La riforma di Roma Capitale, il futuro del decentramento amministrativo e il ruolo dei Municipi
Dibattito alla Festa de l’Unità di Caracalla tra gli amministratori protagonisti del processo di riforma in corsoUn dibattito che parte da lontano e che ai più sembrerà antico, ma che risulta ancora estremamente attuale visti i grandi problemi organizzativi che Roma si trova ad affrontare quotidianamente. Oggetto della discussione alla Festa de l’Unità di Caracalla, la riforma in corso sull’attuazione di un reale decentramento nel comune di Roma Capitale.
A coordinare il dibattito del 19 luglio 2023 Riccardo Corbucci, Presidente della Commissione “Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica” il quale ha esordito ricordando che i testi attualmente in vigore (il regolamento sul decentramento amministrativo, quello dell’assemblea capitolina, lo statuto di Roma Capitale) sono tutti molto vecchi con una storia ormai ventennale (tutti stilati tra il 1999 e il 2002) e che quindi devono necessariamente essere ammodernati, trovando una sintesi con le nuove esigenze dell’amministrazione, una su tutte l’esigenza di essere al passo col mondo della digitalizzazione e dello smart working sia per il personale che per la politica, soprattutto con la rivoluzione che si è resa necessaria col Covid.
“Il lavoro di questi anni” ha aggiunto Corbucci “è su più livelli: quello della riforma di Roma Capitale, ora fermo in Parlamento, quello di revisione dei testi all’interno della Commissione capitolina, quello della revisione dei regolamenti municipali che a volte sono autonomi e diversi da quelli di Roma Capitale, con la necessità di uniformare linguaggio e strumenti di rapporto tra amministrazione centrale e municipi”.
Ad integrare quanto detto da Corbucci, la consigliera capitolina PD Antonella Melito (vicepresidente della stessa Commissione): “Di decentramento amministrativo abbiamo parlato negli ultimi 20 anni, ed oggi dobbiamo parlare in maniera schietta. Tutti i maggiori esperti di diritto amministrativo individuano nel decentramento l’unico strumento necessario a garantire governabilità per una città che ha tale estensione ed una grande discontinuità dal punto di vista territoriale e che è molto eterogenea dal punto di vista di bisogni e dei servizi offerti”.
Melito ha ricordato che il Regolamento del decentramento amministrativo, risalente al 1999, di fatto non è stato mai applicato. Ha inoltre parlato di decentramento incompiuto perché da un lato ci sono Presidenti di municipio e consiglieri eletti direttamente dai cittadini, dall’altro manca una qualsiasi forma di autonomia gestionale. Autonomia che, pur limitata e controllata, potrebbe comunque dare un ruolo ai municipi, più grande di quello che hanno oggi, ma che però non è attuabile per mancanza di risorse economiche e di personale.
“Oggi abbiamo di fronte una nuova sfida, grazie all’impegno dell’Assessore Catarci, con una prima bozza di nuovo regolamento stilata a fine 2022, grazie ai tavoli svolti con i presidenti di municipio. Ma la domanda vera da farci è: vogliamo farla veramente la riforma del decentramento amministrativo?
Il nuovo testo, seppur bozza, non può essere solo un restyling del testo del 1999, e non può portare alla sola ricognizione delle competenze tra comune e municipi che di fatto già ci sono. Ad oggi non sono state date maggiori deleghe ai municipi, che di fatto sono confermati nel loro ruolo di attuazione delle politiche territoriali dell’amministrazione centrale. E’ questo ciò che dobbiamo invertire. E’ fondamentale aver fissato dei principi di perequazione, poiché non tutti i municipi di Roma sono uguali, e per fare questo bisogna individuare e normalizzare dei fabbisogni territoriali, individuando i bisogni specifici dei singoli municipi”.
Melito ha concluso sottolineando che non è possibile stabilire le competenze dei municipi se al tempo stesso non si forniscono agli stessi le risorse per poterle mettere in pratica.
Gli interventi dei Presidenti di Municipio
A testimonianza dei problemi specifici vissuti sui territori, gli interventi dei 4 presidenti di Municipio presenti.
