Scritte contro la Liberazione davanti a una scuola: interviene il Municipio

Un insulto lasciato proprio davanti all’ingresso del liceo Benedetto da Norcia, già segnato da episodi simili in passato

Una semplice mattinata, studenti che entrano a scuola, il solito via vai in via Saracinesco. Ma davanti al civico 14, qualcosa spezza la normalità: sotto una fila di manifesti firmati CasaPound, campeggia una scritta in vernice nera che gela il sangue. “25 aprile lutto nazionale”. Un messaggio breve, ma violento.

Un pugno in pieno volto alla memoria collettiva, un attacco diretto al significato della Liberazione dal nazifascismo.

E soprattutto, un insulto lasciato proprio davanti all’ingresso del liceo Benedetto da Norcia, già segnato da episodi simili in passato.

Lo stesso istituto che nel 2018 fu teatro di una brutale aggressione da parte di militanti del Blocco Studentesco ai danni di alcuni studenti. Un passato che ritorna, puntuale come un orologio rotto, sempre in prossimità del 25 aprile, come se il richiamo alla libertà desse fastidio a qualcuno.

La scritta è rimasta lì il tempo necessario per scatenare l’indignazione. Poi, grazie all’intervento rapido dell’assessore municipale all’Ambiente Edoardo Annucci, è stata cancellata. Ma il danno, simbolico e culturale, resta. “Ci siamo attivati immediatamente con il servizio Decoro”.

A muoversi anche il consiglio municipale del V Municipio, con una mozione urgente firmata da più consiglieri, tra cui Elena Antinozzi, Maurizio Mattana, Emiliano Orlandi, Olga Di Cagno, Giampiero Buttitta e Antonella Fioretti. “Messaggi come questo – si legge nella nota – sono diseducativi, pericolosi e contrari ai valori civici e costituzionali. Soprattutto se esposti davanti a una scuola”.

E purtroppo, non è un caso isolato. Negli ultimi anni, la Capitale ha visto un susseguirsi inquietante di episodi analoghi, tutti concentrati attorno alla Festa della Liberazione.

Dal liceo Archimede, dove nel 2023 venne proiettata una croce celtica durante un collettivo studentesco, fino ai manifesti del Ministero della Difesa imbrattati con simboli nazisti. Fino a febbraio scorso, quando in diversi istituti di Roma comparvero striscioni con la scritta “Antifascismo uguale mafia”.

È una strategia sottile, quella della provocazione ripetuta. Sotto forma di scritte, simboli, messaggi ambigui. Ma con un obiettivo chiaro: indebolire i valori democratici, mettere in discussione la memoria storica, confondere le giovani generazioni.

“Non possiamo restare in silenzio”, è il coro unanime delle istituzioni locali. Perché non si tratta solo di una scritta su un muro.

Ma di una battaglia culturale, che si combatte ogni giorno, soprattutto davanti alle scuole, dove si forma il pensiero critico dei cittadini di domani.


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