Storie del commercio e dell’artigianato locale: Taverna Alessandrina in viale Alessandrino 435
Orgogliosi di aver superato i centoquattro anni nella "casetta rossa", sulla storica “strada undici” del quartiereMi ha detto il mio amico Antonio, “passiamo e ripassiamo nello stesso posto centinaia di volte, siamo sempre assenti o indaffarati. Mentre camminiamo non ci giriamo a guardare sulla nostra destra o sulla nostra sinistra, anche se gli occhi non guardano per terra non vediamo nulla davanti a noi”.
La casetta rossa dove c’è la “Taverna Alessandrina” è visibile da tutti in viale Alessandrino. Basta guardare.
Una casetta in muratura costruita intorno al 1920 nei pressi della “strada undici”.
Io ho il vizio della curiosità e voi?
Perché “strada undici”?
Apriamo assieme le imposte della finestra, non della casetta rossa ma sulla storia del territorio.
Tutto nasce dalla lottizzazione dei terreni della tenuta “Roma Vecchia” a Centocelle.
Il “Mastro Abruzzese” Sig. Domenico Milone, ricevette l’incarico di tracciare le future strade e recintare i singoli terreni che andavano dal Fosso di Centocelle e arrivavano ai campi vicino la via Prenestina.
Con l’immaginazione, togliete momentaneamente dalla vostra vista i palazzi e le case del quartiere Alessandrino di oggi, vedrete una collinetta con il suo crinale e una strada, che in futuro si sarebbe chiamata via della Borgata Alessandrina.
Il “Mastro” Sig. Domenico Milone, in quegli anni e su quella collina vedeva solo piccoli viottoli sterrati, iniziò a tracciare strade e iniziò a dargli un nome, più precisamente un numero.
“Strada undici” è stata l’antenata di via della Borgata Alessandrina e poi di viale Alessandrino.
La “strada dieci” l’antenata della futura via delle Ciliegie, la “strada sedici” l’antenata della futura via dei Girasoli, la “strada venti” l’antenata della futura via del Pergolato.
Alleghiamo all’articolo una stupenda mappa del 1930, analizzatela perche’ e’ storia del territorio dove viviamo.
Sul lato sinistro della mappa è evidente un quadratino scuro che è l’osteria e nella legenda a destra la dicitura edificio abitato.
La “casetta rossa” è diventata osteria, dove era permesso di giocare a carte e si beveva un bicchiere di vino sfuso. Per la gente del territorio era un importante punto d’incontro.
Passano gli anni e nel secondo dopoguerra l’osteria aggiunge la cucina e diventa trattoria e pizzeria.
Inizia a chiamarsi “la Romagnola“, poi “Taverna Romagnola”, poi “Taverna Alessandrina”.
Sono cambiate le insegne ma da centoquattro anni la casetta rossa è sempre nello stesso posto. La casetta rossa è sempre visibile in viale Alessandrino
Abbiamo ripreso le “Storie del commercio e dell’artigianato locale” di Maria Giovanna Tarullo e Vincenzo Luciani, del 2014, abbiamo sottomano 83 storie esemplari del commercio e dell’artigianato dei quartieri Alessandrino, Centocelle, Quarticciolo, Tor Tre Teste, Tor Sapienza.
Tra le 83 storie abbiamo riletto l’articolo: “I sapori della cucina romana alla Taverna Alessandrina” del 18 ottobre 2012, e ne alleghiamo il linK
https://abitarearoma.it/i-sapori-della-cucina-romana-alla-taverna-alessandrina/
Potevamo non contattare e poi incontrare Massimiliano Luciani, titolare della “Taverna Alessandrina”?
Massimiliano, prima di tutto grazie per questo nuovo incontro. La casetta rossa è il soggetto…. la “Taverna Alessandrina” l’altro soggetto 104 anni e la casetta rossa è sempre nello stesso posto.
Osteria con il gioco delle carte, si aggiunge la cucina, diventa trattoria e pizzeria Poi “Taverna Romagnola”, poi “Taverna Alessandrina”……..e la casetta rossa e’ sempre nello stesso posto.
Una bella favola del territorio. Massimiliano, per favore quattro chiacchiere con Abitare A Roma, per raccontarci:
“Valorizzare la memoria è bello, altrettanto lo è raccontare la storia del territorio. I sacrifici di mia madre e mio padre sono inenarrabili. Io non ho figli ma ho un nipote, figlio di mia sorella Nunziatina, che è appassionato delle tradizioni e delle radici, porta avanti la memoria dei parenti vivi e di quelli che non ci sono più.
Mia sorella Nunziatina ha iniziato questa avventura con me e mio fratello Pierluigi, e’ rimasta con noi fino al 2003.
Nel mio lavoro di ristoratore porto avanti la cucina della tradizione.
Siamo un ristorante tradizionale ma portiamo avanti anche delle piccole novità, cerchiamo di adattarci alla realtà quotidiana.
Oggi è di moda la cucina contemporanea, una volta era la cucina gourmet.
Ricerca del gusto, sperimentare nuovi accostamenti di sapore, il creativo al servizio di materie prime.
Io cerco di conservare la tradizione, mantenendo i piatti che sono del passato e aggiungendo delle piccole innovazioni.
Bisogna sempre apprezzare la cucina, il buon mangiare.
Ho parecchi anziani come clienti ma cerco di attirare anche i giovani.
Ho impostato il ristorante per avere una clientela di famiglie, adatto per la famiglia, ma voglio un locale richiesto anche dai giovani e la loro allegria
Cerco di accontentare l’esigenza dei giovani, che sono quelli che portano l’innovazione.
La clientela giovane per abitudine richiede piatti che fanno pensare al fast food, hot dog, wurstel e patatine, quindi facciamo la pizza americana con patate e wurstel .
Ma anche piatti più elaborati li riadattiamo secondo la stagionalità, partendo dalla tradizione romana della gricia in questo periodo aggiungiamo i carciofi, in altre stagioni l’ortica o gli asparagi.
Non conoscevo la “strada undici”, mi piace e l’aggiungerò nel menu
Vorrei il prossimo anno festeggiare i 100 anni, precisamente i 105 anni della casetta rossa”
Massimiliano, sarebbe bello che le istituzioni comunali e del territorio accompagnassero il tuo progetto. E coronare così una bella favola del territorio.
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Una storia molto interessante e molto bella.
Grazie dell’articolo.Molto interessante.Sono sempre affascinata dalle origini delle cose e tutte le volte che passo davanti alla casetta rossa mi sono sempre chiesta quale fosse la sua storia e le da quanto tempo fosse li.Grazie ancora