Esoterismo nazista e infamie, in salsa laziale

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini” - 28 Agosto 2023

Il nazismo – è a tutti noto – non fu una Setta esoterica ma una banda di criminali assassini, condannata dalla Giustizia Universale (Norimberga 20 Novembre 1945-1°Ottobre 1946) e dalla Storia. Eppure, con il nazismo l’esoterismo c’entra eccome. Non tutti sanno, infatti, che Heinrich Himmler, il capo delle SS e altri caporioni nazisti fondarono, nel 1935,  l’Ahnenerbe, letteralmente ‘Eredità Ancestrale’, un’Associazione che dalla sua nascita alla caduta del Reich, nel 1945, lavorò alacremente per dare una base “scientifica” al culto della razza ariana, architrave ideologica del nazismo, attraverso spedizioni di Ricerca in tutto il mondo, creazione di Centri culturali in Germania e una ricca bibliografia antropologica (grazie anche alla Rivista mensile “Germanien”  che ne diverrà l’Organo ufficiale di divulgazione, fino all’estate del 1943). 

Bene, cosa scoprirono questi “simpaticoni” nazisti? Che il ramo più puro della razza ariana (più puro perfino di quello germanico) si ritrovava, pensate un po’, negli “zingari”, in tedesco zigeuner, una popolazione di origine indiana proveniente da una Regione situata tra l’India ed il Pakistan. Poiché era già stato deciso che gli “zingari” dovevano essere eliminati, gli “scienziati” nazisti conclusero che essi erano nientemeno che “un ramo degenerato della razza ariana” e così gli “zingari” saranno uccisi, con ogni mezzo, dovunque verranno trovati

Le righe che precedono sono ad uso e consumo anche di Marcello De Angelis, ex Terza Posizione, condannato a 5 anni e sei mesi di carcere per “partecipazione a banda armata” e “sovversione” (pena scontata) e oggi Portavoce e Capo della Comunicazione del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Ma De Angelis non ha solo un passato terroristico. E’ stato anche il leader del Gruppo musicale nazista “270 bis” (l’Articolo del Codice Penale che punisce la partecipazione a bande armate) e come tale scriveva e cantava canzoni in cui, ad esempio, gli ebrei erano definiti “vecchi banchieri” che “stuprano le donne” o nelle quali ricorreva continuamente il saluto nazista “Heil Hitler”. 

Sebbene De Angelis si dichiari oggi pentito di quel passato – salvo poi indossare un costume da bagno con il logo del suo ex Gruppo musicale e farsi ritrarre sul Sito del Gruppo in cui compaiono i testi delle canzoni da lui composte (Attenzione: non leggerle, per non rischiare di vomitare sulla tastiera del PC) – Della Rete che, come è noto, non perdona, ne sa qualcosa anche Giorgia Meloni nelle sue antiche vesti di autrice di libri razzisti poiché continuano a tornare alla luce suoi vecchi post antisemiti e foto di carattere nazista. L’ultima foto, pubblicata ieri 25 Agosto dal Quotidiano La Repubblica, ritrae un candelabro con alcuni simboli di cui l’esoterismo nazista si era impadronito, sul modello di quello fatto costruire da Himmler ai deportati del Campo di Sterminio di Dachau e dal gerarca nazista poi regalato alle sue SS. 

Quel post De Angelis l’aveva pubblicato il 21 Dicembre del 2022, giorno del solstizio d’Inverno e Natale nazista, con accanto un bicchiere di vino per il rituale brindisi. Dunque, il Capo della Comunicazione della Regione Lazio, qualcosa dell’esoterismo nazista ancora mastica, nonostante il suo sbandierato pentimento riguardo le antiche (?) posizioni politiche. Questa è dunque la gente che oggi rappresenta all’esterno le nostre Istituzioni. 

Cosa intende fare, a questo punto, il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, visto che manca poco all’80° Anniversario della razzia del Ghetto di Roma, perpetrata dai nazisti il 16 Ottobre del 1943? E’ la domanda che ha posto al Presidente della Regione Lazio, il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun. Domanda alla quale mi associo, in attesa – se mai dovesse arrivare – di una risposta. 

