

Il cantiere, avviato con grandi aspettative nel marzo 2023, oggi procede a rilento, frenato da intoppi tecnici, scoperte archeologiche e fondi che tardano ad arrivare
Doveva essere il grande ritorno. Prima l’inizio del 2025, poi febbraio 2026. Ma ora, ancora una volta, la riapertura del Teatro Valle — il teatro moderno più antico d’Europa — sembra sfumare in una nuova incertezza. Un sipario che purtroppo fatica ad alzarsi.
Il cantiere, avviato con grandi aspettative nel marzo 2023, oggi procede a rilento, frenato da intoppi tecnici, scoperte archeologiche e fondi che tardano ad arrivare.
Tutto sembrava volgere al meglio lo scorso novembre, quando il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e il neo-assessore alla Cultura, Massimiliano Smeriglio, visitarono il cantiere per annunciare al pubblico un nuovo cronoprogramma.
La scadenza fissata era febbraio 2026, una proroga già successiva alla data iniziale di inizio 2025. Con loro, anche la notizia di ulteriori 3,7 milioni di euro, destinati all’adeguamento dell’impianto antincendio. Uno stanziamento che si aggiungeva ai 10 milioni già previsti per il restauro complessivo.
Ma cinque mesi dopo, il panorama è cambiato. A far visita al cantiere è stata stavolta la Commissione capitolina Cultura, guidata da Erica Battaglia. E ciò che è emerso non è del tutto rassicurante.
Certo, i lavori non si sono fermati: sono stati demoliti i vecchi camerini e si sta procedendo con la pavimentazione. Ma i tempi? Non più certi. Nessuno, tra tecnici e responsabili, si azzarda ora a confermare la data di febbraio 2026. Anzi, si affaccia all’orizzonte l’ipotesi di uno slittamento ulteriore, forse oltre l’estate dello stesso anno.
Le motivazioni? Più d’una. Innanzitutto, quei 3,7 milioni di euro extra annunciati da Smeriglio arriveranno, sì, ma tramite un mutuo: una scelta che, di fatto, allunga i tempi di erogazione e quindi anche di intervento.
E poi c’è la complessità del sistema antincendio richiesto: una rete di sicurezza che dovrà coprire l’intera sala, con sistemi avanzati e tempi di progettazione non brevi.
Come se non bastasse, durante i lavori è emersa sotto i piedi degli operai una preziosa pavimentazione medievale a mosaico. Un ritrovamento importante, che ha richiesto l’intervento della Soprintendenza e inevitabilmente ha rallentato le attività.
E così, tra scoperta e ritardi, il restauro del Teatro Valle rischia di trasformarsi in un’odissea urbana. “Non mancheremo di far sentire la nostra presenza – ha detto Battaglia – che è anche e soprattutto volontà politica, perché tutto sia realizzato e fruibile nel 2026“. Una dichiarazione che suona più come auspicio che come certezza.
Il progetto in corso riguarda il restauro conservativo della sala, degli spazi di distribuzione, degli scaloni e della facciata. Verranno rifatti anche gli impianti tecnologici, antincendio ed elettrici, sarà abbattuto ogni ostacolo architettonico e restituito al pubblico un teatro rinnovato, ma fedele alla sua anima storica.
Per ora, però, resta il cantiere. E resta la speranza che, almeno nel 2026, il sipario del Valle possa davvero tornare ad aprirsi.
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