostre estemporanee. Per questo motivo un libro come quello scritto e pubblicato, nell’aprile del corrente anno, dalla dott.ssa Mariastella Margozzi – nota studiosa e storica dell’arte, curatrice di importanti mostre di pittura e scultura contemporanee, con ben vent’anni di servizio presso la GNAM, nonché attuale direttrice del Museo di Castel Sant’Angelo – che ha per titolo Palma Bucarelli, 1961 viaggio in America (De Luca Editori d’Arte 2022), troverà senz’altro ottima accoglienza sia presso coloro che non hanno dimenticato l’elevatissimo positivo contributo offerto da Palma Bucarelli alle fortune dell’arte italiana del secolo passato, sia da parte di tutti quegli appassionati che aspirano a migliorare le loro conoscenze nello stesso ambito.

Il pregevolissimo lavoro di Mariastella Margozzi, un tomo di notevoli dimensioni (350 pagine circa), prende in esame un episodio temporalmente limitato della biografia della Bucarelli: il viaggio negli USA da lei compiuto dal 6 settembre al 19 novembre 1961. Un viaggio durante il quale la Domina dell’arte italiana riuscì, spostandosi freneticamente da una località all’altra, a visitare i principali musei e le più importanti collezioni pubbliche e private di buona parte degli States, da New York a Filadelfia, da Boston a Pittsburgh, da Cleveland a Detroit, da Los Angeles a San Francisco, da Kansas City a Saint Louis, da Sarasota a Washington e poi di nuovo a New York; e, dovunque lei andasse, incontrando personaggi importanti dell’arte, della politica, dell’economia, tenendo conferenze sulle correnti artistiche del ‘900 italiano nelle più famose università, tessendo rapporti con varie autorità per l’organizzazione di mostre in Italia e negli USA, rilasciando interviste a giornali e periodici, partecipando a numerosi parties e ricevimenti offerti in suo onore, scrivendo numerose lettere a decine di suoi amici e corrispondenti italiani e stranieri. Un’attività frenetica, abbiamo detto, ma proficua e produttiva per una donna che, come unico suo obiettivo, ebbe sempre di mira il miglioramento e l’arricchimento del patrimonio artistico dell’istituzione da lei diretta (la GNAM, appunto), la valorizzazione e l’allargamento della conoscenza delle opere degli artisti italiani novecenteschi, lo scambio e il prestito di opere (dall’Italia all’America e viceversa) per grandi mostre estemporanee dedicati ai nomi più famosi e alle correnti più recenti affermatisi su ambedue le sponde dell’oceano.

Il racconto, accuratissimo e documentatissimo, del viaggio è basato tanto sul diario (pubblicato integralmente nel libro) che la Bucarelli tenne giornalmente durante quei due mesi e mezzo, appuntando non solo le cose importanti, ma anche le minuzie e gli eventi di carattere più personale e addirittura intimo, quanto sui testi delle conferenze da lei svolte in sale universitarie, quanto infine sulle numerose lettere da lei scambiate con i suoi più o meno abituali corrispondenti: artisti come Rothko e Pollock e Gropius, Dorazio e Vedova e altri, ma soprattutto con i due uomini che, per Palma Bucarelli, si contesero il suo cuore e le sue amorevoli cure; vale a dire il famoso giornalista e scrittore Paolo Monelli (che le fu compagno di vita per alcuni decenni), e l’ancora più famoso e a lei coetaneo professor Giulio Carlo Argan, una delle massime autorità nell’ambito della storia e della critica d’arte, sia a livello nazionale che internazionale.

Argan, che fu, per la Bucarelli, probabilmente il grande amore dell’intera sua esistenza e con il quale non poté mai convivere perché egli era già sposato con un’altra donna in un’Italia priva ancora di una legge sul divorzio, scrive a Palma lettere tenerissime sul piano dei sentimenti, bellissime stilisticamente ma anche intrise di tutta una serie di osservazioni e giudizi e riflessioni di carattere estetico-filosofico, che fanno sì che tali documenti ci svelino, del severissimo e temutissimo prof. Giulio Carlo Argan, un volto e un’anima poeticissimi, difficilmente percepibili dalla lettura dei suoi dottissimi saggi monografici e manuali di storia dell’arte.

Anche per questi motivi, uniti a quelli di carattere storico e specialistico, ritengo sia raccomandabile la lettura dell’ottimo testo di Mariastella Margozzi, alla quale va la mia personale gratitudine per aver ella stessa voluto, di propria mano, offrirmi il suo volume come graditissimo e gentilissimo regalo, in nome della comune ammirazione per una donna straordinaria, di grande spessore culturale e artistico, quale fu la compianta Palma Bucarelli.

Mi piace perciò concludere questa recensione con la citazione (forse un po’ lunga) di una struggente lettera d’amore di Argan a Palma, scritta da Roma  il 12 ottobre 1961 e inviata al momentaneo indirizzo di lei a Detroit: “… Rileggevo l’altra notte le pagine scritte nelle notti precedenti: le pagine che leggerai quando non potremo più discuterne insieme e gli altri leggeranno solo se e quando tu lo vorrai … O Palma, ricordi il giorno del mio arrivo a Losanna? Ti aspettavo nella hall dell’albergo: ero stanco e ammalato, avevo viaggiato tutta la notte vincendo il sonno per non perdere il piacere di un’ansia che diventava sempre più tesa col trascorrere dei minuti che ancora mi separavano da te; e, ora, dopo averti vista, i miei nervi si distendevano, le palpebre stavano per chiudersi. Allora tu, che scendevi dalla tua camera, ti sei avvicinata leggera, mi hai messo le mani sugli occhi: prima il tuo profumo ho sentito, poi il contatto fresco delle tue palme. Forse non avrò più, nella mia vita, un istante come quello; ma, certo, non l’avevo mai avuto prima. Amore mio, se davvero non sono soltanto uno dei topi grigi della tua routine, se mi vuoi ancora bene (e lo so), non togliere mai le tue mani dai miei occhi: vedo troppo chiaro, le cose hanno contorni taglienti e mi feriscono a morte, i loro colori brillano di tenebra … Il dominio in cui mi sto inoltrando è quello della solitudine estrema …: viviamo in due emisferi diversi e solo il pensiero che alla mia notte corrisponde il tuo giorno mi dà la forza di aspettarti. Ma tu tornerai e verrai a chiamarmi in quell’erebo: la solita favola di Euridice a rovescio. E anche se, come nella favola, ti volgerai a tendermi le braccia e io dovrò ritornare nel buio, ebbene, la gratitudine per quel tuo gesto più umano quanto più ingrato agli dei riempirà l’eternità della mia notte …”.


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