Per Lorenza Bonaccorsi (I Municipio) il decentramento è un tema centrale per governare bene la città, ma “la situazione ancora non va, perché i municipi oggi sono ridotti allo stremo dal punto di vista del personale, della capacità organizzativa, delle risorse. Abbiamo una serie di regole dalla rigidità pazzesca che contrastano con le necessità di intervento quotidiano che i territori hanno.
Tutto è gestito come se i 15 municipi (e tutti i quartieri) fossero tutti uguali. Non può più essere così, abbiamo mille necessità diverse e gli strumenti sono totalmente insufficienti. Come fare per far si che un municipio abbia ciò che è giusto rispetto al suo fabbisogno?”
Bonaccorsi ha fatto l’esempio della maggior pressione in merito al tema dell’Occupazione di Suolo Pubblico nel I municipio (col 70% del numero di tutte le OSP presenti nel Comune); della grande cifra che entra da parte degli esercenti viene restituito pochissimo al municipio, ma con quei pochi soldi il municipio deve effettuare molte azioni relativamente al decoro urbano derivante dalle OSP (es. rimozione delle numerose pedane abbandonate, ripristino del decoro urbano).
“E’ giusto che ci sia un fondo perequativo, per cui un municipio che incassa di più aiuta chi ha più bisogno, ma non è possibile che chi incassa di più abbia meno soldi di altri perché ha meno residenti degli altri, avendo però al tempo stesso il maggior numero di “city user” (es. 800.000 persone al giorno transitano per Termini senza essere residenti).
Massimiliano Umberti (IV Municipio), a sottolineare il problema delle entrate posto dalla collega Bonaccorsi, ha sottolineato che nel suo municipio, per circa 2 milioni di incremento di gettito, vengono restituiti al suo territorio solo 100.000 euro.
“Il decentramento prevede due presupposti: soldi e risorse umane. Se non ci sono queste due cose, inutile prendere in giro la città.
Il decentramento è basilare per il governo della città, perché noi siamo 15 grandi città che ogni mattina hanno enormi problemi; problemi che però senza risorse non possono essere risolti”.
Umberti ha inoltre sottolineato che il problema del grande numero di “city users” riguarda non solo i municipi centrali, ma anche quelli periferici, come succede ad esempio in IV dove gli abitanti di Guidonia (terzo comune del Lazio per abitanti) tutti i giorni si trovano a transitare su via Tiburtina, andando ad incidere pesantemente sulle problematiche già presenti nelle zone periferiche del municipio (primo tra tutti il quartiere di Settecamini).
Titti Di Salvo (IX municipio) ha ricordato che lo spostamento di risorse e poteri verso i municipi determinerebbe una riduzione di poteri e risorse dal centro, e “Ciò non sarebbe una cosa indolore. E questo spiega probabilmente il fatto che in questi decenni non siano stati fatti sostanziali passi avanti verso un vero decentramento.
Roma si governa se i municipi hanno risorse e poteri per rispondere in maniera responsabile alle richieste dei cittadini. Quello che invece siamo ancora chiamati a fare è svolgere una funzione di grandi comitati di quartiere con qualche potere in più. La più grande frustrazione che abbiamo come presidenti di municipio è quella di sapere come si potrebbe risolvere una cosa e di non poterla risolvere per carenza di funzioni o di risorse”.
Ultimo Presidente di Municipio ad intervenire Gianluca Lanzi (XI), che è anche membro dei tavoli sul decentramento.
Lanzi ha definito il municipio un front-office, una sorta di URP dello Stato, perché è l’istituzione a elezione diretta più vicina ai cittadini. Al municipio ci si rivolge per questioni di competenza municipale, quali iscrizioni al nido o CIE, ma anche per questioni difficilissime da risolvere che attengono a competenze nazionali o di Enti Pubblici, e ciò fa del municipio un organo politico di contatto diretto e costante coi cittadini.
“Per questo anni fa nasce l’idea del decentramento, e il lavoro fatto da Catarci è di analisi profonda delle necessità e delle istanze dei municipi, pur non avendo i poteri per farlo. Penso che si possa arrivare al compimento del nuovo regolamento entro la fine di questa consiliatura e vederne l’applicazione, per poter spiegare ai cittadini cosa abbiamo cambiato e come abbiamo semplificato il funzionamento della nostra amministrazione”.