Il lungo convoglio di carri merci è fermo sul binario che corre lungo una Francia in cui gli alleati e i partigiani sono all’attacco e i tedeschi battono in ritirata. Per loro la guerra è persa e se la danno a gambe. La locomotiva a vapore, che fino a quel momento aveva trascinato una lunga fila di carri merci, sbuffa, come fosse Moby Dick, la balena bianca, colpita dal capitano Achab. Il partigiano Paul Labiche (Burt Lancaster) – che ha fermato definitivamente la corsa del treno – è dritto in piedi sulla massicciata, mitra in mano. Di fronte a lui c’è il Colonnello tedesco Von Waldheim (Paul Scofield) che lo guarda dritto negli occhi. Su un lato del terreno giacciono i corpi senza vita degli ostaggi – che i tedeschi hanno falciato, a colpi di mitraglia, prima di fuggire – insieme a delle grandi casse di legno, con sopra scritti i nomi di pittori famosi. 

Dar Ciriola

Il Colonnello tedesco fa al partigiano francese un discorso in cui rivendica la “proprietà” dei quadri contenuti nelle casse (che, come preda di guerra, stava portando a Berlino) e sostiene, con protervia, che il bifolco francese che ha davanti mai capirebbe il valore non venale di quei quadri e dunque, di questo il tedesco è certo, non sa nemmeno perché ha fermato il treno. Una raffica di mitra di Labiche interrompe quel discorso e la vita del Colonnello, che non seguirà i suoi uomini in ritirata.

Così finisce il Film “Il treno”, del regista americano  John Frankenheimer, girato nel 1964 e tratto dal Romanzo  “Le front de l’art”, di Rose Valland. Quel Romanzo  e quel film non sono opere di fantasia, bensì storia vera romanzata per il lettore e per il grande schermo e l’autrice del Romanzo, Rose Valland, è, insieme ai partigiani francesi (i maquisard) la protagonista principale di quella storia vera. 

Sul finire del Secondo conflitto mondiale, i tedeschi, sotto diretta indicazione di Hitler, pensarono di trafugare una quantità rilevante di dipinti e manufatti artistici di ogni genere, da portare in Germania (e non lo fecero solo in Francia). Di certo Hitler non aveva il pallino dell’arte, per quanto fosse un appassionato della materia. Molto semplicemente aveva bisogno di soldi. E quelle opere valevano davvero tantissimo denaro. I tedeschi sarebbero sicuramente riusciti nell’intento se non avessero trovato sulla strada del loro piano da predoni l’opposizione fiera dei partigiani e di un settore specifico dell’esercito americano, le cui gesta hanno ispirato l’attore e regista americano George Clooney per il suo “Monuments Men” (di questi “Soldati dell’Arte ho scritto diverse volte tempo addietro).

Il Film di Frankenheimer è appunto ispirato alla vera storia del deragliamento del treno alla Stazione ferroviaria di Aulnay-sous-Bois (Dipartimento della Senna- Saint Denis, Regione dell’Ile de France) ad opera di resistenti francesi, nell’Agosto del 1944. Il convoglio ferroviario conteneva opere d’arte saccheggiate dai nazisti dell’ERR, l’Einzastab Reichleiter Rosenberg. Un gruppo militare, composto anche di esperti d’arte, il cui compito era mettere le mani su collezioni d’arte di proprietà ebraica. L’operazione fu possibile anche grazie alla segnalazione di Rose Valland, Storica dell’Arte e Assistente volontaria presso la Galleria Nazionale Jeu de Paume, di Parigi dove i tedeschi avevano stabilito il Quartier Generale dell’ERR.