Gli altri rappresentanti istituzionali territoriali
Presenti per i propri territori altri due rappresentanti istituzionali che non sono Presidenti ma che ricoprono cariche di rilievo nei loro municipi. David Di Cosmo, Presidente del Consiglio del V Municipio e Margherita Welyam, capogruppo PD in X Municipio.
Di Cosmo, da Presidente del Consiglio, è intervenuto nuovamente sul rapporto tra risorse, personale e i diversi parametri di allocazione del bilancio, definendoli i tre pilastri sui quali dovrà fondarsi la futura struttura amministrativa della città.
“Noi Consiglieri Municipali, molto spesso siamo in trincea a rispondere alle esigenze dei cittadini e troppo spesso ci troviamo ad essere sognatori poco ascoltati”.
La Welyam, in tema di autonomia e decentramento ha ricordato che il PD si è sempre detto contrario a dividere il territorio di Ostia dal resto del Comune per molteplici motivi, primo tra tutti il fatto che migliaia di cittadini di Ostia si spostano ogni giorno per andare a lavorare a Roma, motivo per cui un’integrazione nel sistema della mobilità pubblica rimane elemento necessario di unione dei territori. Al tempo stesso però “Roma Capitale deve amministrare i beni strategici della città, lasciando ai municipi la gestione della quotidianità”.
Welyam ha evidenziato la necessità di un’autonomia di bilancio dei municipi, per non dover aspettare ogni volta una variazione di bilancio capitolina, laddove nel corso dell’anno ci si accorga dell’emergere di alcune necessità non previste ad inizio anno.
“Noi siamo gli enti di prossimità e capiamo immediatamente le esigenze dei cittadini, non possiamo aspettare sempre l’intervento dei Dipartimenti, che arrivano con tempi enormemente più lunghi di quelli che impiegheremmo noi per risolvere un problema”
Le conclusioni dell’Assessore Catarci
A chiusura del dibattito, il protagonista politico del processo in atto, l’Assessore capitolino al Decentramento Andrea Catarci, che ha esordito dicendo che “i municipi non sono importanti per governare bene Roma, ma sono indispensabili per governare Roma”.
Il decentramento reale per Catarci si rende necessario perché una città come Roma, con un’estensione di 1300 km quadrati, con una bassa densità abitativa e quasi il 40% di territorio a verde, presenta ancora un sistema di governo con cui non si possono raggiungere miglioramenti dal punto di vista dell’efficienza gestionale dei territori.
Inoltre secondo Catarci la riforma ammnistrativa deve accompagnarsi ad una riforma dello status della città, che deve essere riconosciuta come “ente unico” nel quadro nazionale, con le risorse e le deroghe dovute, nonché con funzioni legislative specifiche, che per ora ha visto assegnate solo in ambito urbanistico con la devoluzione di alcune funzioni regionali a fine 2022.
Grande importanza presente nella bozza di proposta, è la proposta per cui i municipi devono andare verso la capacità che hanno i comuni (come, ad esempio, i comuni urbani di Bruxelles) di essere parte attiva nell’elaborazione del bilancio, concertando le parti fondamentali delle loro necessità.
Una seconda proposta di trasformazione sostanziale illustrata da Catarci è quella riguardante il rapporto con le aziende di servizio. “AMA, ATAC, Acea, sono mondi complicati sia sul piano finanziario che sul piano del rapporto con la loro mission e con la loro città. Oggi il rapporto tra i municipi e queste aziende è sostanzialmente inesistente. Il regolamento del 1999 non prevedeva alcun protagonismo dei municipi verso queste aziende, mentre nella nuova proposta il tema è presente, con i municipi che danno gli indirizzi e li vanno a verificare pubblicamente”.
Altro elemento sottolineato dall’assessore è il rapporto con i municipi di cintura: 12 municipi su 15 confinano con comuni esterni, motivo per cui “dobbiamo prevedere una pianificazione su materie non regionali, per cui ci si coordina con i comuni confinanti (es. per centri sportivi e culturali), creando sinergie laddove la contiguità territoriale lo rende utile e necessario”.
Infine Catarci ha voluto sottolineare l’importanza del dialogo in sede territoriale con i cittadini “altrimenti si rischia di prendere scelte dall’alto senza capire le motivazioni del territorio, con la necessità successiva di tornare sui propri passi, come sta avvenendo per le decisioni sulla ZTL”.