L’Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR) o Commando Reichsleiter Rosenberg fu creato il 17 Luglio 1940 da Alfred Rosenberg. Si trattava di una Unità Speciale posta inizialmente sotto il controllo dell’Hauptabteilung III: Sonderaufgaben (Dipartimento Centrale III: Incarichi Speciali) dell’Außenpolitisches Amt (Ufficio per gli Affari Esteri) del partito nazionalsocialista, diretto da Rosenberg. Il suo principale compito era di saccheggiare e confiscare tutto il materiale ritenuto politicamente importante nei Paesi via via occupati dalle truppe germaniche. 

Ma veniamo alla vera storia che ha ispirato il Romanzo e film. Nel 1944 alla Stazione di Aulnay-sous-Bois si trovava un treno n. 40044 che conteneva circa 200 tele di Picasso, Dufy, Braque e di altri pittori importanti, diretto in Germania. Il 26 Agosto un gruppo di partigiani impedì il furto delle 148 casse contenenti i preziosi quadri orchestrato dai nazisti, con un’operazione decisamente ingegnosa, anche se meno complessa di quella vista nel film, in cui i partigiani camuffarono i nomi delle Stazioni, per far credere ai tedeschi di essere vicini alla Germania.

“Il Treno” (1964) – La trama

Il film racconta un episodio abbastanza singolare della Resistenza francese. Mentre gli alleati si avvicinano a Parigi, un ufficiale tedesco carica un treno con opere d’arte trafugate che intende portare in Germania. Un ferroviere francese, membro della Resistenza, si adopera in ogni maniera per evitare che il cospicuo patrimonio finisca nel paese nemico. Anche quando l’ufficiale lo mette alla guida del convoglio sotto la minaccia delle armi. Con l’aiuto di altri partigiani il nostro eroe porta a termine la sua missione.

Nella realtà, il treno partì dalla Gare du Nord, di Parigi. Da qui alcuni ferrovieri, che collaboravano con la resistenza, lo rallentarono opportunamente per permettere ai resistenti di “attaccarlo” ad Aulnay. L’azione partigiana avvenne proprio nel momento in cui gli Alleati, che avevano appena liberato Parigi, arrivavano nel piccolo Comune. Oggi i binari di stazionamento del treno esistono ancora. Si trovano di fronte all’ufficio postale di Aulnay.

Chi era Rose Vallard: Rose Valland è stata una curatrice museale francese, combattente della Resistenza che ha svolto un ruolo decisivo nel salvataggio e nel recupero di oltre 60.000 opere d’arte e oggetti vari trafugati dai nazisti dalle istituzioni pubbliche e dalle famiglie ebree durante l’occupazione tedesca della Francia. Una donna coraggiosa che ha rischiato la sua vita per mettere in salvo quelle opere d’arte che amava tanto e che, ancora oggi, rappresentano una parte preziosa del patrimonio artistico della Francia. 

Rose Valland dopo aver raccolto e trascritto ogni dettaglio utile del saccheggio perpetrato dai nazisti, si unisce ai cosiddetti Monuments Men, un gruppo di soldati alleati esperti d’arte, e li aiuta a recuperare, grazie ai suoi preziosi appunti, molti dei capolavori che i nazisti hanno sottratto e nascosto nei luoghi più insospettabili della Germania. Quando la Francia fu liberata dall’occupazione nazista, Rose venne nominata segretario della Commission de récupération artistique, creata il 24 Novembre 1944, e così partì per la Germania con il compito di ritrovare le opere che provenivano dalle collezioni francesi. “Rude e determinata”, così la definiva l’ufficiale americano per le Belle Arti, il Monument Man James J. Rorimer, con il quale Rose collaborò. Ma grazie al suo lavoro, svolto in collaborazione con gli Alleati americani e inglesi, furono recuperati circa 60.000 oggetti d’arte, sequestrati a importanti famiglie ebree francesi, tra cui i Rothschilds, i Kahn, i Rosenberg e molte altre. 

Rose Valland rimase in Germania a ricercare le opere trafugate fino al 1953 e per il suo operato fu elevata al grado di cavaliere dell’ordine della Légion d’honneur. Rose Vallard è morta i 18 Settembre del 1980.

IL VIDEO

https://youtu.be/opr-aSWv25g?si=-4Rk_HCKFjIsGCDb

 

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”


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